Capitolo 14

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16 luglio 2015
Veronica non fece parola con nessuno di quelli che era successo la sera prima. Cerco di sfoggiare il suo più bel sorriso finto e si comportò come sempre. Ogni volta che qualcuno le chiedeva della sera prima cambiava argomento. Riki sembrava un po' preoccupato e voleva delle spiegazioni. "Ti prego Riki... Se mi vuoi bene, lascia perdere. Non ne voglio parlare." Riki aveva insistito per un po' ma poi aveva lasciato perdere. I giorni passavano e faceva sempre più caldo. Veronica cercava di distrarsi il più possibile. Cercava di partecipare agli eventi che facevo in paese ma evitava sempre i posti dove sapeva che sarebbe andato Daniele. Non voleva più vederlo.
Erano passate due settimane da quella sera di Santa Trofimena e le cose stavano migliorando. Pensava a lui con mena costanza e il tempo stava facendo il suo effetto.
"Ragazzi tra qualche giorno c'è il Minori in White. Ci vogliamo andare?" Propose un giorno ai suoi amici. Ci fu un riscontro positivo. Il minori in White era una festa in cui tutti dovevano essere vestiti di bianco. Si svolgeva a Minori e per i ragazzi c'era la discoteca fino al mattino dopo. Erano tutti eccitati all'idea della festa. I giorni successivi, Veronica li passò a pensare a come doveva vestirsi, a che acconciatura farsi, a che gioielli mettere. Poi ebbe l'idea! "Ci andrò vestita di nero!" Propose la cosa anche agli altri ma non tutti furono d'accordo. "Dai ragazzi se lo faccio solo io sembrerò solo un egocentrica del cazzo!"
"E perché non lo sei?" Disse Roky. Tutti risero. Compresa lei. Amava fare autoironia e non poteva negare il suo lato egocentrico, non davanti ai suoi amici, che la conoscevano da quando erano piccoli. Si accordarono, dunque, per andare vestiti di nero. Il problema era: dove trovare il vestito?
Girò per tutta Maiori, ma non c'era nessun vestito che la colpisse particolarmente.
"Non è quello giusto." Diceva sempre. Tornò a casa, dopo una mattina intera di shopping, a mani vuote. Niente vestito.
"Veronicaa!" Urló la mamma non appena lei mise piede in casa. Quando aveva quel tono era perché aveva fatto qualcosa di sbagliato. Le passò la vita davanti agli occhi. Non aveva sparecchiato forse? Non aveva fatto il letto? Aveva lasciato la pipì nel bagno? Cosa??? Cosa vuoi donna? Salì le scale e andò in camera pronta al peggio, borbottando possibili scuse per difendersi. Quando aprì la porta vide la mamma con una tuta nera bellissima. Era fatta di seta, stretta in vita e con i pantaloni a zampa. Aveva una scollatura profonda dietro la schiena e invece davanti la scollatura era a V. Era perfetto! Le luccicavano gli occhi.
"Ti piace? Era mio di quando avevo la tua età. Provalo!"
Non se lo fece ripetere. Lo indossò in fretta e furia e corse davanti allo specchio. Non poteva credere che era davvero lei. I capelli ricci biondi le ricadevano sulle spalle e facevano un bellissimo contrasto con il nero della tuta. Le esaltava molto le curve. Mise un paio di zeppe nere. Era bellissima.
Il giorno della festa erano tutti eccitati. Minori era iper affollata di ragazzi della loro età. Quando Riki vide Veronica sgranó gli occhi.
"Pulisciti la bava" scherzò lei.
"Sei stupenda." E si allungó per darle un bacio. Questa volta non si ritrasse. Stette al bacio. Duró poco e la fece stare meglio.
"Andiamo." Disse in tono autoritario al gruppo. Entrarono dentro la discoteca. Era affollata. Non faceva caldo perché era all'aperto ma c'era troppa gente che spingeva. Tutti li guardarono male perché erano vestiti di nero, ma dopo un po' li ignorarono e continuarono a ballare. Veronica notò un omone grasso e pelato in giacca e cravatta al bar che stava bevendo un liquido ambrato. Doveva essere il Buttafuori, anche se, per quanto ne sapeva lei, i buttafuori non bevevano sul lavoro. Lui invece sembrava già brillo. Aveva tatuaggi ovunque. La fissava con occhi minacciosi.
"Dai balliamo!" Dissero le ragazze e lei distolse lo sguardo da quell'omone.
Ballarono a lungo senza fermarsi. Ogni tanto Riki le metteva le mani sui fianchi e ballava dietro di lei. Non amava le discoteche ma in quel momento doveva distrarsi. Odore di fumo, di alcol, di droga, di sudore. Rumore. Sentiva il rimbombo delle casse. Più passava il tempo e più le dava fastidio alle orecchie. Ad un certo punto si voltò. Precisamente dall'altro lato della sala, vide un ragazzo con una camicia nera e con dei pantaloni neri. Aveva un cocktail in mano e stava parlando con un ragazzo. Ad un certo punto si giró e la guardò. Occhi verdi e freddi come ghiaccio la trapassarono con lo sguardo. Era lui. Entrambi vestiti di nero. A quanto pare avevano avuto la stessa idea. Il mondo scomparve. In quella marea bianca due sole gocce nere vi erano immerse e sapeva che quelle due gocce era destinate ad unirsi insieme.
"Vuoi qualcosa da bere?" Veronica non rispose. Continuava a guardare Danile. Lui finalmente distolse lo sguardo da lei. "Allora? Veronica mi stai ascoltando?" Era Alessandro. "Ehm... No... No. Vado a prendere una boccata d'aria. Scusatemi". Guardò di nuovo Daniele che ricambiò il suo sguardo per un secondo. Poi lei se ne andò ed uscì fuori. Era una sera calda eppure sentiva tanto freddo. Si strinse tra le braccia. Si guardava i piedi. Non c'era quasi nessuno. Ogni tanto sentiva il lontananza una o due macchine che passavano. La brezza produceva un rumore ritmico e faceva muovere le foglie degli alberi.
"Ehi perché non vieni a bere qualcosa con me?" Non conosceva quella voce. Le fece paura al solo sentirla. Si voltò. Era il Buttafuori. Aveva gli occhi rossi. Puzzava di alcol e fumo. Forse si era fatto anche qualche canna. "No... Devo andare." Si alzò e tentò di tornare verso la discoteca.
"Ehi, ehi, ehi... Dove credi di scappare? Dai resta un po' con me! Ci facciamo un po' di coccole."
"No! Lasciamo in pace!"
Lui le afferrò il braccio. Era una stretta forte. Non riusciva a liberarsene. Gli assestò un calcio fortissimo nelle palle. Lui si inginocchiò dolorante. Lei tentò di scappare ma dato che portava i tacchi perse l'equilibrio e cadde. Lui allora le afferrò la caviglia e la tirò a se. Per la strada non c'era nessuno. Erano nel retro della discoteca. L'avrebbe stuprata. Cercava di liberarsi. Tirava pugni e calci ma nulla. Chiuse gli occhi dallo spavento. Ad un certo punto sentì il rumore di una corsa. Poi la presa su di lei farsi più lenta. Aprì gli occhi. Un ombra aveva appena assestato un cazzotto fortissimo al Buttafuori. Poi l'aveva presa in braccio e l'aveva portata via. Non era riuscita a vedere chi fosse perché nel retro della discoteca era buio. Ma conosceva quelle mani e quell'odore.
Lui la mise a terra. "Sta con i tuoi amici! Non devi stare da sola. Oggi c'è troppa gente."
"Perché sei venuto a cercarmi?" Gli chiese lei d'impulso.
"Ero andato a fumarmi una sigaretta... Non gira tutto intorno a te. E... Te l'ho già detto. Non mi importa nulla di te."
"Allora se non ti importa perché mi hai salvata?"
Daniele la guardava negli occhi.
"Perché... Io..."
Alessandro, Riki e gli altri li raggiunsero quasi di corsa. "Non ti trovavamo più e poi ti ho sentita urlare! Cosa è successo?" Chiese Riki spaventato. Poi guardò Daniele che in quel momento di stava accendendo una sigaretta. "Ciao Daniele. Quanto tempo." Sibilò.
Di tutta risposta Daniele gli soffiò rabbiosamente il fumo in faccia.
"Ti sta dando fastidio?" Disse rivolgendosi a Veronica.
"No. No." Si affrettò a dire lei.
" Mi ha appena salvato la vita." Disse con un sorriso. Lui non mi guardava. Aveva lo sguardo verso l'infinito. Le mani in tasca e si fumava in silenzio la sigaretta. I capelli ricci erano mossi dal vento.
"Beh ora posso andare." Disse girando i tacchi.
"Daniele!" Urlò lei.
Lui si fermò.
"Grazie." Disse dolcemente.
Lui non si voltò. Continuò a camminare a passo lento, e seppure lei non potesse saperlo, Veronica era convinta che lui stesse sorridendo.

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