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Adrian

Non c'è nulla di più invitante del baratro.
È lì, al margine, che il cuore si tende come una corda, in bilico tra l'estasi e la rovina.
Io lo so bene.
Ogni passo che ho compiuto mi ha condotto più vicino a quel confine: un territorio in cui il piacere e la dannazione si intrecciano come amanti, inseparabili e feroci.
L'oscurità ha sempre avuto un sapore. Amaro, dolce, bruciante come il veleno. Ti seduce con promesse di libertà, ma è un inganno: ciò che pensavi fosse il tuo trionfo diventa catena, ciò che bramavi con tutto te stesso si rivela una condanna.
Eppure, chi potrebbe resistere?
Non io, certamente.
Le tentazioni non si presentano mai come il peccato che sono.
Si mascherano da opportunità, da momenti rubati al cielo, da piaceri che sembrano innocui.
Ma io ho imparato che ogni desiderio ha un prezzo, e spesso il prezzo è l'anima stessa.
Forse è stato allora, nei giorni che non oso più nominare, che ho smesso di cercare redenzione.
O forse non l'ho mai cercata davvero.
Ma ditemi, chi può giudicarmi?
Voi, che ascoltate senza vedere? O il vuoto, che si nutre del mio stesso respiro? Le mie scelte, i miei errori, non sono forse anche un riflesso di voi? In fondo, non è proprio l'oscurità a definirci più di qualsiasi luce?

La porta si spalanca senza un minimo di preavviso.
Un colpo secco, uno schianto che mi strappa dalla mia scrittura.
Il foglio si accartoccia sotto la mia mano mentre alzo lo sguardo, scuro, verso la figura che si staglia sulla soglia.

Adam.

<<Oh, scusa, ho interrotto il tuo momento di poesia?>>, sbotta con un ghigno sprezzante.
Chiude la porta dietro di sé senza troppa delicatezza e si lascia cadere su una delle poltrone del mio ufficio. Le sue gambe si allargano in quella posa che vorrebbe essere casuale, ma che tradisce l'arroganza di chi sa di non essere mai il benvenuto.

<<Che diavolo vuoi?>> La mia voce è tagliente. Non mi importa neanche di nascondere l'irritazione.

<<Rilassati, capo,>> replica con un sorriso che non raggiunge mai i suoi occhi. <<Gli affari vanno bene, non c'è nulla di cui preoccuparsi>>, si stravacca adagiandosi.

Sbuffo malcontento.
Nonostante la stabilità apparente, mi sento irrequieto, come se questa fosse la notizia peggiore che potesse darmi.

<<Jordan é di sotto?>>

<<No, dice di dover sbrigare delle cose a Nottingham, non tornerà prima di lunedì>>

Aggrotto le sopracciglia.
Quell'uomo é un continuo mistero.
Se Diego non ne avesse così tanta fiducia, l'avrei già sbattuto fuori.
Non vado molto d'accordo con la segretezza.

Il riservo si, la discrezione e la puntualità le rispetto.

Ma c'è qualcosa di 'manipolatorio' nel suo modo di agire che mi porta ad essere sempre in guardia con lui.

<<Kevin é già arrivato?>>

Scuote la testa ridendo tra se e se. <<No, verrà questa sera. Probabilmente é andato a far compagnia alla Wilson, non capisco ancora se vuole scoparsela o se sta solamente giocando con lei come con la Moore...>>
<<...é un vero peccato che vi siate persi il divertimento l'altra sera.>>

La penna scivola sul foglio, seguendo il filo dei miei pensieri.
La mia ancora, un modo per non lasciarmi travolgere da tutto il caos che mi circonda.
Le parole si allineano rapide, come soldati in parata, ma nel mio petto c'è un tumulto che non riesco a spegnere.

Katherine.

L'immagine del suo viso, degli occhi ardenti di rabbia, delle labbra che tremavano per la furia prima di schiantarsi contro le mie.
Sento ancora il sapore di quel momento ferroso, come sangue, eppure... vivo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: a day ago ⏰

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