22 - Venti Settembre

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Venti Settembre Duemilaventitré.

A Torino, in una giornata di settembre, il vento soffia con una potenza che sembra venire da un'altra dimensione. Spazza via le foglie degli alberi, facendole volare leggere nell'aria come piume dorate. C'è qualcosa di ipnotico nel modo in cui queste foglie, dalle sfumature rosso, giallo e arancio, danzano sotto l'impulso del vento, tracciando percorsi invisibili nell'aria limpida e fresca. Sembrano partecipare a una coreografia segreta, orchestrata dalla natura stessa. Mi perdo a osservare quel balletto spontaneo, un turbinio di colori autunnali che si rincorrono e giocano tra loro prima di posarsi, sparse e silenziose, sul terreno umido e freddo.

Mi stringo nel mio cappotto beige, avvolgente e morbido, come se potesse proteggermi dal freddo pungente che inizia a insinuarsi nelle ossa. Il tessuto caldo mi offre un conforto temporaneo, ma sento che l'aria gelida penetra comunque, come se cercasse di raggiungere il cuore. Sono davanti al parco del Valentino, un luogo che abbiamo scelto spesso per incontrarci, e aspetto. Aspetto Dušan. Le mie mani sono ormai intorpidite dal freddo, così le nascondo nelle tasche del cappotto, cercando di riscaldarle come posso. Il vento mi sferza il viso, le guance arrossiscono, e soffio nell'aria, cercando invano di trattenere un po' di calore intorno a me. Ma il freddo è ostinato, implacabile, e tutto quello che posso fare è continuare ad aspettare.

Il tempo passa. Lo guardo scorrere attraverso il mio respiro, che si condensa in nuvole sottili davanti a me. Guardo l'orologio: ci eravamo dati appuntamento alle dieci del mattino, ma ormai è quasi mezz'ora che aspetto. Le lancette segnano le dieci e mezza. Il cuore inizia a battere più veloce, una lieve inquietudine si fa strada dentro di me. Dušan non è mai in ritardo. Non lui, sempre così preciso, soprattutto oggi. Oggi è un giorno speciale.

È il nostro anniversario: trecentosessantacinque giorni da quando ci siamo messi insieme, un anno esatto. Avevamo deciso di festeggiare qui, al parco, dove le foglie ci avrebbero fatto da cornice, dove la natura avrebbe celebrato con noi questo momento importante.

Mi volto, cercando con lo sguardo un segno di lui, e lo vedo. Eccolo lì, in lontananza. Ma qualcosa non va. Il suo viso non è quello sereno e sorridente che mi aspettavo di vedere. È sconvolto, teso. Una sensazione di disagio mi colpisce allo stomaco. Riconoscerei quel volto ovunque, tra mille persone. È lui, Dušan Vlahović, ma qualcosa lo tormenta.

– Amore, che succede? – chiedo, avvicinandomi a lui. Il mio cuore batte forte, un presentimento si insinua nella mia mente, un'ombra che non riesco a scacciare. Il suo sguardo mi trapassa, carico di un peso che non riesco a comprendere.

Dušan mi prende il polso con delicatezza, ma con una certa urgenza, come se il tempo stesse per scadere.

– Mia, devo parlarti – dice con una voce che non sembra la sua, bassa, quasi spezzata. Mi trascina via, lontano dagli sguardi curiosi delle persone che passeggiano nel parco.

Lo seguo senza opporre resistenza, ma la mia ansia cresce. Ogni passo che facciamo sembra attirare più attenzione, come se il nostro disagio fosse evidente anche agli estranei.

Attraversiamo il parco e ci fermiamo dietro un edificio, un luogo isolato, dove il rumore del vento e il fruscio delle foglie sono gli unici suoni che riempiono l'aria. Dušan si ferma, il viso pallido, le spalle abbattute, e lo vedo lottare per trattenere le lacrime. Mai l'avevo visto così vulnerabile, così scosso.

– Posso rimanere solo per poco, Mia – dice infine, la voce carica di tensione.

– La situazione è più complicata di quanto pensi. – Il suo respiro è affannoso, irregolare, come se stesse cercando disperatamente di mantenere il controllo.

Lo guardo, incapace di capire cosa stia succedendo.

– Dimmi, Dušan – sussurro, cercando i suoi occhi, che si abbassano quasi per evitare i miei. Cosa può essere così terribile da renderlo così diverso?

Dušan esita, come se non sapesse da dove iniziare.

– Devo lasciarti – dice infine, con un tono di voce che mi fa male.

– Ma non perché io voglia. – Le sue parole sono pesanti, gravano come macigni su di me. Non riesco a capire. Perché dovrebbe lasciarmi, proprio oggi, il nostro anniversario?

– Lorenzo... – riprende, esitando come se quel nome fosse un veleno.

– Ha cercato di incastrarmi. Ha messo in giro delle accuse contro di me, e ora sono sospettato di frode. Non solo io: anche tu potresti essere coinvolta, Mia. – Le sue parole mi colpiscono come un pugno. Dušan mi guarda, lo vedo combattere contro la disperazione.

– Devo lasciarti per proteggerti. - Continua.

Le sue parole sono come una frustata. Non riesco a credere a quello che sta dicendo.

– Ma... Dušan, non puoi farlo – dico, la voce spezzata dall'emozione. – Non può essere così grave... possiamo trovare una soluzione insieme, come sempre. -

Dušan scuote la testa, gli occhi lucidi.

– Non questa volta, Mia. Ora mi stanno cercando, sia la polizia che Lorenzo. Non voglio che tu venga trascinata in tutto questo. Ma sistemerò tutto, te lo prometto! – Una lacrima finalmente scende lungo la sua guancia, e non posso fare a meno di sentire il cuore stringersi ancora di più.

– Quando staremo tranquilli? – gli chiedo, quasi in un sussurro. La paura di perdere tutto, di perderlo, è paralizzante.

– Non lo so, Mia... spero presto – risponde, la voce spezzata dal dolore, mentre accarezza dolcemente la mia guancia con il pollice, quasi come per rassicurarmi, anche se la sua stessa anima è tormentata.

Lo guardo, e sento il bisogno di dirgli quanto lo amo, anche se sembra tutto così fragile.

– Ti amo, Dušan – dico, cercando di dargli forza con un piccolo sorriso.

Dušan mi guarda e ricambia il sorriso, sebbene sia stanco, spento.

– Ti amo anch'io, Mia – dice, prima di iniziare lentamente a indietreggiare, passo dopo passo, allontanandosi da me.

Lo vedo scomparire nell'ombra, lasciandomi sola, con il cuore pesante e il vento che continua a soffiare, facendo turbinare le foglie intorno a me come se volessero raccontarmi una storia di addii.

Occhi Magnetici - Dušan Vlahović.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora