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La sveglia suona alle 5, un suono insistente che spezza il sonno che non sono riuscita a concedermi.
Mi sento come se avessi appena chiuso occhio, la testa pesante e il corpo indolenzito.Un brivido di freddo mi percorre, e subito dopo mi rendo conto che qualcosa non va.La gola secca, la testa pulsa: ho l'influenza, perfetto, proprio oggi.

Mi siedo sul letto e per un attimo penso di restare a casa.Sarebbe la scelta più saggia, ma l'idea di perdere un'intera giornata di lavoro, specialmente ora che io e Nicholas abbiamo fatto progressi su quel caso, mi spinge ad alzarmi. Inoltre, il messaggio di ieri sera non ha fatto che ronzarmi in testa.Si che ci sarà tensione fra noi, ma devo affrontarlo.

Mi preparo rapidamente, anche se ogni movimento sembra richiedere il doppio dello sforzo.Esco di casa e mi accoglie un diluvio incessante, il cielo plumbeo e l'aria gelida. "Bellissimo" borbotto fra me e me, stringendo l'ombrello, cercando di ripararmi il più possibile.
Il tragitto verso il dipartimento sembra eterno, le strade sono quasi deserte e l'acqua inizia a bagnarmi nonostante l'ombrello.

Quando finalmente arrivo, inzuppata e stanca, vedo Nicholas nella hall, intento a parlare con un collega.Appena mi nota, alza lo sguardo e mi guarda attentamente.
Mi avvicino e vedo il suo sorriso spegnersi leggermente, sostituito da un'espressione preoccupata.

"Sei sicura di stare bene?" mi chiede, mentre il suo sguardo mi scruta attenzione "Sembri distrutta".

Sospiro, cercando di mantenere un tono leggero "Grazie, sempre molto delicato, sì non ho dormito molto e forse ho preso l'influenza".

"Non dovresti essere qui" replica, la preoccupazione nella sua voce ora è più evidente "Dovevi riposarti, non rischiare di peggiorare la tua salute".

"Non posso restare a casa, non adesso" rispondo, cercando di mascherare il malessere che mi invade, "Abbiamo troppe cose in sospeso, non volevo lasciarti solo".

Lui scuote la testa, con un leggero sorriso sulla labbra, ma i suoi occhi restano seri, "Sai che avrei gestito tutto.Tu sei importante per questo caso, ma la tua salute lo è di più, non mi piace vederti così".

C'è un momento di silenzio fra di noi, e non posso fare a meno di sentire quel calore familiare, anche se mi sento tremare dal freddo e dalla stanchezza.
Nicholas fa un passo verso di me, abbassando la voce "Non è solo per il lavoro che mi preoccupi, lo sai vero?".

Lo guardo negli occhi, cercando di nascondere il mio malessere, ma allo stesso tempo di decifrare le sue parole "Si lo so" rispondo piano.

"Ok senti" dice cambiando tono "Lavoriamo insieme sul caso stamattina, ma se vedo che stai peggiorando ti porto a casa, non accetto un no come risposta".

Sorrido appena, "Va bene capo".

Proviamo a lavorare, ma la stanchezza si fa sentire, anche troppo, tutto mi rallenta.
Nicholas aaa mi lancia occhiate preoccupate ogni volta che tossisco o mi passo una mano sulla fronte.
La sua determinazione a farmi riposare è palpabile, ma non vuole insistere.
Mi siedo alla mia scrivania, cercando di concentrarmi sui fascicoli, ma ogni parola sembra confondersi.

Dopo un po' mi accorgo che Nicholas è in piedi davanti a me, con in mano una tazza di tè fumante, "Ecco, l'ho fatto per te, non è caffè ma potrebbe aiutarti" dice lasciandola sulla scrivania.

Lo guardo grata "Grazie" mormoro, prendo la tazza tra le mani.Il calore mi dà sollievo.

Lui si siede accanto a me osservandomi attentamente "Non sembri migliorare, davvero dovresti andare a casa".

Scrollo la testa, prendendo un sorso di tè, "Non posso, non oggi, dobbiamo ancora rivedere quelle serie di testimonianze per trovare un collegamento chiave, e poi...dobbiamo ancora parlare".

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