Sono passati mesi dall'inizio di questo caso,mesi di indagini continue, di notti insonni e giorni infiniti. Le prove si accumulano, i sospetti si moltiplicano, ma la verità sembra sempre sfuggirci di mano. Io e Nicholas ci sentiamo stremati, fisicamente e mentalmente. Ogni giorno al dipartimento è una nuova sfida, ogni scena del crimine ci lascia addosso una sensazione di pesantezza che fatichiamo a scrollarci via. Non è solo il lavoro, è la natura del caso: c'è qualcosa di oscuro che aleggia su tutto questo, una trama che non riusciamo a svelare completamente.
La cosa positiva in tutto questo caos è che io e Nicholas siamo sempre più uniti. La nostra relazione, iniziata quasi per gioco, si è trasformata in qualcosa di solido e profondo. Forse è il fatto di vivere una situazione così intensa insieme che ci ha avvicinati tanto, o forse è semplicemente che ci completiamo. Lui mi capisce come nessun altro e sa quando ho bisogno di sostegno, anche senza che io dica una parola. Allo stesso modo, io riesco a sentire quando lui è sovraccarico, quando il peso di tutto ciò che vediamo e affrontiamo diventa troppo da sopportare.
Ma non è sempre facile. A volte discutiamo. Il lavoro è una costante pressione sulle nostre spalle, e ci sono giorni in cui, anche se siamo lì uno per l'altra, le frustrazioni prendono il sopravvento. I litigi spesso iniziano per cose banali: una decisione presa durante un interrogatorio, un'analisi su cui non siamo d'accordo, o semplicemente la stanchezza che si fa sentire. Sono momenti in cui l'attrito tra la vita professionale e quella personale diventa palpabile. Eppure, ogni volta che rientriamo a casa, tutto cambia.
Una volta chiusa la porta, lasciamo il lavoro fuori. O almeno, ci proviamo. C'è stato un periodo in cui portavamo le tensioni con noi anche dentro casa, e questo ci faceva male. Ma col tempo abbiamo imparato a separarli, a creare uno spazio sicuro dove possiamo essere semplicemente noi due, senza il peso delle indagini. E quando capita di discutere, alla fine troviamo sempre il modo di riappacificarci. Nicholas sa come farmi ridere, come farmi sciogliere anche nei momenti più difficili. È incredibile come, nonostante tutto, riesca a farmi sentire leggera con un solo sguardo.
E ora viviamo insieme. È stato un passo importante, ma naturale. Dopo mesi di relazione e di giornate passate a lavorare fianco a fianco, la convivenza sembrava la scelta giusta. La casa è diventata il nostro rifugio, un luogo dove possiamo dimenticare, anche se solo per qualche ora, il mondo esterno. Quando torniamo dopo una lunga giornata, non c'è niente di meglio che rannicchiarsi sul divano, guardare un film o semplicemente parlare, senza la pressione di risolvere un enigma o di correre dietro a una pista.
Questa nuova routine, fatta di piccole cose, ci ha resi più forti. La mattina svegliarsi accanto a lui mi dà una carica che non pensavo possibile. Anche se so che la giornata sarà dura, sapere che alla fine torneremo qui, insieme, rende tutto più sopportabile. Abbiamo i nostri rituali: la colazione veloce, i messaggi durante la pausa, e quelle piccole attenzioni che ci ricordano che siamo lì l'uno per l'altra, anche quando siamo lontani. Nicholas, con i suoi gesti silenziosi, mi fa sentire speciale ogni giorno, e io cerco di fare lo stesso per lui.
La convivenza, però, non è solo rose e fiori. Ci sono stati momenti in cui il lavoro è entrato prepotentemente tra noi. L'indagine ha un ritmo incessante, e anche quando non siamo al dipartimento, i pensieri non smettono di girare. A volte mi ritrovo seduta sul divano con il laptop in grembo, a rivedere per l'ennesima volta i rapporti, o a cercare di collegare dettagli che non tornano. Nicholas lo sa, lo sente, e spesso si avvicina, mi sfiora una spalla o si siede accanto a me senza dire nulla. È come se ci capissimo anche nei momenti di silenzio. Quando capita a lui di perdere la pazienza o di essere frustrato dal caso, faccio lo stesso: gli lascio spazio, ma sono lì, pronta a sostenerlo se ha bisogno.
Nonostante le difficoltà, sono convinta che vivere insieme ci abbia resi più forti. Ci conosciamo meglio, nelle nostre abitudini quotidiane, nei gesti più semplici. E questo ci ha fatto scoprire anche nuove parti di noi stessi. Nicholas è una persona ordinata, quasi meticolosa, e all'inizio questo mi ha fatto sorridere, perché io sono decisamente più disordinata. Ma con il tempo abbiamo trovato un equilibrio, imparando a rispettare i nostri spazi e le nostre differenze. Lui ama cucinare, ed è diventato un rituale la sera, quando torniamo dal lavoro, cucinare insieme. È il nostro modo di staccare la spina e di ritrovare un po' di normalità in mezzo al caos.
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𝐌𝐀𝐘𝐁𝐄
Mystery / ThrillerLa protagonista è una criminologa, abituata a gestire il peso emotivo del suo lavoro, che la porta quotidianamente a confrontarsi con scene del crimine inquietanti. La sua routine cambia quando inizia a sviluppare sentimenti per Nicholas, un collega...