Bride or Die

Non voglio farti del male

POV ANAIS

Sono passati tre giorni da quando Vicky mi è stata portata via. Tre giorni che non sento la casa riempita delle sue risate, è tutto così vuoto. Ramon è più triste che mai, gira in casa come uno zombie e credo che la sera se ne vada a bere in qualche bar.

Io non riesco a dormire in camera mia, quindi per ora mi accontento del divano. Elijah è assolutamente contrario a questa mia decisione, dice che dovrei dormire con lui o almeno in una delle camere libere.

La verità è che però, di dormire in qualsiasi stanza a me non va proprio. Sarei da sola e, sinceramente, questa mia solitudine, mi ricorderebbe ancora di più della mancanza di Vicky.

Potrei dormire con Elijah e non sentirmi sola? Certamente.
Lo farò? Nemmeno se mi dovessero ammazzare. 

Ha deciso di mettersi contro di me, contro sua moglie, per proteggere Olivia, una sconosciuta, una che si scopa. Una persona davvero perfida e che farebbe di tutto per arrivare in alto.

Basta, devo darmi una svegliata. Lamentarsi non serve a niente e io a quello stronzo gli devo dare una lezione.

"Wow, qualcuno qui si è svegliata nervosa" smetto di sbattere il cuscino contro il divano rendendomi conto di quanta forza ci stessi mettendo nel farlo. Mi ricompongo "buongiorno Ramon" dico spostandomi un ciuffo da davanti gli occhi "come stai?" Gli chiedo piegando la coperta ma dannazione non ci riesco.

"Cazzo" dico buttandola alla rinfusa sul divano innervosendomi "le opzioni sono due: o hai il ciclo, oppure mio fratello non te l'ha dato" dice avvicinandosi "non ho il ciclo Ramon, prendo la pillola e, santo cielo, no. Non sono nervosa perchè tuo non" mi blocco imbarazzata sentendo le guance calde "okay okay, ho capito. Allora mi vuoi dire perché stai così?" mi chiede invitandomi a sedermi.

Mi torturo le pellicine con le unghie e guardando il pavimento, sospiro schiarendomi la gola "mi manca Vicky" sussurro piano "sono preoccupata per lei perché sono tre giorni che non la sento, io ho paura che nostro padre le abbia fatto qualcosa di veramente grave e io sono bloccata qui" sussurro stringendo i pugni "lei aveva solo chiesto la mia protezione, non sono riuscita a fare nemmeno quello. Sono davvero pessima in tutto, non riesco a far andare bene nulla" le mani di Ramon finisco sulle mie "tu non hai colpa di nulla Ana, guardami" mi ordina, quasi, e io alzo lo sguardo su di lui.

Gli occhi verdi che si ritrova brillano come smeraldi e io deglutisco perché capisco come mai Vicky si sia innamorata follemente di questo ragazzo.

"Probabilmente Vicky sapeva a che cosa andava incontro nel venire qui, eppure ha rischiato lo stesso. Ha deciso di vivere in libertà per qualche settimana, forse il suo tempo era scaduto" dice guardandomi deglutendo "avrei voluto essere qui con lei, con voi. Avrei dovuto essere qui, mi aveva detto che non se la sentiva di venire al mercato e che sarei potuto andare da solo. Lei eventualmente mi avrebbe raggiunto più tardi" dice sospirando "quando non ho ricevuto nessun messaggio che mi avvertita del suo arrivo, ho preso l'orsetto come regalo e pensavo di farle cosa gradita" dice guardandomi "lo avrebbe adorato Ramon, davvero" dico accennando un sorriso accarezzandogli il viso.

"Avete finito di fare i piccioncini?" una voce potente e severa ci fa girare verso le scale e un Elijah in tuta sta scendendo i gradini. Sbuffo e mi alzo "scusa Ramon, io tolgo il disturbo" dico guardandolo sorridendo.

L'unico modo che ho per andare di sopra sono le scale. Ma lui è sulle scale, fermo come una statua che mi guarda a braccia incrociate. Sospiro e mi faccio coraggio andandogli incontro, faccio qualche gradino e quando dentro di me sto cantando vittoria, la sua mano raggiunge il mio polso, bloccandomi.

Un borbottio di frustrazione esce dalle mie labbra "perché continui a dormire sul divano?" mi chiede "fatti due domande Elijah" dico guardandolo "me le sono fatte, a nessuna di quelle che mi sono venute in mente ho saputo dare una risposta. Devo dedurre, quindi, che i miei dubbi non siano uguali ai tuoi" dice avanzando di qualche gradino per essere più alto di me.