Prologo

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"Che emozione, che emozione. Questo è un grande giorno per la nostra famiglia, tutti i clan più importanti verrano ad assistere a questo matrimonio! Sarà il matrimonio dell'anno figlia mia, me lo sento" la stridula voce di mia madre mi arriva all'orecchio e non posso far altro che sospirare e stare immobile mentre la truccatrice e la parrucchiera finiscono di prepararmi.

"Cos'era quel sospiro signorinella? Non è assolutamente il momento di sbuffare e di lamentarsi. Sembra che tu stia andando al patibolo e non all'altare!" dice mentre mette le sue mani delicate e ben curate sui fianchi magri, più la guardo e più penso che in questa famiglia non ci dovevo nascere. Appena le due professioniste si allontanano da me, mi alzo e guardo allo specchio la mia figura intera. L'abito da sposa che indosso è un modello a sirena che evidenzia e abbraccia perfettamente le mie curve pronunciate, lo scollo a cuore mette in risalto il mio décolleté e la collana con il pendaglio ametista lo impreziosisce. Le maniche sono lunghe e finiscono ampie, come piace a me. É un vestito semplice, niente pizzo o lustrini. Il velo cade morbido sui miei capelli rossi lasciati sciolti, ma raccolti sul davanti di modo che non mi cadano sul viso, e resi leggermente ondulati.

Dovrei essere emozionata, felice e serena, invece quello che vedo è solamente una ragazza in un abito da sposa che vorrebbe fuggire e cambiare identità. Nei miei occhi azzurri non c'è commozione, non c'è felicità e non c'è nemmeno orgoglio. Da piccola sognavo di sposarmi in una chiesa, all'aperto, avrei percorso la navata al fianco di mio padre che mi accompagnava verso ciò che sarebbe stato il mio futuro. Un futuro pieno di felicità, gioia e spensieratezza. Invece sono qui, costretta a sposare un uomo che conosco a malapena, avrei preferito sotterrarmi da sola e finire morta soffocata dalla terra piuttosto che sposarlo, ma purtroppo la mia famiglia non era della mia stessa idea e così il mio destino è stato scritto da qualcuno che non sono io. I miei pensieri vagano, ma so che il tempo continua a scorrere imperterrito e così prendendo un bel respiro profondo alzo lo sguardo verso mia madre che mi stava già guardando "capisco cosa provi cara, anche io quando ho sposato tuo padre non ne ero felice ma poi l'ho conosciuto e l'ho apprezzato. L'ho amato e gli ho dato due meravigliose bambine, vedrai che succederà la stessa cosa anche a te" mi dice rassicurandomi. Non mi ero nemmeno accorta si fosse avvicinata e che mi stava accarezzando il braccio "Mamma, io non sono te. Sai benissimo anche tu che questo è un matrimonio che serve perché la nostra famiglia non è più in voga come una volta. Papà ha pensato bene di buttarmi in pasto a un uomo che non conosco minimamente, ha fatto un atto di puro egoismo, come se fossi merce di scambio" dico scostandomi dal suo tocco "adesso andiamo, sento già la marcia nuziale".

Eccomi qua, a braccetto con il mio carissimo padre mentre guardo davanti a me con la testa alta. Sto guardando il lago, quella meravigliosa distesa di acqua che arricchisce la nostra dimora e che mi ha accolto ogni volta che avevo bisogno di scappare. Prendo dei respiri profondi e quando sento papà fare i primi passi e quasi trascinarmi, decido di camminare. Le gambe sono pesanti e questi maledetti tacchi sono troppo alti per camminare sull'erba, stringo il suo braccio cercando di usarlo come appiglio, ma lui mi lincia con lo sguardo e io mollo immediatamente la presa. Qui nessuno è con me, tutti pensano che questo matrimonio sia fatto per amore ed è proprio vero che le cose non sono mai come vengono descritte.

La passeggiata fino al patibolo, cioè scusatemi, all'altare arriva ancora prima di quanto pensassi. Mi ritrovo così davanti al mio futuro marito, Elijah Reyes che mi sorride e allunga una mano prendendo la mia accarezzandomi il dorso con il pollice, scosto in modo discreto la mano e mi giro guardando il prete che sorride "Signori e signore, siamo qui oggi per celebrare il matrimonio tra Anais Flores e Elijah Reyes. Oggi è un giorno lieto pieno di amore e di gioia" dice sorridendo guardando il pubblico - non sa quanto padre - "Prego sedetevi" dice alzando le braccia per poi ricongiungerle iniziando la celebrazione.

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