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In precedenza della prima lezione della giornata sto andando a parlare con la maestra Celentano, che ha richiesto di vedermi in sala 4.

Apro la porta salutando cordialmente la donna presente nella stanza, «ciao Lea, vieni siediti» appoggio il borsone vicino all'entrata e faccio ciò che mi ha detto la maestra.

Le sorrido e successivamente lei inizia a parlare «allora io ti volevo vedere innanzitutto per conoscerci e poi ci tenevo a sapere le dinamiche del tuo infortunio, da quanto hai ripreso ad allenarti?» annuisco ascoltando attentamente le parole della Celentano iniziando a pensare a come spiegarle del mio infortunio. «Ho ripreso a ballare qualche mese prima degli inizi dei casting, è stata una cosa molto affrettata ma avendo il via libera del medico ho deciso di non aspettare» mi torturo le mani per farle stare ferme, mi sto impegnando per non far tremare la voce ma avere Alessandra Celentano davanti è veramente un sogno che mai mi sarei aspettata di vivere.

Scaccio via i pensieri e torno a concentrarmi sul discorso che stiamo affrontando «ovviamente ho tutti i referti e gli accertamenti del medico che mi ha fatto tornare a danzare» mi accerto di dire tutto ciò che mia madre si è raccomandata di farmi esporre, mi ha obbligato a portare qualsiasi referto medico io abbia fatto in due anni di stop.
«Allora si, hai fatto bene a portarli perché non so se servono a i professionisti quindi preoccupati di chiederglielo appena andrai in sala» gioca con gli occhiali e li passa tra le dita, guardandomi negli occhi facendomi sentire più tranquilla, io annuisco sperando di ricordarmi di farlo nel trambusto di ciò che ho nella testa in questo momento.

«Volevo sapere se nelle coreografie stai più attenta oppure ti muovi liberamente» mi domanda corrucciando le sopracciglia e piegando la testa in attesa di una mia risposta, incrocio le gambe e metto in fila le parole prima di iniziare a parlare «nella coreografia che ho portato non ci sono salti o giri che possano dare peso sul ginocchio, di fatti la gamba sinistra era sempre quella con meno movimento ma io non credo ci siano problemi a lavorare liberamente» storco la bocca e alzo le spalle, prendo tra le dita la ginocchiera guardandola e poi guardando la maestra «tanto lei sarà sempre presente» sorrido «certamente, non levarla mai mi raccomando» mi risponde alzandosi e lasciando cadere gli occhiali appesi sul collo della maglietta «perfetto puoi andare buona giornata» allunga il braccio verso la porta e mi saluta gentilente, io faccio altrettanto augurandole buona giornata.

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Mi sono concessa una lunga doccia calda appena tornata in casetta dalle lezioni e ora sono sul mio letto a guardare per la millesima volta la coreografia che dovrò portare in puntata. Sento dare due colpetti alla porta prima di vedere la figura di Alessio entrare nella camera rossa e appoggiarsi al letto davanti al mio, ovvero quello di Chiara, «sei andata dalla Celentano stamattina?» mi chiede sistemandosi meglio sul materasso «si, mi ha chiesto le dinamiche dell'infortunio e se nelle coreografie ci fosse qualcosa di particolare che non potessi fare praticamente» chiudo il computer lasciandolo alla mia sinistra rifacendo velocemente la crocchia ai miei lunghi capelli mossi.

Si sistema di fianco a me, mi accarezza la schiena forse capendo le mie preoccupazioni «stai tranquilla, tu tieni la ginocchiera, fai attenzione e vedi che non succederà nulla» ha uno sguardo sincero, pensa davvero tutto ciò che dice «lo spero, sennò vuol dire che il mio sogno non deve essere realizzato» alzo le spalle guardando il pavimento, sento la testa piena di pensieri negativi «non dire così, sei qui dentro e andrai avanti senza intoppi» mi abbraccia istintivamente e io ricambio, questo ragazzo ha un'anima pura e porta solo del bene dentro questa casa.

Il ragazzo torna di là mentre io prendo una copertina ed esco sul retro, mi metto accovacciata sul divanetto osservando la luce del sole che piano piano scompare.
«Posso?» una voce dolce si posa alle mie spalle facendomi sussultare, mi giro e trovo Vybes, annuisco facendogli un po' di spazio.
Restiamo in silenzio ognuno immerso nelle proprie preoccupazioni «tu non hai paura» parla lui dopo lunghi attimi di silenzio. «Non sai quanta, solo che cerco di sovrastarla pensando che almeno il primo scalino l'ho salito quindi il punto di arrivo è un po' più vicino» lo guardo, sembra un bambino travestito da grande e la trovo una cosa estremamente bella perché anche io lo sono, un'eterna bambina che ha paura di crescere e mi ci ritrovo tanto in questo ragazzo così timido e impacciato.

«Meriti di stare qui, sei davvero forte in quello che fai» continuo io, cercando, per quanto possibile, di zittire le voci nella sua testa che gli sussurrano di essere un continuo fallimento «mi sento come se avessi rubato il posto a qualcuno» ha le mani in un continuo tormento e quando pensa ha gli occhi assottigliati «sei stato scelto perché te lo meriti, non credi che se dovesse esserci un'altra persona allora tu non saresti qui?»mi giro verso di lui cercando il suo sguardo, che vedo brillare solo quando è su quel palco ma lui non lo alza lasciandolo sulle sue mani «io sono convinta che spaccherai» gli do una botta amichevole sulla spalla facendolo sorridere e finalmente, alzo lo sguardo su di me. Amo capire le persone un po' meno essere capita, anche se questi ragazzi li conosco da così poco vorrei essere per loro una persona con cui si possono aprire e con cui possono parlare e vedere che con alcune persone, come con lui, ci sto riuscendo per me è già una vittoria.

Continua a guardami accennando un mezzo sorriso, alzando il lato dentro della bocca «tu sei abbastanza per tutto questo» dopo aver pronunciato queste parole torna con gli occhi dov'era prima, mi lascia sconcertata non capendo a pieno ciò che intende «nei tuoi occhi si vede la paura, ti senti piccolissima in un ambiente così grande non è vero?» lo continuo ad ammirare incredula, per la prima volta qualcuno mi ha capito è come se avesse letto dentro la mia testa e capito perfettamente ciò che c'è scritto.
«Ho paura di non farcela, di farmi male di nuovo e vedere il mio sogno scivolarmi dalle mani» ora sono io quella che ha lo sguardo a terra, mi mordicchio le guance come ogni volta che l'ansia si sta impossessando di me.
Ho scelto la strada più difficile, quella di aprirmi con qualcuno.

Lui sorride allontanando le mani tra loro «io non me ne intendo di danza eh» alza le mani avvertendomi «ma credo che con un po' di attenzione non succederà nulla» alza le sopracciglia facendomi capire che mi sto fasciando la testa prima di romperla, con il pensiero di farmi male sicuramente non avrei pensato a dare il meglio di me.

Annuisco pensando al rapporto che ho appena estaurato con lui, sa dei miei pensieri che mai avrei creduto di esporre a qualcuno, mi ha capito senza parlare e con delle semplici parole mi ha fatto ragionare.

«Grazie» sono io a parlare non alzando gli occhi dalle mie scarpe «a volte fa bene essere capiti no?» si siede meglio appoggiando la schiena sulla schienale del divano, annuisco girando la testa per guardarlo, gli lancio un sorriso riconoscente e poi ricadiamo nel silenzio ancora avvolti dai nostri pensieri che forse un po' ci accomunano.

intertwined - Vybes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora