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Apro gli occhi lentamente, interrompo la sveglia con un veloce colpo di mano. Questa mattina gli occhi non mi bruciano e sono riposata. Forse la tensione e la paura di questi giorni mi ha aiutato a capire ciò su cui devo concentrarmi lasciando fuori tutto le emozioni negative.

La casetta è stranamente tranquilla, noi ballerini ci stiamo finendo di preparare per la lezione di classico invece i cantanti ancora sono immersi nel mondo dei sogni.

Inserisco l'ultima forcina nello chignon per poi uscire dal bagno della camera di Chiara perché, come sempre, è stata lei ha farmi i capelli.
«Siamo in orario stamattina» esclama la ballerina controllandosi al piccolo specchietto sul mobile «si, sono riuscita anche a fare colazione» le rispondo chiudendo il borsone per poi portarlo sulla spalla destra, la ragazza mi segue e insieme usciamo per raggiungere la lezione.

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Dopo la lezione di classico ho raggiunto la sala due per iniziare ad imparare la nuova coreografia.
Sono appena uscita dalla doccia, mi infilo delle cose comode e larghe per poi dirigermi in cucina.

Quando apro il frigo la voce di Alessia mi interrompe «tutti i ballerini in sala relax» corro in camera per riprendere il borsone ancora pieno da stamattina e raggiungo le altre per fare di nuovo , il percorso verso gli studio.

Ci sediamo sulle scalinate presenti nella sala relax, Daniele al mio fianco è convinto sia un altro compito e le scritte sulla televisione che appaiono poco dopo ce ne danno la conferma.
«Io lo sapevo» batte leggermente le mani sulle gambe il ballerino al mio fianco «buongiorno» entra la maestra Celentano sedendosi vicino alla televisione «oggi faremo un altro compito, si tratta di scegliere una canzoni e montarci una coreografia di 40 secondi, avete un'ora» il mio sorriso si allarga, ho sempre amato montare le coreografie sentendole più vicine e capendole a pieno «però se siete d'accordo con i vostri prof, potete ritirarvi e non fare il compito. La scelta è a voi» i ragazzi degli altri coach si guardano, poco dopo danno la conferma, lo faranno tutti.

Prima di salutarci la maestra ci ha dato il via per scegliere la canzone e prepararci, mentre mi sistemo il tutore sulla scalinata ormai vuota, occupata solo da me, la voce di Emanuel lo risuona nella stanza.
Dopo aver parlato con il proprio professore, Alessio e Siena decidono di non farlo, per rispetto al loro prof.

La maestra rientra, ci sediamo di nuovo sulle scalinate difronte a lei «allora cosa avete deciso?» chiede nuovamente guardando gli allievi degli altri prof «io non lo faccio, non ci ho pensato abbastanza e ora dopo averci riflettuto mi sento di non fare questo compito» a parlare è Rebecca «io pensavo che i nostri professori fossero stati avvisati» si aggiunge Alessio «non è compito mio avvisarli, ci dovete pensare voi» replica la maestra.

In sala relax siamo rimasti noi allievi della Celentano, a parte Chiara che purtroppo è infortunata, e Teodora fermamente convinta che questa possa essere la sua rivincita.

Sono entusiasmata di questo compito, voglio dare il meglio di me per far vedere veramente chi sono, senza paura.

L'ora è scattata, mi tolgo le cuffiette dalle orecchie e metto dentro il borsone l'mp3. A passo svelto raggiungo lo studio dove prendo posto al mio adorato banchetto «allora siamo pronti, comincia tu Alessia» la maestra è seduta al suo posto, composta con gli occhiali appoggiati sul naso e la penna stretta nella mano pronta a prendere appunti.

«Brava, vieni Lea» mi alzo dal posto, le gambe un po' mi tremano ma non per l'ansia, sento di potercela fare, di poter arrivare in alto questa volta.
La musica che ho scelto risuona nello studio e la coreografia che ho impresso in mente in solo un'ora comincia a prendere forma.

Questa canzone mi bolle nelle vene, mi ha accompagnato per tutta la mia infanzia e adolescenza facendone da melodia e raccontando in parte quello che sentivo e sento tuttora dentro di me.

Mi posiziono al centro con gli occhi fissi sulla maestra «brava, in ogni tua esibizione la
paura che provavi in parte la trasmettevi, sento che stai facendo un buon lavoro perché in questa coreografia ho visto tutto tranne che paura, brava» sorrido apertamente, corro al mio posto con gli occhi lucidi, fiera della strada che sto percorrendo.

La classifica si riempie e quando al primo posto noto il mio nome un verso stridulo esce dalla mia bocca, gli occhi si inumidiscono e sento il cuore accelerare. Sono consapevole che questa classifica non conta, ma è una rivincita per me stessa, per capire che posso vivere in questo mondo e non sentirmene in colpa.

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La musica risuona nelle cuffie, con in mano una matita traccio segni leggeri. Quando sono sola e ho del tempo in più disegno, la maggior parte delle volte costumi. Quando mi sono fatta male il medico mi aveva esplicitamente detto che probabilmente non potevo tornare a danzare quindi il mio piano A, ovvero la ballerina, era da sostituire così ho scoperto la mia passione per il disegno, avevo deciso di disegnare costumi di scena per ballerine del teatro. La mia passione per il disegno non è nemmeno paragonabile all'amore che ho per la danza ma in assenza di essa ho provato a immaginare altro, con scarsi risultati perché tornavo sempre a lei e a sperare di poter tornare ad allenarmi.

Nel giardino del retro mi godo l'aria fredda che mi fa arrossare il naso, a volte chiudo gli occhi e mi passa davanti tutto ciò che è accaduto in questo mese e mi sembra ancora tutto così surreale.

Il cigolio della porta mi interrompe facendomi girare con la mano sulla cuffia per sfilarla dall'orecchio «dimmi infortunata» spingo Chiara a raggiungermi giocosamente «non volevo disturbarti eri immersa nel tuo mondo» mi raggiunge sedendosi al mio fianco, si copre con un pezzo della mia coperta rossa «tu non disturbi mai» mi giro verso di lei sorridendo, tolgo anche l'altra cuffia posandola nel proprio contenitore.

Chiara afferra il mio quaderno, lo sfoglia lentamente come se si potesse rompere da un momento all'altro «sei bravissima» mi guarda estasiata «dove hai imparato» lo chiude poggiandolo al suo fianco «ho dovuto imparare, nella vita non ho mai avuto un piano B ma quando mi sono fatta male ho dovuto ricercarlo e accettarlo» le spiego alzando le spalle per finire, mi stringe un caldo abbraccio che mi fa sentire improvvisamente felice perché in lei ho trovato il vero significato della parola amicizia.

La ragazza ha in mano la mia matita mentre la provo a istruire su come incentrare un bozzetto quando due colpi della porta alle nostre spalle ci interrompono «è pronta la cena» Gabriel si sistema il capello, piego velocemente la coperta passandola al ragazzo, porto sotto il braccio il piccolo quaderno e la matita nella mano destra lasciando che Chiara prenda l'mp3 e le cuffie.

Io e Gabriel prima di raggiungere tutti i ragazzi a tavolo siamo andati a posare le cose sul mio letto incasinandolo completamente.
Passiamo per le stanze alcune buie altre illuminate «dopo ti va se parliamo?» mi chiede a voce bassa prima di entrare in cucina, annuisco corrucciando le sopracciglia, sono incuriosita e impaurita da ciò che potrebbe dirmi.

Prendo posto vicino a Luca cominciando a mangiare.
Le chiacchiere avanzano, alcuni sono andati a dormire avendo lezione presto domani, altri lenti come me, sono ancora qui seduti a mangiare.

Nella mia testa però c'è solo una domanda 'cosa dovrà dirmi?'...

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giuro giuro giuro, mi rimetto al passo❤️
grazie ai lettori <33

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⏰ Ultimo aggiornamento: 4 days ago ⏰

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