10.

799 28 0
                                    


Il risveglio stamattina è stato un trauma, non ho sentito la sveglia, ho fatto tutto di fretta per arrivare in orario a lezione, così facendo però ho saltato la colazione.

Finita la prima lezione sono tornata in casetta. Sono seduta al tavolo con la testa appoggiata al palmo della mano, il sonno si sta prendendo gioco di me così per far restare aperte le palpebre ho messo il doppio del caffè.

Chiara mi poggia una mano sulla spalla prima di occupare la sedia vicino alla mia  «sei morta stamattina» mi dice rubandomi un sorso di caffè «non so perché ma ho un sonno allucinante» giro la testa verso di lei poggiandola subito dopo sul mio ginocchio rialzato sulla sedia.

La lampadina nella mia testa si accende, ho una domanda che mi frulla nella testa da ieri «ma tra te e Trigno?» abbasso improvvisamente la voce non sapendo chi abbiamo intorno, le sbuca sul viso un sorriso incerto «ma tra te e Vybes?» mi rigira la domanda, la sua faccia assume una smorfia trionfante. Mi alzo prendendo tra le mani la tazza, mi avvicino al lavandino dandole le spalle «hai vinto tu» alzo le mani una volta posato ciò che le occupava, mi si avvicina, si appoggia alla mia sinistra e rimane a guardarmi «prima o poi questo argomento lo affronteremo lo sai?» torna seria aspettando una mia reazione «prima o poi» alzo le spalle svignandomela.

Vorrei tanto parlare con lei di ciò che sta succedendo nella mia testa, di tutti i sentimenti che non riesco a capire ma sono sempre bloccata anche se non capisco da cosa.

Con il borsone in spalla chiudo la porta della casetta, mi dirigo verso la sala così da lavorare al meglio la
coreografia che la mia maestra mi ha assegnato.
Intravedo la figura di Vybes davanti a me, cammina lento verso la mia stessa direzione, senza pensarci troppo mi affianco a lui continuando a camminare insieme.
Ha le braccia incrociate, si tortura le labbra e i suoi occhi non si staccano dall'asfalto leggermente bagnato dall'umidità di Roma.
«Che hai?» lo spingo leggermente, lui mi guarda facendomi capire che fino ad adesso non si era accorto della mia presenza. «Sto andando da Rudy» si morde le unghie insistentemente «perché?» gli scosto la
mano dalla bocca e lo sprono a parlare «mi ha dato un pezzo di Eminem solo che io l'inglese non lo so, mi sono lamentato con gli altri e ho paura sia per questo» parla spedito e sul suo volto si intravede la preoccupazione «vorrà tranquillizzarti» lo prendo sottobraccio e lo avvicino a me, forse questo contatto, che fa bene a me, può far bene anche a lui.

Mi godo l'aria aperta della gelida città che mi ha vista crescere e nel trambusto di pensieri che mi invidiano la mente, un'idea spicca tra tutti «ti posso proporre una cosa?» lo guardo titubante «dimmi» continua lui voltandosi verso di me «ti andrebbe se dopo che hai finito con Rudy mi raggiungi in sala così mi dici cosa ne pensi del compito?» serro i denti istintivamente, non realmente convinta di ciò che gli sto chiedendo «il compito del quale mi hai parlato?» aggrotta le sopracciglia «esatto» annuisco lasciando viaggiare i miei occhi ovunque tranne che su di lui «va bene» mi sorride timidamente. Ci salutiamo lasciando l'altro ai proprio impegni.

- - - - - -

Riprendo fiato dopo aver finito la coreografia, mi giro verso Gabriel che mi scruta attentamente. Mi ha raggiunta da più di mezz'ora, abbiamo provato e riprovato la coreografia, sa dirmi quando sbaglio e quando invece, sono andata bene.

«Meglio delle altre» annuisco, mi accascio asciugandomi la fronte bagnata dal sudore «vedi avevo ragione» si siede vicino a me accennando un sorriso «in cosa?» chiedo curiosa «sul fatto che quando balli non sei ridicola, anzi» abbasso la testa sorridendo «sapere che a te piace per me è già una vittoria» il mio sguardo ricade sul suo. Non peso le parole che dico, non sono attenta a ciò che può capire ma solo a ciò che sento.

«Non sai quanto contano le tue parole per me» gli dico sinceramente, mi si avvicina lentamente lasciandomi un bacio tenero sulla spalla. È il suo modo per dirmi che è contento di ciò che gli ho appena detto, è il suo modo di dirmi che anche io sono speciale per lui e io questo l'ho capito.

Mi alzo per prendere una bottiglia d'acqua e berla tutta in un sorso «non ti ho più chiesto, alla fine con Rudy?» lui ride lasciandomi confusa «mi ha detto che mi spedisce il libro delle barzellette di Totti» continua a ridere e ora capisco il perché, lo raggiungo di nuovo mentre il mio sorriso si allarga seguendo le sue risate. «Ma perché?» ho male alle guance per quanto sto ridendo «perché gli ho detto che il mio livello di inglese è quello di Totti» si passa una mano sulla bocca e poi torna a sorridere.

Quando le risate si sono attenuate ci alziamo e ci dirigiamo in sala relax dove lui poco dopo, mi saluta per poi raggiungere la casetta mentre io vedendo Nicoló sdraiato a pancia in giù su le gradinate, mi accomodo sopra di lui riposandomi e sentendo il discorso di Cri, Alessia e Chiamamifaro che stanno parlando della sfida della prima.

«Scusate se mi intrometto» alzo la voce per farmi sentire dalle tre «figurati» risponde la cantante con indosso la felpa rossa «Cri sei fortissima nella tua testa l'opzione di andare a casa non ci deve nemmeno essere» gli dico cercando di sembrare credibile data la mia posizione «no infatti nella mia testa non c'è proprio quell'opzione» risponde facendo dei piccoli passi avanti e indietro. Lascio che le tre continuino il loro discorso senza più interromperle, chiudo lentamente gli occhi godendomi la strana comodità che quella altrettanto strana posizione mi sta portando.

«Lea» quando apro gli occhi la figura di Daniele mi si pone davanti «mi sono addormentata vero?» gli chiedo strofinandomi gli occhi «e si» nasconde un sorriso annuendo. Mi accorgo solo ora di essere sul legno freddo delle gradinate «Nicoló?» mi alzo molto lentamente guardandomi intorno «ti ha spostato mentre dormivi ed è tornato in casetta, ha detto che ti aveva vista molto stanca e non voleva svegliarti» si siede uno scalino più in basso del mio mentre parla, annuisco alle sue parole che più o meno ho capito e continuo a strofinarmi gli occhi «torniamo a casa?» mi chiede premuroso il moro «forse è meglio» mi scappa una risata che contagia anche lui.

Dopo questa lunga giornata il letto mi chiama e io rispondo volentieri non prima però di aver dato la buonanotte a Gabriel e esser passata da Nicoló a ringraziarlo per avermi lasciato dormire.
Quando entro nella camera noto una figura sul mio letto che poi riconosco essere Ilan «si cosa ci fai qui?» lo raggiungo sedendomi al suo fianco «mi prometti che non farai star male Gabri?» anche se è buio i suoi occhi cristallini si intravedono, sono immersi in un mare di pensieri «perché questa domanda?» gli afferro le mani provando a capire meglio «me lo prometti?» mi ripete guardandomi serio «si te lo prometto» lo guardo rilassarsi con delle semplici parole e più lo osservo e poi non capisco questo suo comportamento.

«Non riesco a vederlo preoccupato figuriamoci vederlo star male» alleggerisco la situazione accennando una risata «ci tengo a lui Ilan» continuo, alzo le spalle provando a tirar fuori tutto ciò che provo per convincerlo che gli sto dicendo la verità «anche lui tiene a te» si alza lasciandomi solo nella stanza buia a ripensare alle sue parole. Se prima il letto era il mio unico pensiero ora è l'ultimo della lista.

intertwined - Vybes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora