17. Grace

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"Applicare la colla con un pennellino e assemblare le parti prima dei venti secondi se siliconica."

Ho saltato il pranzo per correre dal ferramenta e recuperare tutto il necessario per aggiustare le carabattole con cui ho invaso la mia scrivania per ricordarmi metterle a posto prima dell'arrivo di Farrell domani sera.

Sono convinta che accetterà l'invito, anche se non ho ancora programmato il menù della serata. La parte più importante, infatti, sarà quella in cui vedrà tutti i suoi souvenir aggiustati sopra la tavola, vicino al suo posto a sedere. La contentezza sarà tale da farlo accontentare di qualsiasi portata gli servirò.

Devo rivelare di non essere mai stata un asso nella cucina: ottima assaggiatrice ma pessima cuoca. Fortunatamente, la compagnia di Martha negli ultimi anni mi è stata di sostegno anche in questi termini. Con pochi e semplici ingredienti, dovrei essere capace di preparare qualcosa di squisito e appetitoso alla vista.

Cerco su google un'immagine del monte Rushmore perché non ricordo se venga prima Jefferson o Roosevelt e i pezzi restanti da aggiustare si fanno sempre meno.

Io credo che sia possibile recuperare tutto, anche quello che apparentemente sembrerebbe non poter funzionare più. Di qualunque cosa si tratti, basta dargli una nuova vita; se non sarà più in grado di assolvere il compito di una volta, perlomeno servirà per altri scopi.

Le statuette ora non saranno più solo un ricordo di viaggio. Magari gli ricorderanno costantemente proprio questo: ci sarà sempre la possibilità di ricominciare, anche se un po' ammaccati.

In tutto ciò, ricordo di non aver ancora risposto alla sua email, ma qualunque cosa mi ha proposto andrà bene, a meno che non abbia completamente stravolto i miei piani.

Come faccio a farlo innamorare del Natale sennò? E, soprattutto, chi mi farà scappare dalle grinfie della mia famiglia il giorno di Natale se non avrò nessun viaggio in Lapponia garantito e un conto in banca quasi svuotato?

Ho lasciato Jonas uscire fuori dalla gabbietta e ora scorrazza felice da una parte all'altra della scrivania.

<<Toccami il Cristo di Rio e ti giuro che dopo quella di Lincoln qui sopra incollerò la tua di faccia>> lo minaccio, ma fortunatamente non sembra ascoltarmi.

Il Signor Poppy, invece, mi osserva da lontano e so che sta confabulando qualcosa contro il mio porcellino d'india, ma farò di tutto affinché non accada.

Devo finire questo lavoro in tempi brevi per poter andare a fare un giro al Rockefeller Center. Avrei voluto farlo ieri ma le cose non sono andate esattamente come previsto.

Un po' me ne rimprovero, ma forse era destino saltare la cerimonia per poter vedere l'albero in vesti più maestose questa sera, che il tempo ci sta graziando con una pausa dalle forti nevicate dei giorni precedenti.

Apro il guardaroba e tiro fuori il mio cappottino speciale rosso per le feste, aderente fino alla vita, da cui cade a campana verso il basso.

Seleziono uno dei tanti caldi maglioncini in lana per la serata, che metterò sopra una maglietta termica, e degli skinny jeans piuttosto pesanti.

Il telefono suona un paio di volte e, una volta sistemata, trovo un paio di messaggi di scuse da parte di Darren per avermi lasciata sola con Farrell e che mi chiede se mi sia ripresa, avendomi vista un po' provata dall'alcol. Che figuraccia! Spero non lo racconti al padre.

Nel frattempo, sul gruppo di famiglia silenziato da tempo Andy sta informando tutti dei dettagli sul suo futuro matrimonio col mio ex: forse non ha capito che farò di tutto per non prendervi parte.

Se mi si chiedesse se l'ho davvero amato, non saprei rispondere. Eravamo nel pieno della fase dell'innamoramento, quando la fiamma brucia e ogni difetto dell'altro è ancora nascosto ai nostri occhi invaghiti.

La nostra non è stata una storia lunga né entusiasmante, nulla a che vedere con quelle che si raccontano al tavolo alle amiche il sabato sera.

Niente colpo di scena, nessun incontro apparentemente scritto nel destino: solo due ragazzi che si alternavano per fare i turni dietro il banco del pesce del supermercato che, alla fine di una serata più stancante delle altre, hanno deciso di fermarsi a mangiare al McDonald e hanno chiuso la serata con un bacio.

Penso che nemmeno un adolescente avrebbe invidiato quel tipo di rapporto, apparentemente privo di alcun tipo di coinvolgimento emotivo. C'era però qualcosa nelle sue mani grandi, nei suoi due metri di muscoli e capelli alla Bob Marley, nel calore dei suoi abbracci e nello sguardo costantemente pieno di desiderio che mi rivolgeva che mi ricordava mio padre e le attenzioni che non ricevevo più da nessuno.

Mia sorella deve aver ritrovato in lui la stessa cosa, oltre che un'ottima cavia per le sue sfilate.

Quando lo conobbe, gli propose di prendere parte a uno shooting per indossare e posare per i nuovi capi di abbigliamento della sua casa di moda. Con una frequenza sempre crescente iniziò a presentarsi nel mio vecchio appartamento, dove lui viveva senza nemmeno pagare parte dell'affitto, pienamente a mio carico, fino a quando, il giorno di Natale, rientrando a casa li ritrovai sul letto, l'una nelle braccia dell'altro, a baciarsi come se nessuno dei due fosse già impegnato.

Completamente senza parole, l'unica cosa che fui capace di fare fu togliere il disturbo: non avrei mai più messo piede in quella casa se non per tornare a prendere tutte le mie cose.

Fu in quell'occasione che scoprii che anche Andy aveva un partner conosciuto durante uno dei suoi viaggi in Texas: non ce ne aveva mai parlato né ho mai visto foto di loro due insieme. Dev'essere proprio un idiota per essersi fidato di mia sorella.

Ritorno al presente, mettendo da parte il passato e guardandomi allo specchio. Come si può trovare qualcuno che ci ami per ciò che siamo se noi stessi siamo i primi a metterci costantemente in discussione?

Ma come potrebbe essere altrimenti quando si è cresciuti in un ambiente in cui non hanno fatto altro che sminuirci, fatti sentire inferiori agli altri e lasciati vivere nella loro ombra?

Mio padre diceva che ci sarà sempre qualcuno migliore di noi; il nostro compito è quello di essere la versione migliori di noi stessi.

E allora, papà, perché io non riesco ad essere niente più che una ragazzetta mai cresciuta che porta a spasso un gatto e un criceto, con un costante e precario lavoro?

A Natale mi innamoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora