Mi è piaciuto davvero molto

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Lord Voldemort: Mi è piaciuto davvero molto

Ero sdraiato sul divano con dei fogli sulle ginocchia e mi stavo impegnando su alcuni schizzi degli Horcrux che avevo creato.

Stare da solo a preparare con cura i miei incantesimi più impegnativi mi rilassava.

Il primo Horcrux che disegnai, fu anche il primo che creai, ovvero il grimorio, detto volgarmente diario.

Mentre abbozzavo le prime linee, ripensavo anche a quanti segreti avevo riversato su quel quaderno, quante scoperte e quanti incantesimi nascosti, quanti studi e formule e quanti disegni e immagini: ne ero stato molto orgoglioso all'epoca.

Mi venne da sorridere a pensare al me di allora, quanto fossi geniale e allo stesso tempo ingenuo, ignoravo tutto di me, eppure ero capace di fare cose straordinarie per un ragazzino di quell'età.

Ritoccai i particolari, feci i chiaroscuri del diario con la punta della matita e mi parve ottimo.

Era un Horcrux che avevo creato molto presto, quando ero ancora adolescente. Non avevo sofferto minimamente allora, non avevo riscontrato alcun problema, era stato poco più di un gioco per me, pericoloso, crudele, ma pur sempre un gioco. Non ci fu alcuna conseguenza fisica, nessuna conseguenza morale, se non quella di esaltarmi moltissimo.

Mi entusiasmai davvero tanto in quella prima occasione, sentii immediatamente il bisogno di crearne subito un altro.

Tornai ad osservare il foglio, lo sollevai leggermente e ci soffiai sopra con attenzione, volò via la polvere di grafite usata per ricreare le ombre.

Cambiai quindi pagina e passai a disegnare l'anello, che era stato il mio secondo Horcrux.

Allora il rito lo avevo svolto in maniera semplice, quasi elementare, poi lo avevo perfezionato sempre di più, mi ci erano voluti anni.

Man mano che ne disegnavo i tratti, li osservavo e sistemavo i particolari, ripensavo alla sua storia, alla sua provenienza, a come avevo scoperto dell'esistenza del suo possessore. Non volevo pensarci, erano ricordi che odiavo, l'anello non lo portavo più proprio per non doverci continuamente pensare, cercai di concentrarmi sulla pagina, tentai di rendere al meglio i particolari della brillantezza della pietra: stava venendo bene.

Quando fui quasi al termine dell'opera però, tornarono prepotentemente i ricordi di quando lo trovai.

Il degrado, la vergogna, la disgrazia di quei momenti, tutto mi innervosiva molto.

Ecco che finii per calcare troppo con la matita e rovinai il disegno, il foglio si lacerò rendendo inutile ogni tentativo di recupero.

Sentii la mano che mi tremava dalla rabbia. Non per il disegno finito distrutto, ma per altro.

Strappai il foglio e lo gettai nel fuoco, poi andai alle finestre, aprii per sentire il vento sulla pelle.

Rimasi lì per diversi minuti a respirare, lo sguardo fisso verso il vento. Lasciando passare il tempo a contatto col mio elemento, l'ansia di distruzione si placava lentamente.

Dovevo finire il lavoro sui miei Horcrux, sapevo che era più importante che perdere tempo a pensare ai miei parenti.

Mi convinsi.

Tornai al mio lavoro.

Gli attimi in cui entrai in quella casa, però, mi tornarono alla mente, la delusione che provai, lo sporco, lo squallore.

Erano ricordi ossessivi.

Mi alzai di nuovo senza nemmeno essere riuscito a toccare il disegno, presi un bicchiere d'acqua e ci lasciai cadere un po' di laudano.

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