Paura dell'amore

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Bellatrix: Paura dell'amore


Restai accanto a lui ad ascoltarlo a lungo.

Mi piaceva sempre molto quando mi raccontava le sue cose, ma sul trio avevo sentimenti contrastanti.

Da un lato volevo effettivamente sapere qualcosa di più su di loro e sul rapporto che avevano col mio maestro, non mi piaceva essere sempre l'ultima arrivata quella che era all'oscuro di tutto.

Da un altro lato, invece, ero davvero gelosissima, avrei fatto volentieri finita che il trio proprio non esistesse per niente.

Dolohov, Nott e Avery, al contrario, esistevano eccome e avevano anche un peso importante nella sua vita.

Lord Voldemort me li raccontò in poche parole.

"Loro, come hai notato tu stessa, sono i fedelissimi, sono come fratelli per me, qualsiasi cosa voglia dire essere fratelli e io lo sono per loro."

Riflettei su quelle parole, probabilmente il trio era meglio che avere veri fratelli di sangue. Pensai alle mie sorelle: una era una reietta, mentre con l'altra ci vedevamo poco, pur volendoci bene.

Mi guardò per un attimo.

"Mi stai ascoltando, Bella?"

"Certo che vi ascolto, maestro, andate pure avanti."

Lui annuì.

"Ci conosciamo molto bene, ci frequentiamo continuamente fin da ragazzi. Ognuno però ha il proprio carattere e quindi sono fedeli a modo loro. Nott ad esempio è sempre equilibrato nelle sue esternazioni, non sopporta i miei eccessi, regge a fatica le litigate tra di noi, cerca sempre di calmare le acque e se non ci riesce, si estranea, si allontana finché le cose non tornano tranquille. Non ama molto lo stress e l'agitazione, pensa sempre di essere al di sopra di tutto e tutti. È un po' l'outsider, se così si può dire."

Sorrise.

Io lo ascoltavo figurandomi i vari atteggiamenti di Nott.

"Lui è piuttosto mondano, mantiene contatti coi purosangue della sua cerchia, pur essendo sempre impegnato con me. Non si farebbe mai i fatti miei così come ha fatto oggi Dolohov. Non è perché non gli interessi nulla, ma pensa che sia meglio che le cose si aggiustino da sole. Si fida ciecamente di me, sa che non voglio che loro interferiscano con le mie cose e lui non lo fa, prende il meglio di me e, quando può, evita il peggio."

Ascoltavo tutto con attenzione, notavo che, nonostante la mia estrema gelosia, mi interessava sapere quali erano i suoi rapporti coi tre.

"Posso farvi delle domande, se mi sovvengono, maestro?"

Lui annuì.

"Vuoi chiedermi qualcosa?"

"No, per ora no."

Allora continuò.

"Se Nott è così, Dolohov è tutto l'opposto. È duro e rigoroso, è l'unico che ogni tanto mi si mette contro, crede di farlo per il mio bene, ma lo fa solo perché pensa di preservare il suo, di bene. Forse è un po' maniaco del controllo. È l'unico con cui mi sono ritrovato a dovermi scontrare duramente per rimetterlo al suo posto. Ha un'avversione totale per tutte le sostanze che prendo, dice che mi rovino il cervello."

Lo guardai mentre si stropicciava gli occhi già sofferenti.

Ci sorridemmo un attimo.

"Dice che la mia mente è un gioiello e io la bistratto. Non ha idea di cosa sente e cosa pensa il mio cervello e come si calma ogni volta che prendo quella roba."

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