Capitolo 2

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Alice's pov

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Alice's pov

In questo primo giorno di navigazione, occupo il mio tempo girando la nave: è enorme.

Lo spazio riservato alla colazione sporge nel finestrini e c'è un grande bancone pieno di cibo.
C'è anche un teatro dove spesso vengono fatti spettacoli serali e ci sono posti infiniti.

Nel pomeriggio, andiamo nella piscina interna dove ci sono tantissimi ragazzi, tra questi ne adocchio uno in particolare.
È molto carino, ha particolarmente attratto la mia attenzione.

Ci guardiamo per qualche secondo fino a quando lui mi sorride, ma penso che l'abbia fatto per la conversazione che stava avendo con la persona Alla sua destra.

Per educazione, decido di ricambiare accennando un sorriso incurvando le labbra.

Il nostro contatto visivo però viene interrotto nello stesso momento: lui viene interrotto da, probabilmente i suoi genitori, ed io dai miei.

"Chi guardavi?" mi chiede mio padre
"Oh, nessuno, ero distratta" mento
"Ma se eri attentissima con lo sguardo"
indaga lui.

Odio quando cominciano a farmi mille domande...e anche se fosse? Non posso adocchiare un bel ragazzo? Mica ci sto andando a letto per dio.

"No ma va, non preoccuparti mi sembrava familiare il volto, ma tutto qui" cerco di liquidarlo e stranamente lui si beve questa mia ultima frase.

***
Dopo alcune ore passate in piscina, usciamo e prendiamo un cocktail che ci gusteremo all'esterno del ponte.

"cosa vuoi Alice?" mi chiedono i miei genitori.
"Mh" ci rifletto su, ma non ci sono dubbi:
"Un crodino gusto arancia grazie mille".

Essendoci molta fila d'attesa, decido di uscire da sola a prendere un po' d'aria fresca e avviso i miei: "Nell'attesa io vado fuori a girare l'esterno, ci vediamo lì"

Loro fanno un cenno di approvazione ed io mi reco fuori.
Mentre sono appoggiata alla ringhiera del ponte esterno, sento una voce dietro le mie spalle.

E di certo, non è la voce dei miei genitori.
"Bella vista, vero?"
Mi volto, perché capisco che la voce si sta riferendo a me, è troppo vicina.

È lui, il ragazzo con cui ho avuto il contatto visivo nemmeno mezz'ora fa.
"Molto" sorrido al ragazzo di fronte a me.
"Giusto, non mi sono presentato, sono Alex"
Mi porge la mano ed io gliela stringo in segno di cortesia.

"Piacere, Alice"
Ci guardiamo.
È la seconda volta che accade in meno di un'ora.
e non parlo di quel "guardarsi" maliziosamente come a volersi strappare i vestiti di dosso.
No.

Ci guardiamo come se, anche se non ci conosciamo, volessimo leggerci dentro, a vicenda.
"Quanti anni hai?" azzardo a chiedere io.
"Piano, piano, una cosa alla volta, non vorremmo mica velocizzare questi 11 giorni.

Poi sono dell'idea che conoscersi con le solite domande del tipo 'che scuola fai?' oppure 'da dove vieni?' siano tutte domande forvianti. secondo me è meglio conoscersi davvero, soprattutto perché il tempo è limitato".

Cavolo se ha ragione, concordo a pieno.
Sono già incantata dal suo modo di porsi.
non è per niente maleducato e spavaldo, è molto sincero e glielo si legge in faccia.
"Perciò adesso te la faccio io una domanda" continua lui.

"Sei disposta a conoscerci, davvero, in questi 11 giorni? Così, senza una motivazione.
È successo tutto per caso, il destino ha voluto che ci incontrassimo, perché tirarsi indietro?"

Beh, ha ragione
Voglio seguire il destino.
"Ci sto" sorrido con gentilezza.

"Bene..." guarda il cellulare per controllare l'orario, lo capisco dal suo viso scocciato che però non fa notare.

"Scusami, è molto tardi, magari ci si becca stasera dopo cena" sorride a mo di scuse.
"Non preoccuparti, va benissimo, il destino sceglierà per noi su dove incontrarci" seguo il suo ragionamento e lui lo capisce dato che sorride, guardandomi ancora negli occhi.

"Esatto, vedo che hai capito cosa intendo"
Ha un bellissimo sorriso, ma questo, lo tengo per me.
"Bene Alice, ci si vede stasera in giro allora"
"A dopo, Alex"

Mi regala un altro dei suoi dolci sorrisi, che io ricambio, si volta e mi lascia di nuovo da sola.
Non esiste più solo la vista marina adesso.
Voglio rischiarmi il destino.

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