Ore 12.00

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ORE 12.00

"Ti avevo chiesto di rimanere in macchina Micio!" sibila Eva. Abbasso la testa come per scusarmi, ma è nella mia natura essere curioso.

Poco prima di raggiungere l'auto, un camion delle poste si ferma nel piazzale davanti alla centrale. Inizio a scalciare per divincolarmi dalla stretta della donna. Lei, ancora arrabbiata, cerca di trattenermi, ma io mi contorco talmente tanto che alla fine è costretta a sciogliere la presa. Mi avvicino al camion nell'esatto momento in cui un giovane postino sulla trentina sta scaricando un enorme pacco con in cima un fiocco rosa. Eva si porta una mano sul cuore e una alla bocca poi, scioccata, ferma il ragazzo e corre in caserma.

In pochi secondi alcuni poliziotti circondano l'ignaro postino che, spaventato, alza le mani in segno di resa mentre le gambe non smettono di tremare a causa della paura. La mia umana e il comandante si avvicinano circospetti al grosso scatolone. Staccano il fiocco e un piccolo bigliettino cade in una pozzanghera scura, bagnandosi. La donna lo raccoglie immediatamente: questa volta non c'è nessun immagine, solo una scritta tondeggiante che io non comprendo.

Con la gola secca e le mani sudate Eva lo legge: "Assassini. Se mi aveste catturato, non avreste ricevuto questo nuovo dono."

La giovane scoppia in lacrime e si gira di spalle per non vedere il contenuto del pacco. Cautamente il comandante lo apre e, con l'aiuto di alcuni uomini, estrae altre due corpi.

Uno dei poliziotti presenti urla nel vedere la prima donna posata senza vita sul terreno bagnato. Si accascia di fianco a lei con il volto atterrito e, anche se la giovane ha il volto sporco di sangue, lui le prende il viso tra le mani. Inizia a baciarlo e, gemendo, la prega di stare con lui.

Il capitano gli posa una mano sulla spalla con fare rassicurante e poi lo aiuta a rialzarsi, chiedendo ad alcuni colleghi di portarlo in centrale per calmarlo.

"Lidia Aracnie, trentasette anni, appena sposata con l'ufficiale Olivieri." afferma il comandante ad Eva. Lei annuisce, ma ancora si rifiuta di guardare i cadaveri. Quando anche la seconda donna è stata tirata fuori, due agenti prendono in custodia lo sbigottito postino mentre altri spostano i corpi emaciati su due barelle per portarli dal medico legale.

Con uno sforzo sovrumano Eva si volta verso il capitano e lui le fa cenno di seguirlo nuovamente all'interno della caserma.

Arriviamo in uno stanzino buio che fa da anticamera a quella che l'uomo ha definito "stanza delle autopsie". Attendiamo circa un quarto d'ora poi un anziano signore esce da quella stanza, ha gli occhiali leggermente storti e i radi capelli grigi sono incollati alla testa a causa del sudore. Prende un fazzoletto di stoffa dalla tasca del camice chiazzato di rosso e se lo passa sul cranio. Chiede se vogliamo entrare o se preferiamo che ci informi ora di come le due donne sono state ridotte. Eva alza la mano tremante e solleva due dita, come a voler dire che preferirebbe la seconda opzione. Lui acconsente e ci conduce in una stanza adiacente più grande e ben illuminata. I presenti, ad eccezione dell'anziano signore, si siedono su dei divanetti sgualciti senza proferire parola. Il medico rompe il silenzio iniziano a descrivere le dinamiche che hanno portato alla morte le due donne.

"Come voi già saprete, una delle due giovani è Lidia, la signora Aracnie."

Eva, come se di colpo avesse ripreso possesso delle sue facoltà mentali, lo interrompe timidamente: "Era un avvocato, vero?"

"Esatto signorina, un avvocato penalista" precisa il dottore. "La causa della morte non è stata difficile da individuare dato che l'arma del delitto ci è stata gentilmente fornita dallo stesso killer"

"Mi scusi, ma cosa intende dire?" chiede nuovamente la donna, impedendo al medico di completare il suo discorso.

"Vede signorina, all'interno di quel pacco non c'erano solamente i corpi tumefatti delle due giovani, ma anche una statuetta in ferro raffigurante una civetta" conclude il dottore.

"Quindi la signora Aracnie è morta perché è stata colpita da un oggetto contundente?" domanda il comandante, alzando le sopracciglia cespugliose.

L'anziano signore asserisce vigorosamente, si sistema meglio gli occhiali da vista e poi continua: "Vedete, un solo colpo alla testa ben assestato ha portato alla frattura del cranio, con conseguente rottura delle ossa; i loro bordi sono quindi penetrati nel cranio stesso, causando un'emorragia. Questo suggerisce che l'omicida abbia delle conoscenze in ambito anatomico e medico, si spiegherebbe così anche l'asportazione dell'utero di una delle precedenti vittime, la signorina Trega se non mi sbaglio" afferma cercando conferma negli sguardi dei presenti. Quando nota che nessuno lo corregge decide di proseguire: "Ah, mi era quasi sfuggito di mente capitano! Ho trovato un bigliettino indirizzato al marito della vittima, la signora Aracnie lo teneva stretto nella mano sinistra."

"Un bigliettino?" domandano in coro il comandante ed Eva. Il dottore esce dalla stanza quasi correndo, qualche secondo dopo le porte della sala si aprono nuovamente e lui rientra, porgendo uno strano pezzo di carta marrone al capitano. L'uomo lo legge e poi sgrana gli occhi, lo passa quindi alla donna e, anche lei incredula, lo passa di nuovo al medico legale.

"Sgualdrina" sussurra la mia umana, "cosa avrà voluto dire?" chiede quasi più rivolta a sé stessa che a un interlocutore vero e proprio.

Il dottore emette un leggero colpo di tosse e guarda nella direzione del comandante come per chiedergli il permesso di descrivere anche lo stato dell'altra vittima. Quest'ultimo gli fa un cenno veloce con la mano e quindi l'anziano signore prende la parola ancora una volta, risvegliando Eva dai suoi pensieri torbidi.

"La seconda donna non è stata attualmente identificata, ma sono fiducioso che in questo momento dei solerti agenti siano all'opera per poter scoprire la sua identità". Quel commento sui suoi uomini deve aver fatto piacere al capitano perché arrossisce leggermente e accenna un debole sorriso.

"In questo caso ho trovato tracce di cicuta all'interno dello stomaco della vittima. C'è però un fatto abbastanza strano: la dose mortale per un essere umano è qualche grammo di frutti verdi, in cui si concentra la maggior quantità di principi tossici.

La quantità assunta dalla donna sarebbe stata sufficiente a provocarle problemi di vario genere, principalmente legati all'apparato digestivo, le avrebbe causato forti cefalee e, successivamente, sarebbe subentrata una parestesia, ovvero un disturbo della sensibilità negli arti.

La morte sarebbe avvenuta nel giro di qualche giorno a causa di difficoltà respiratorie e cardiache frutto di una paralisi ascendente." si ferma e guarda i presenti di sbieco, per assicurarsi che lo stiano ascoltando. I due fanno cenni di assenso e così lui prosegue: "Il fatto strano a cui alludevo prima è che il killer non ha dato la possibilità alla cicuta di fare il suo effetto, è indubbio che la vittima abbia provato alcuni dei dolori appena descritti, ma la morte non è avvenuta per avvelenamento, la donna ha infatti il segno di un arma da taglio che le è stata conficcata esattamente nel lobo occipitale del cervello. Un colpo molto preciso a dire il vero, dubito si tratti solo di un caso fortuito, no, assolutamente no!" ribadisce sbattendo il pugno sul tavolo arancio, facendo sobbalzare i presenti, me incluso. "L'assassino sapeva esattamente dove infilare l'arma!" gesticola animatamente e poi, come se d'un tratto tutte le forze lo stessero abbandonando, decide di sedersi in un posto vuoto accanto ad Eva. Emette un leggero sospiro e, nonostante la temperatura della stanza raggiunga a stento i venti gradi, si fa aria con un opuscolo trovato sul tavolo di plastica.

Si volta verso la donna e, prendendole il braccio con una mano sudaticcia, afferma: "Purtroppo non ho finito, dovete sapere che le dita della mano sinistra di questa vittima sono state tagliate, ad eccezione dell'anulare."

La donna si porta una mano sotto al mento, come se dovesse sorreggerlo, osserva con attenzione tutta la stanza e poi, con un cenno del capo, decide di congedarsi. Dal suo volto, che ha assunto una strana sfumatura verdognola, affermerei con sicurezza che tutte quelle macabre descrizioni l'hanno nauseata, ma il medico non si lascia intenerire perché, nel momento esatto in cui Eva decide di alzarsi per lasciare la caserma, la voce stridula dell'uomo comincia nuovamente a riempire la stanza: "Quanta fretta signorina! Aspetti, devo ancora rivelare un altro fatto! Questi giovani, perennemente di corsa." sbuffa lanciando un'occhiata di intesa al comandante. La donna, che inizia a spazientirsi, picchietta insistentemente con un piede sul tappeto rosso ricoperto da un sottile strato di polvere.

"Le due morte avevano il collo reciso verticalmente, all'interno della trachea sono visibili due carte da gioco: la regina di picche per la signora Aracnie, quella di fiori per la seconda vittima." conclude definitivamente, liquidando Eva con un rapido gesto del capo.

Non appena la donna muove qualche passo incerto io trotterello per raggiungerla.

Le quattro regine [momentaneamente sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora