ORE 16.30
Decidiamo di raggiungere a piedi l'ospedale dato che non dista molto dalla caserma.
Dobbiamo quindi attraversare il centro storico che, avvolto dalla spessa coltre di nebbia lattiginosa, ha assunto un'aria spettrale.
I miei padroni precedenti raccontavano spesso storie di fantasmi la sera, quando, intorno al fuoco, i bambini arrostivano i marshmallow e Maggie strimpellava il violino. Io adoravo ascoltare quella sinfonia di suoni che, fondendosi alla voce del narratore di turno, creava un connubio magico. Ne ero talmente affascinato che, in un primo momento, quei racconti non mi spaventavano neppure.
È stato solo dopo il loro abbandono che il mio muro di solide certezze si è lentamente crepato, permettendo a tutti i sentimenti negativi di entrare e, come tante stilettate, di colpirmi nel profondo dell'animo. È stato come se avessi aperto lo scrigno di Pandora e, fino a quando la fortuna non mi ha sorriso permettendomi di incontrare Eva, ho avuto terrore del mondo che mi circondava.
Rilego quell'amaro ricordo in un angolo tetro della mia mente, concentrandomi nuovamente sull'inquietante foschia. Nonostante senta il cuore martellarmi forte nel petto, per la prima volta dai "tempi bui" voglio farmi forza e cerco di non correre attraverso le stradine lugubri: preferisco stare accanto ai due umani, così da poterli aiutare nel caso in cui qualche strano e inquietante essere soprannaturale, decidesse di sbucare improvvisamente dalla nebbia.
Tuttavia il comandate ed Eva chiacchierano amabilmente senza badare troppo a qualche cristallo di ghiaccio sospeso in aria. Preferiscono discorrere dello stile barocco che contraddistingue l'architettura della città o confrontarsi sulle loro versioni di una leggenda locale che riguarderebbe gli studenti universitari.
Percepisco anche la giovane ridere e sbuffare quando, a causa dell'umidità, i suoi capelli si increspano, creando delle meravigliose ondine scure che fanno pensare al mare in tempesta. Il capitano la osserva per un attimo poi, non comprendendo i problemi della donna, torna a gesticolare vivacemente, cambiando ancora una volta discorso.
Si stanno comportando proprio come due amici di vecchia data e non si curano minimamente dei pericoli che la bruma potrebbe celare.
Quando sono ormai sicuro che, a causa del loro comportamento incosciente, verremo terribilmente uccisi da qualche mostro, scorgo in lontananza l'immensa struttura del policlinico. È un edificio imponente e relativamente nuovo, appena tinteggiato con una vernice bianca talmente brillante che, per pochi secondi, rimango abbagliato.
Appena fuori dall'ingresso, imponenti alberi sempreverdi creano un oasi di riposo per i degenti dei vari reparti: noto un'anziana signora che, seduta su una carrozzina, sta gettando delle briciole di pane a qualche piccione infreddolito; un uomo più giovane, ma che si deve aiutare con un bastone per camminare, sta invece passeggiando con un'infermiera e cogliendo qualcosa da terra glielo porge con un gesto galante.
In ultimo scorgo una bambina che mi ricorda terribilmente Maggie.
Rivedo la mia ex umana nei suoi grandi occhioni color del cielo senza stelle, nei suoi boccoli biondo grano e perfino nel suo vestitino di pizzo bianco. Anche se, purtroppo, un dettaglio inequivocabile mi riporta alla mente la mia dolcissima Maggie: una bombola di ossigeno che, grazie all'aiuto di un carrellino, viene trascinata da un lato all'altro del cortile. Forse, se la bimba fosse ancora in vita, i miei padroni non mi avrebbero abbandonato come un inutile rifiuto sul ciglio della strada ...
Sono talmente assorto nei miei pensieri che non mi accorgo di essere rimasto solo, mentre Eva e il comandante hanno già attraversato le porte scorrevoli, alla ricerca dell'infermiera da interrogare. Emettendo un leggero miagolio di disappunto, varco a mia volta la soglia.
Inaspettatamente, una ragazza con i capelli castani raccolti in una crocchia, mi indica inorridita. Il verso di sbigottimento emesso dalla giovane richiama l'attenzione di vari pazienti che, sbalorditi, mi fissano sgranando gli occhi.
Noto che Eva osserva stupita la scena, poi, mordendosi il labbro inferiore e diventando stranamente scarlatta in viso, si ricorda di trovarsi in un ospedale dove, ovviamente, gli animali non sono ammessi. Con gli occhi bassi per l'imbarazzo, mi prende per la collottola e mi riporta fuori.
Mi fa sedere su una panchina di marmo nero, proprio al centro del cortile e, giocherellando con una ciocca di capelli dai riflessi mori, cerca di farmi capire che io non posso accedere a quel luogo.
"Sfortunatamente per te mio caro, questo non è l'ambulatorio di un veterinario." mi punzecchia con un dito e ridacchia tra sé e sé, come se avesse appena pronunciato la più divertente delle battute. Notando l'espressione scocciata che si è dipinta sul mio muso, emette un leggero colpo di tosse e, obbligandomi ad aspettarla lì, si affretta a tornare dal capitano che, adesso, la sta chiamando.
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Le quattro regine [momentaneamente sospesa]
Mystery / ThrillerUn misterioso omicida lascia sui corpi delle sue vittime un unico indizio piuttosto singolare: una semplice carta da gioco. Ad Eva, una giovane detective privata, spetterà il compito di capire il significato di quelle carte e di catturare così il ki...