ORE 17.00
Un dolce profumo di agrumi si insinua a forza nel mio piccolo naso rosa scuro e, aprendo pigramente gli occhi ancora impastati dal sonno, mi sveglio, guardandomi attorno curioso.
Senza che abbia il tempo di capire l'origine di quell'aroma, una mano nodosa mi accarezza delicatamente il pelo e io, iniziando a fare le fusa, inarco flessuosamente la schiena per cercare di prolungare il contatto con quelle dita che mi stanno coccolando.
Voltandomi quasi di scatto, noto un'anziana signora dai lineamenti marcati che mi sorride incerta, graziose rughe le si formano agli angoli della bocca sottile e le abbelliscono i vispi occhi slavati.
"Hai creato parecchio trambusto prima." dice con voce suadente, indicando il policlinico. Poi, scompigliandosi i corti capelli ramati, continua il discorso: "Devi sapere che gli animali non possono entrare in ospedale, ma tu" afferma puntandomi contro un dito accusatore "sei stato abbastanza sfortunato." conclude buttando indietro la testa e prorompendo in una leggera risata senza malizia.
La guardo senza capire, forse questa donna è una paziente del reparto psichiatrico. Come se mi avesse letto nella mente, mi fissa e, ridacchiando ancora una volta, mi rassicura. "Non sono pazza! Solamente hai avuto la sventura di imbatterti nella mia tirocinante, per poco non le veniva un infarto, povera ragazza." scuote leggermente la testa con fare sconsolato "Lei odia gli animali, è convinta che portino con loro milioni di batteri e di microbi, per non parlare di pulci e di zecche ..."
Miagolo inorridito alla sola idea di avere tutti quei parassiti sul mio corpo e la signora, avendo intuito ancora una volta i miei pensieri, alza gli occhi al cielo.
Probabilmente le piacerebbe raccontarmi ancora qualche aneddoto, ma dei passi rumorosi alle sue spalle la obbligano a girarsi. Guardando oltre la sua figura, scorgo Eva e il comandante che stanno raggiungendo la nostra panchina con fare autoritario.
"Ci dispiace averla fatta aspettare signora Halburg, ma abbiamo voluto parlare anche con il primario. Normale amministrazione." dichiara la mia umana con tono sbrigativo.
"La prego, mi chiami Agnese, la signora Halburg era mia madre!" dice affabile l'infermiera, sorridendo cordiale.
"Come crede." risponde la giovane scrollando le spalle, per poi riprendere il suo discorso.
"Sa perché volevamo parlare con lei, giusto?" e, senza aspettare la sua risposta, continua. "Vorremmo che ci spiegasse cosa è avvenuto esattamente il giorno in cui lei ha trovato il corpo senza vita di Alex Mancuse."
Agnese si rabbuia, ma, decisa ad aiutare la polizia, si stringe nelle spalle e, con la voce incrinata, inizia a raccontare: "Vedete, Alex era stato ricoverato da circa una settimana, non riusciva a respirare e aveva forti dolori al torace. Abbiamo deciso, io e la mia equipe, di fargli tutti gli esami possibili per scoprire quale fosse la causa di questi sintomi, ma la situazione è peggiorata velocemente dato che il bambino ha sofferto anche per un pneumotorace.
Dopo averlo operato d'urgenza, abbiamo capito che il motivo del suo malessere era una patologia abbastanza rara: la linfangioleiomiomatosi o LAM."
Fissa un punto indefinito sulla ghiaia e poi, riportando l'attenzione sui volti di Eva e del comandante, riprende con voce grave: "La LAM, dovete sapere, è una malattia che interessa i polmoni. Si ha infatti una proliferazione incontrollata di cellule muscolari lisce che invadono l'organo.
Molte volte è mortale e, nel caso di Alex, una delle soluzioni terapeutiche possibili era un trapianto. Tuttavia, dopo aver visto alcuni risultati positivi della sperimentazione dello sirolimus in pazienti con la LAM, abbiamo pensato di provare a vedere come il suo corpo avrebbe reagito a queste nuove cure. Gli abbiamo quindi iniettato l'antibiotico."
"È stato il sirolimus ad uccidere il bambino?" domanda il comandante, accarezzandosi i baffi grigiastri.
"Sì e no." sospira sconfortata la signora. "Vede, Alex sembrava rispondere bene a questo antibiotico, solo che ... Una dose troppo potente di sirolimus ha causato danni collaterali nell'organismo del paziente, portando il ragazzo alla morte." conclude abbassando la testa e giungendo le mani come a se volesse pregare per l'anima di quel povero bambino.
Sia Eva che il capitano le poggiano una mano sulla spalla con fare confortante.
"Sono stata io a trovare il suo corpo, al mattino. Ero andata a controllare che fosse tutto a posto, ma poi ho notato la sua posizione innaturale e l'involucro del mazzo di carte ..." non riuscendo più a trattenere alcuni singhiozzi, Agnese prorompe in un silenzioso pianto liberatorio.
La mia umana, vedendo la signora in quello stato, si accuccia di fronte a lei e, porgendole un fazzoletto di carta, le chiede se se la sente di rispondere ancora a qualche domanda.
Asciugandosi sbrigativamente gli occhi, la signora Halburg fa un lieve cenno di sì con la testa.
Per aiutarla a superare questo doloroso momento, mi rannicchio accanto a lei e struscio il mio muso contro la sua coscia.
Eva, osservando la mia reazione e sorridendomi dolcemente, chiede alla donna se, nei giorni precedenti alla morte di Alex ha notato qualcosa di strano e se magari ha formulato un'ipotesi riguardo al significato del mazzo di carte.
Emettendo dei sospiri rumorosi, Agnese scrolla il capo: "Ci ho pensato più volte, ma non ne vengo a capo. Non capisco davvero l'utilità di poggiare sopra ad un corpo un involucro, vuoto per di più. Immagino sia una sorta di pista?" azzarda la signora.
"Magari il killer ha voluto fornirvi un punto di partenza ..." bofonchia successivamente, rimuginando sulle possibili teorie che si potrebbero formulare in proposito.
Poi, con un particolare barlume negli occhi, si ricorda improvvisamente di un fatto a cui, inizialmente, non aveva dato troppo peso: "Essendo ricoverato in terapia intensiva, se mai ci fosse stato qualche segno preoccupante nel corpo di Alex, le macchine a cui era attaccato avrebbero dovuto segnalarlo tempestivamente. Invece non è stato così. In un primo momento abbiamo dato la colpa a un guasto tecnico, ma, adesso che mi ci fa pensare, gli apparecchi hanno smesso di funzionare correttamente solo alcune ore prima della sua morte, quando una donna è entrata per un breve momento nella sua stanza."
Con sguardo indagatore fissa per alcuni minuti Eva. In seguito, grattandosi il mento con fare pensieroso, dice: "In effetti le assomigliava parecchio, signorina!"
La mia umana, fissandola incredula e a bocca aperta, si volta verso il comandante con un'espressione sconcertata. "Non è possibile ..." bisbiglia dopo un lasso di tempo che pare essersi protratto più del normale.
"Ne è sicura, signora Halburg?" chiede il capitano senza distogliere lo sguardo da Eva.
"Sì, caro. Forse però ..."
"Però?" domanda la donna con voce carica di speranza, interrompendo l'infermiera.
"Ecco, il viso è praticamente identico, forse solo la lunghezza dei capelli era leggermente diversa." annuncia, prendendo tra le mani alcune ciocche corvine di Eva, soppesandole. Lasciandole poi ricadere distrattamente sulla fronte della donna, va avanti: "Tuttavia il fisico era differente, non era certo così secco come quello della giovane signorina davanti a me."
Distendendo i muscoli facciali e facendo un grande respiro, Eva si rilassa.
Osservando nuovamente il comandate capisce che, quasi sicuramente, la stessa certezza si è fatta strada anche nella sua mente: qualcuno odia così tanto la mia umana da volerla incastrare a tutti i costi.
STAI LEGGENDO
Le quattro regine [momentaneamente sospesa]
Mistério / SuspenseUn misterioso omicida lascia sui corpi delle sue vittime un unico indizio piuttosto singolare: una semplice carta da gioco. Ad Eva, una giovane detective privata, spetterà il compito di capire il significato di quelle carte e di catturare così il ki...