Ore 16.00

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ORE 16.00

Finalmente, la donna solleva leggermente la testa e mi osserva. Mi rivolge quindi un rapido sorriso e, dopo essersi scossa la polvere dai vestiti, viene a sedersi accanto a me.

Con un gesto meccanico, accavalla le lunghe gambe sinuose e, guardandomi negli occhi, mi chiede scusa per quel suo momento di debolezza e, di conseguenza, per non aver minimamente reagito dopo essere stata accusata. Non comprendo perché dovrebbe giustificarsi con me, ma lei continua a fissarmi e aspetta che io faccia qualcosa. Miagolo più volte e, solo dopo, mi accorgo che una calda lacrima salata le ha rigato il viso diafano.

Portandosi una mano al volto, la asciuga velocemente come se temesse che potrebbe risultare ancora più fragile di quanto già si senta.

Decide poi di raccontarmi come mai non è riuscita a difendersi quando Andrea Cavalieri l'ha incolpata degli omicidi.

"Sai Micio, quando quell'uomo mi ha accusata, ho avuto un tremendo déjà-vu.

Vedi, prima che venisse ucciso, mio padre era un famoso avvocato. Era riuscito a far incriminare parecchi criminali e, naturalmente, si era creato una cerchia molto ampia di nemici.

Io, a quei tempi, lo detestavo, non era mai a casa e, quelle poche volte che era presente, litigava sempre con mia madre."

Incurva leggermente le spalle e incrocia le braccia sul petto, come se dovesse difendersi da qualcuno, quando in realtà sta solo combattendo con un ricordo ancora troppo doloroso.

"Non ti voglio annoiare con troppi dettagli" prosegue Eva con un tono di voce più flebile e roco. "Ti basti sapere che, nel giro di qualche mese, riuscì ad inimicarsi un malvivente molto furbo, che godeva anche dell'appoggio di alcuni poliziotti e avvocati corrotti. Grazie a queste conoscenze, ordì una vendetta contro mio padre dato che lui era riuscito a condannarlo all'ergastolo.

Solo che non volle castigare lui direttamente, ma fece in modo che fossi io ad essere accusata. Mio padre conosceva molti ufficiali, uno di questi era un suo caro amico. Caso volle che, costui, era anche un secondino che prendeva mazzette da questo criminale. Così, una sera che lo invitammo a cena casa nostra, lui riuscì, con un sotterfugio, a nascondere della droga in camera mia. Qualche giorno dopo bussarono alla nostra porta dei carabinieri con un mandato di perquisizione, dicendo che avevano avuto una soffiata da una fonte attendibile. Come era prevedibile, trovarono l'eroina e la colpa ricadde su di me. Fu un duro colpo per mio padre, sia psicologicamente che professionalmente: per un avvocato così noto, avere una figlia che spacciava era inammissibile. Solo mia madre e il mio fidanzato credettero alla mia innocenza." fa una pausa e, con le dita, comincia a tormentare il suo povero anello impreziosito da alcune pietruzze bluastre. Dopo aver corrugato appena le sopracciglia, continua con il suo racconto: "Feci anche qualche settimana in prigione, ma poi un uomo decise di aiutarmi. Riuscì a provare che quelle accuse erano solamente un orrido imbroglio ai danni del giudice e così io venni scagionata."

Si ferma e un timido sorriso le fa incurvare leggermente gli angoli della bocca, mentre gli occhi le brillano quasi di luce propria. Sembra voglia aggiungere ancora qualcosa, ma viene interrotta da dei pesanti passi rumorosi che si stanno avvicinando alla cella.

Con un forte cigolio, la porta si apre, rivelando la corporatura imponente del capitano.

La donna lo fissa incredula, in un impeto di felicità gli corre incontro e, muovendogli energicamente una mano, gli domanda se Andrea Cavalieri ha ritirato quelle false accuse a suo carico.

Abbassando leggermente il capo, il comandante fa segno di no con un dito. Il sorriso di Eva scompare per un istante, ma, decidendo di non voler cedere allo sconforto, chiede se, magari, potrebbe essere comunque informata non appena si saprà qualcosa in più sul caso.

Il capitano, emettendo una debole risata soffocata, le comunica che, per il momento, è in libertà vigilata: questo significa che potrà riprendere le indagini, a patto che un poliziotto la accompagni sempre nei suoi spostamenti.

"Ovviamente è solo una formalità dato che ritengo che quelle incriminazioni siano solo delle calunnie." dice sorridendo benevolo alla mia umana. La informa poi che, tra qualche minuto, partiranno insieme alla volta del policlinico per interrogare la donna che ha trovato il corpo di Alex Mancuse.

Forse, così facendo, l'infermiera potrebbe fornire una pista, o comunque qualche dettaglio, grazie al quale Eva potrebbe venire definitivamente scagionata.

Le quattro regine [momentaneamente sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora