Il giorno successivo, Peter mi mostra dove si trova casa sua, che è a 10 metri dalla scuola e mi verrà molto semplice arrivarci.
Finite le lezioni stavo tornando nella mia camera di dormitorio ma wualcuno mi ferma con l'auto e vedo che alla guida c'è mio padre.
"Salta su, tesoro. Oggi mi hanno dato la giornata è finita prima del previsto e sono venuto a prenderti per fare un giro prima di riportarti al dormitorio, ti va?" Mio padre è sempre imprevedibile.
"Certo che mi va, papà".
Gli racconto tutto della scuola e della nuova notizia del tutor.
"Sono contento che finalmente qualcuno si sia accorto di questo tuo 'problema' e prenda provvedimenti. Lo dico soprattutto per te." A me inizia a non dispiacere più di tanto: dentro di me è cresciuto anche un senso di curiosità. Da fuori, casa sua è splendida: grande e piena zeppa di piante.

Arrivata a casa pranzo velocemente e preparo tutto ciò che mi serve per il pomeriggio. Verso le 4:00 sono già pronta e decido di arrivare a casa di Peter a piedi. Appena arrivo davanti al cancello di casa sua, rimango ferma due minuti a contemplare la bellezza di quella casa. Non che la mia fosse una catapecchia, anzi è una villetta verso la periferia molto spaziosa e accogliente. Mio padre ci tiene molto. Ma la sua aveva un non so che di particolare, che mi ha colpito particolarmente.
Suono il campanello e sento rispondere una voce maschile che dice "Prego, entra pure!"
Arrivata davanti la porta di casa di Peter, lo vedo spuntare con un paio di pantaloncini morbidi fino al ginocchio, che mostravano tutti i suoi bei polpacci e una maglia leggermente aderente. Un ciuffo riccio ma ben sistemato, color cioccolato, regnava nella suo capo e quegli occhi: o Dio benedetto, fa che non svenga davanti a quegli occhi cristallini. Sembrava di intravedere il mare in quell'azzurro infinito. Mi perdo per un attimo a scrutarlo e poi lo saluto con un sorrisetto e lui ricambia.
Entrata in casa, è 3 volte meglio di fuori: parquet in tutte le stanze e luci incassate nelle pareti.
Mi porta in una stanza che ha tutta l'aria di essere il suo regno: schermo ultra sottile 65 pollici, PS4 e una sfilza di giochi con nomi improponibili. Due poltrone e un divanetto, che facevano venir voglia di scravaccarsi e mangiare schifezze fino al vomito e un frigo, una dispensa e un tavolo con delle sedie.
"Vieni, accomodati. Spero ti piaccia la mia sala cinema."
"Eccome, se mi piace. È fantastico qui!"
"Mi fa piacere. Adesso però mettiamoci a studiare e poi, se vuoi, possiamo anche vedere un film."
"Ma se hai solo videogiochi qui!" Dico, curiosa di vedere dove fossero questi film.
"Oltre ad avere sky, ho anche questo." prende un telecomando e sposta la dispensa. Dietro di esse c'è tutto ciò che potessi sognare: avrei regalato 10 anni della mia paghetta pur di avere tutti quei dvd di film: tutta la saga di Harry Potter e Hunger Games, Superman, Batman, Iron Man, i Fantastici 4 e tanti altri che conoscevo e non conoscevo. Ho gusti un pò maschili per quanto riguarda i film, ma mi hanno sempre appassionato i supereroi. Quegli uomini comuni che diventano dei paladini della giustizia. Ho sempre voluto essere Wonder Woman, Cat Woman o la Donna Invisibile. Ho sempre avuto l'indole di salvare il mondo dal male e riportare la pace ed è una delle cose che cerco di fare nel mio piccolo.
Iniziamo a studiare e mi stupisco di quanto riesca a imparare in poco tempo grazie a una specie di ritmo, ribattezzato "RMDC: Ritmo Memorizzatore Della Chimica". Geniale. È facile da imparare, ma difficile da spiegare a parole e infatti ogni volta che parlava mi incantavo, ascoltavo ogni sua parola. La sua bocca che si muove a un ritmo lento e costante, come se ballasse. Tutto sembrava più semplice, più lineare. Tutto più adatto a me.
Finiamo di studiare alle 7:30 di pomeriggio e Peter mi chiede
"Che ne diresti di andarci a prendere qualcosa al Joe's?"
"No, va be. Chi te l'ha detto? Brian, vero?" Rispondo, stupefatta.
"Cosa avrebbe dovuto dirmi Brian? Non capisco." Chiede lui, titubante.
"Che Joe's è il mio ristorante preferito! Che ci vado sempre con mio padre o con Miri e Bry."
"No! Ma davvero!? È anche il mio ristorante preferito! Ci vado quasi sempre con i miei!"
"Questa si che è una coincidenza interessante." Rispondo, sorpresa.
Joe's è un locale stile shabby - chic che mi piace da morire. Lì, mio padre si dichiarò a mia madre e dopo 2 anni, sempre lì, gli chiese di sposarlo. Che cosa curiosa. Quando entro mi sento bene e non ho nemmeno un attimo di malinconia. So che lì i miei avevano passato gli attimi più belli della loro storia d'amore e questo mi rende molto felice. E la cucina è squisita.
"Allora, accetti?"dice, impaziente.
"Emm... lasciami esprimere nel modo migliore, ci conosciamo da poco meno di 2 giorni e fino a ieri mi sembravi un emerito stronzo, quindi preferirei non dare troppo disturbo e poi non so nemmeno se hai.."
"Una ragazza? No. Non starei qui con te se l'avessi. Quindi, prendere o lasciare?"
"Ok, accetto."
"Andiamo di sotto a prendere la mia machina, allora. È in garage."
Faccio un cenno con la testa e poi ci avviamo verso il garage.
I miei occhi si illuminano alla vista di quella BMW nera fiammante. È luccicante e non ha nemmeno un graffio.
"Ora capisco perché mi hai detto di non avere una ragazza: tu non ce l'hai in carne ossa, ma hai un'auto che sembra trattata come una principessa." Dico, ridendo.
"Hahaha si lo so. Sono un po esagerato quando si tratta di tener pulita la mia macchina. Ci tengo molto. È un regalo di mia sorella che vive in Svizzera. La vedo pochissimo e la mia macchina me la fa ricordare." Dice, un po' malinconico.
"Oh, che dolce." Rispondo, con una vocina infantile.
"Non ti ci abituare. Sono una persona abbastanza riservata."
"Signor, si, signore!" Rispondo, imitando il gesto di saluto militare.
"Hahahhahaha! Mi fai morire, piccola peste." Dice, tra le risate.

3° capitolo! Fatemi sapere se preferite capitoli più lunghi o cosi vanno bene.
Baci! :*

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