La Fuga Silenziosa

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Ogni giorno, tornare a casa era come entrare in una gabbia. La porta si chiudeva dietro di me con un suono secco, come a sottolineare che ormai non c'era via di scampo. La casa, che avrebbe dovuto essere il mio rifugio, era diventata un campo di battaglia. A ogni passo, mi sentivo sempre più soffocato, più invisibile. Ogni giorno, mio padre e mia madre non facevano altro che ricordarmi quanto fossi un fallimento, quanto dovessi fare di più, essere di più. E Clara, la loro "figlia perfetta", mi guardava da lontano, sempre più distante, come se la mia sofferenza fosse solo una scena da osservare, senza nemmeno il minimo interesse a cambiarla.

Avevo ormai imparato a sopportare, ma dentro di me qualcosa stava cambiando. La solitudine era diventata una compagna costante, ma la paura di rimanere intrappolato in quella vita senza via di uscita era ancora più forte. Un giorno, però, successe qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Fu un piccolo gesto, una parola, un incontro che mi aprì gli occhi.

Era una sera come tante altre. Tornavo a casa con la sensazione di essere già stanco, di non farcela più. Ma quella volta, sulla strada per casa, incrociai per caso alcuni ragazzi. Erano giovani, pieni di vita, e ridevano tra loro come se nulla al mondo potesse toccarli. Eppure, uno di loro mi notò. Mi guardò, non con gli occhi della pietà, ma con curiosità. "Ehi, tu sei Marco, vero?" mi chiese con un sorriso genuino. Per un attimo, rimasi spiazzato. Nessuno mi aveva mai parlato così, senza pregiudizi, senza giudicarmi. "Ti va di venire con noi? Stiamo andando a fare una cosa divertente."

Non lo sapevo ancora, ma quella domanda cambiò tutto.

Quella sera, fui per la prima volta in tanti anni libero, per un po'. Non dovevo essere il figlio che deludeva i genitori, non dovevo essere il fratello invisibile, non dovevo essere nessuno. Ero solo Marco, un ragazzo che, per una volta, si stava godendo la vita. Quella sera mi fece capire che forse c'era qualcosa di più, che forse un giorno avrei trovato il coraggio di cambiare, di andarmene da quella casa che mi faceva sentire meno di niente. La mia fuga era iniziata in quel momento, ma ancora non sapevo dove mi avrebbe portato.

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