La Giocata

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Era una di quelle giornate che sembravano nate per essere sprecate nel miglior modo possibile: il cielo limpido, il caldo che ti faceva sentire vivo e, soprattutto, il cortile libero. La nostra arena. Io e i miei amici non avevamo mai bisogno di molto per divertirci, solo un pallone, un po' di spazio e una buona dose di sana pazzia. E quel giorno, il cortile era tutto nostro.

Ovviamente, non ci preoccupavamo minimamente di chi potesse sentirci o di chi potesse lamentarsi. Se c'era qualcuno che non amava il suono del pallone che rimbalzava contro il muro, o le nostre grida di gioia e frustrazione, bene, potevano benissimo mettersi gli auricolari. Noi eravamo troppo occupati a fare casino, a ridere e a tirare calci alla palla come se non ci fosse un domani.

Ogni volta che un pallone andava a finire contro la finestra del vicinato, noi esplodevamo in una risata collettiva. E più qualcuno si lamentava dal balcone o dalle finestre, più facevamo il doppio del rumore. Perché, si sa, non c'è niente di più divertente che provocare un po' di caos nei pomeriggi estivi. Era un gioco, una sfida silenziosa con i vicini. E noi vincevamo sempre, anche se la nostra vittoria non era altro che una serie di urla e risate mentre il pallone volava tra i piedi di tutti.

Una volta, mentre cercavo di fare una rovesciata (che ovviamente non andò come speravo), il pallone volò dritto contro la finestra del vecchio signore del piano di sopra. Lui si affacciò, con quel suo volto scontroso, e ci urlò: "Ragazzi, smettetela di fare tutto questo casino!" Ma invece di fermarci, ci guardammo e, come per un segno divino, tutti insieme gridammo: "Scusa, non volevamo disturbarti!" e riprendemmo a giocare, più rumorosi di prima.

Ogni tiro era più forte, ogni passaggio più veloce, come se fosse una sfida tra noi e il mondo. E più ci lamentavano, più la partita diventava intensa. Le risate erano così forti che alla fine nessuno ci poteva più dire nulla.

Alla fine della giornata, sudati e stanchi, ci fermammo. Ma non perché qualcuno ci aveva detto di smettere. No, era solo perché la luce stava calando e il cortile cominciava a sembrare meno invitante. Ma sapevamo che il giorno dopo sarebbe stato lo stesso. Un'altra partita, più casino, più risate. E per noi, niente sarebbe cambiato.

la luce nel buio  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora