chapter eighteen

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pov Leyla
Mi sveglio con il sole che entra dalla finestra, illuminando la stanza con una luce calda. È giovedì, il mio giorno libero, e posso rilassarmi un po’. Guardo l’orologio: sono le nove passate. Mi stiracchio e prendo il telefono dal comodino. C’è un messaggio di Nicholas.

“Quando ieri sera Cooper se n’è andato da casa mia, mi ha detto solo ‘stai attento, Nicholas’. Ho chiesto cosa volesse dire, ma non ha risposto e se n’è andato.”

Il cuore mi batte più forte. Che cosa avrà voluto dire Cooper? Mi alzo in fretta e vado a controllare se mio fratello è in casa. La sua stanza è vuota, il letto intatto. Ricordo che oggi lavora, quindi non è qui.

Prendo il telefono e chiamo subito Nicholas. La linea squilla a lungo prima che lui risponda.

"Ei piccola,” dice, la sua voce calda e rassicurante.

“Buongiorno Nic,” rispondo, cercando di mantenere la calma. “Perché pensi che Cooper ti abbia detto di stare attento?”

C’è un momento di silenzio dall’altra parte della linea, poi Nicholas sospira. “Penso che Cooper sappia bene che tra noi c’è qualcosa,” dice lentamente.

Rimango in silenzio, riflettendo sulle sue parole. Ha ragione. Cooper ha sempre avuto un sesto senso per queste cose. “Penso che tu abbia ragione,” dico infine.

Appena termino la chiamata con Nicholas, decido che è il momento di uscire a fare la spesa. Mi sento un po’ stanca, ma una doccia veloce dovrebbe rimettermi in sesto. L’acqua calda scorre sulla mia pelle, lavando via la stanchezza e i pensieri della mattina. Mi asciugo rapidamente e mi vesto con abiti comodi.

In cucina, preparo una colazione semplice: un caffè nero e una fetta di pane tostato con nutella. Mentre mangio, la mia mente vaga, ripensando alla conversazione con Nicholas, ma scuoto la testa, cercando di non pensarci troppo.

Finita la colazione, prendo le chiavi della macchina e la lista della spesa. Chiudo la porta di casa dietro di me e mi dirigo verso l’auto parcheggiata nel vialetto. L’aria fresca del mattino mi avvolge, e per un momento, mi fermo a respirare profondamente, godendomi la tranquillità del momento prima di immergermi nel caos del supermercato.

Salgo in macchina e metto in moto. La radio si accende automaticamente, riempiendo l’abitacolo con una melodia familiare. Guardo lo specchietto retrovisore e vedo il mio riflesso: occhi determinati, ma con una leggera ombra di preoccupazione.

Il tragitto verso il supermercato è breve. Parcheggio l’auto e prendo il carrello, dirigendomi verso l’ingresso. La luce fluorescente del supermercato mi accoglie, e inizio a percorrere i corridoi, seguendo la lista della spesa.

Alla cassa, scambio qualche parola con la cassiera, una signora gentile che vedo spesso. Pago e carico le borse in macchina, pronta a tornare a casa. Il sole è alto nel cielo, e mi sento grata per questa giornata semplice ma piena di piccoli momenti di serenità.

Apro la porta di casa con una mano, mentre con l’altra cerco di non far cadere le buste della spesa. Appena entro, il profumo familiare dell'a ppartamento mi avvolge. Posiziono le buste sul tavolo della cucina e mi tolgo il cappotto, appoggiandolo sulla sedia più vicina.

Inizio subito a sistemare la spesa: metto il latte e le uova in frigo, la pasta e il riso nella dispensa. Ogni movimento è automatico, quasi meditativo. Mi piace avere tutto in ordine, mi dà un senso di controllo.

Una volta finito, mi dedico alle faccende domestiche. Passo l’aspirapolvere in soggiorno, spolvero le mensole e riordino il divano. La casa è silenziosa, interrotta solo dal ronzio dell’aspirapolvere e dai miei pensieri che vagano.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 7 hours ago ⏰

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