Aprii la busta, svogliatamente.
Contemporaneamente il mio cellulare vibrò:
Sconosciuto ; Ore 13:40
"Spero tu abbia ricevuto l'invito. Sappi che non mi importa degli altri, ma solo che ci sia tu.
Abbracci, ma sopratutto baci, Hendrik :*"
-"Ehw."- Spostai il mio sguardo dallo schermo e lo riposai sulla busta, il cui contenuto non era stato ancora tirato fuori. Infilai la mano, una cartolina color terra di Siena, molto spessa, era bruciata ai lati, dando un antico e raffinato effetto "pergamena". Mia madre era davanti a me, sentivo la sua impazienza mista a cuorisità, nell'aria. Lei amava quel ragazzo. Stranamente, non ci urlavamo addosso da giorni, così evitai di dirle quanto mi pesasse la sua presenza, in quella stanza.
-"Leeggi, dai!"- Disse, con il suo solito tono scortese. Alzai il mio sguardo infuocato e glielo rivolsi contro. Mi schiarii la voce, per poi leggere:
"Egreggissima Roheline Petrov, lei è ufficialmente invitata al ventesimo compleanno del Signor Hendrik Tamm, che si svolgerà domani sera, dalle ore 19:00, presso la sua reggia, in Viale delle Rose n 4. È pregata di portare con sé chiunque lei voglia, purché si presenti alla festa. Una limousine passerà a prenderla alle ore 18:30..."- Spalancai la bocca, per poi scorgere mia madre che cominciava a saltellare contenta. -"No, questo è troppo. Non lascerò che nessuno mi faccia scorrazzare per Tallinn, dentro una limousine! Ma poi chi si crede di essere, come se pensasse davvero che andrei a quella..."-
-"Oh, sì che ci andrai! Adesso continua a leggere!!!"- Sembrava la storia di Cenerentola, al contrario. E poi, Hendrik, aveva solo l'aspetto di un principino viziato ed io non ero certo una principessa in cerca del principe azzurro. Diamine, quel ragazzo si sarebbe dovuto svegliare.
Prontoo?! Siamo nella vita reale, non in una stupida favola!
-"Sono richiesti un abito aderente e dei tacchi. Cordiali saluti, (E scuse personali), Maggiordomo Tamm."-
In quanto ad abiti si era ricordato del ventunesimo secolo e aveva accantonato la lettera fiabesca.
Buffo, no? No.
Mi sarei presentata in scarpe da tennis.
Aspetta, cosa? Io non mi sarei presentata!
-"Liine, tu ci andrai. Devi farlo! E poi hai visto quel ragazzo? È così..."-
Non dire adorabile, non dire adorabile, non dire adorabile. -"Bello..."- Ah.
-"E adorabile!"- Ragazzi, che vita. Sospirò per la seconda volta, proprio come un'adolescente.
-"Basta, ora lo chiamo e gli dico che non se ne fa niente."- Presi il cellulare e mia madre lo bloccò. -"Mamma, lascia il telefono."-
-"Non puoi farlo, andiamo! Non hai nemmeno uno straccio di amico, ti sei mai chiesta il perché?!"- Quelle parole bruciarono nella mia gola, mentre faticavo per mandarle giù. Come si permetteva? Non sapeva niente di me.
Riuscii a sfilare l'aggeggio elettronico dalle sue mani, per poi allontanarmi tanto quanto bastava per poter telefonare al festeggiato.
Primo squillo. Mia madre stava urlando.
Secondo squillo. Ma Hendrik come aveva avuto il mio numero?
Terzo squillo. Mia madre urlava ancora.
Quarto squillo. Feci un cenno a mia madre di starsi zitta, quando finalmente qualcuno rispose.
-"Amore!"- Sentii urlare dall'apparecchio.
-"Hendrik..."- Roteai gli occhi, alzando lo sguardo al cielo.
-"Mi raccomando, voglio qualcosa che ti risalti al meglio."-
-"Io non verrò. Perciò comincia a parlare con il tuo cocchiere per dirgli che non lavorerà domani sera, almeno per conto mio."-
Mia madre, nel frattempo, faceva gesti incomprensibili e straordinariamente originali, probabilmente su quanto io fossi stupida, ai suoi occhi, su una scala da 0 a...Hendrik. Okay dai, forse sto un po' esagerando...
-"In realtà, è per conto mio"-
-"Fa lo stesso"- Sbottai.
-"Niente limousine, okay... Una Mercedes?"- Tentò lui.
-"Ma per chi mi hai presa, una Barbie? Non mi compri."-
-"Roheline, è il mio compleanno... Puoi venire come vuoi e portare chi vuoi, okay?"- Fece una pausa, aspettandosi che parlassi. Poi continuò. -"Tranne Kailee."- Sbuffai, annoiata. Nel mio cervello si era appena accesa una lampadina.
-"L'invito era chiaro, posso portare chi voglio."- Risposi, sfacciata. -"Io porterò Kailee."- Non solo perché fosse la mia ex migliore amica, ma perché l'idea di infastidirlo mi divertiva. Rimase a pensarci un attimo, poi sospirò.
-"E va bene, tutto quello che vuoi."-
-"Non te, questo è certo."-
-"Lo vedremo."-
-"Lo vedrai."- Dopodiché, riattaccai.
-"L'avevo detto che ci saresti andata!"- Disse mia madre, entusiasta.
-"Oh, ma sta zitta"-Sorrisi leggermente, per poi dirigermi in camera mia, lì dove scrissi un messaggio:
Roheline Petrov; Ore 15:03
"Kailee, vediamoci al centro commerciale tra mezz'ora. Porta dei soldi con te. "
Era una ragazza benestante, poteva permetterselo. Posai il telefono nella tasca dei miei pantaloni, per poi dirigermi verso le scale e scendere al piano di sotto. Mia madre aveva un sorriso smagliante, soddisfatto. La ignorai, spiegandole soltanto che sarei andata a comprare qualcosa per la festa. Mi diede dei soldi, di cui non avevo bisogno, dato che avevo dei risparmi, ma li accettai comunque.
Arrivata al centro commerciale, faceva molto caldo. Era già passato qualche giorno dall'inizio di Aprile, e l'aria era tipica della nuova stagione alle porte. Indossavo solamente una maglia ed una felpa, senza bisogno di giacche o cappotti, e dei jeans. Quando arrivò Kailee, non potei evitare di notare quanto, per lei, Primavera sia stato sinonimo di Estate. Indossava dei pantaloncini cortissimi, una maglietta a maniche corte e degli stivali in pelle massiccia. Solamente guardandola, mi sentii rabbrividire.
-"Ehi!"- Urlò, abbracciandomi. Era bollente.
-"Sicura di stare bene?"- Le chiesi, quasi preoccupata.
-"Sto benone! Facciamo shopping?"- Era eccitata.
-"Hai da fare domani sera?"-
-"No, perché?"- Analizzò a lungo l'espressione del mio volto.
Le spiegai tutta la situazione, mentre camminavamo lungo l'enorme ingresso del centro commerciale. Quel posto era davvero accogliente ed enorme, a due piani. Al suo interno, vi erano 342 negozi diversi, mentre all'esterno altri 15 ristoranti, ognuno differente dall'altro. A quanto pareva, non solo io amavo quello indiano, giapponese, canadese o italiano, dato che erano sempre super affollati.
Entrammo attraverso la porta elettronica, che si aprì automaticamente quando ci avvicinammo. L'interno era tutto in marmo e pietra, sui toni del blu e del crema. L'odore di pulito sovrastava le chiacchiere della gente intenta a camminare.
-"Assolutamente no!"- Urlò Kailee, piantando i piedi a terra, alla fine del mio racconto.
-"Daii, non puoi lasciare che vada da sola!"-
-"Ma se non ci vuoi nemmeno andare! E poi hai forse dimenticato che io e lui siamo stati insieme?"-
Non lo avevo dimenticato, avevo solo... Sorvolato quel dettaglio, ecco.
-"Dai, sarà una bella festa,credo... Ci saranno tanti invitati, non lo incontrerai nemmeno!"- Le dissi, facendo gli occhioni dolci.
-"Ti odio"- Disse, per poi sorridere.
-"Aww, grazie!"-Erano già le 18:30, quando mia mamma urlò dal piano di sotto che era ora di andare. Ero davanti a quello specchio ormai da una ventina di minuti: mi sentivo a disagio. Il vestito che Kailee mi aveva obbligato a prendere era parecchio aderente, anche se solo sulla parte alta, corto e come se non bastasse anche scollato. Non ero del tutto magra, non avevo molte curve, ma quel vestito mi valorizzava, almeno un po' più del solito. Era solo, un po' troppo... In tutto.
Sulla questione tacchi, almeno, la spuntai, potendo indossare le mie Converse nere, in tinta con il corpetto del vestito, che subito dopo scendeva morbido in un color smeraldo.
Quando scesi, Kailee ed il suo striminzito vestito nero in pizzo, erano già ad aspettarmi.
Arrivammo sul posto nel giro di trenta minuti, accompagnati dal padre della ragazza. La casa brillava, cosparsa di piccole luci bianche ad intermittenza, ed era piena di addobbi e festoni sempre dello stesso colore. Il giardino era tranquillo, curato e pieno di fiori, proprio come lo era la prima volta che lo avevo visto.
Hendrik ci aspettava sulla soglia della porta, in un elegante smoking nero. Aveva i capelli castano chiaro fissati e sistemati, le labbra dischiuse. I suoi occhi brillarono, quando passarono prima su Kailee e poi su di me, bloccandosi. Sorrideva, in modo brillante e felice.E dovevo ammetterlo, era bellissimo.#Roowolf
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Non sono l'eccezione dei libri. {In Correzione}
SonstigesRoheline Petrov, 17 anni. Vive a Tallinn, capitale dell'Estonia, sotto la responsabilità di una madre dittatoriale e di un padre perennemente assente. In un gelido pomeriggio d'inverno, però, il ritrovamento di qualcosa potrà cambiarle la vita. " L...