20. Non riesco a vedere niente.

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Ignorai la sua predica sul nascere e risposi, con sguardo accigliato:
-"Quali foto?"-
-"Non ti importa."- Rispose di getto, mentre sistemava dei fiori in dei vasi, muovendosi tremante per la cucina.
-"No, no, frena. Hai detto il mio nome."- Dissi avanzando verso di lei, saltellando ancora sulla scarpa slacciata.
-"Non sono affari tuoi, Roheline. Discorso chiuso."-
-"No, non è chiuso il discorso. Adesso voglio saperlo."-
-"No. Basta, non fare la bambina."-
-"Sei tu che stai giocando. Parlavi di una scatola?"-.
Aveva finalmente frenato la sua improvvisa passione per l'abbeveraggio dei fiori, così da potersi fermare di fronte a me, ancora con un vaso in mano. Era in cristallo e aveva delle decorazioni in vetro particolari. Al suo interno vi erano stati messi in dell'acqua dei fiori bianchi, magenta e lilla, dalla corona molto ampia e dai petali sottili. Il loro stelo, privo di spine e di un acceso e vivido verdastro, fuoriusciva strabordando di foglie. Distolsi lo sguardo e continuai a guardare mia madre, in cerca di risposta.
-"Cosa hai sentito?"-
-"Chi era?"-Bucai le sue pupille con il mio sguardo, ormai serio.
-"Era una mia amica, tanto non la conosci."- Riferì duramente.
-"Chi? C'entra David, non è vero?"-
-"Ho detto che non la conosci."-
-"Magari voglio sapere il nome!"-
-"Magari non importa che tu lo sappia!"-
-"Perché?! Perché continui a trattarmi da bambina?!"- Urlai. -"Perché continui a tenermi all'oscuro di tutto?!"-
-"Ti impicci sempre, quando non ti deve interessare!"-
-"Riguardava me! Sono fatti miei! Non puoi fidarti di me?!"- Alzai ancora di più la voce, con gli occhi che minacciavano di farmi offuscare la vista.
-"No, non te ne devi preoccupare, Liine..."- Si avvicinò, con cautela. -"Non è nulla, è solo una vecchia scatola di foto. Niente di cui ti debba preoccupare."- Ripetè ancora.
-"È quella con la V sopra, non è così?"- Vidi il volto di mia madre impallidire.
-"Cosa? No, assolutamente, di cosa parli?"- Ho fatto centro. Cos'aveva quella scatola di tanto speciale?
-"Tempo fa ho trovato una scatola, era di un certo Vijra, o qualcosa del genere. Il nonno di Jamie parlava in maniera strana, come stai facendo tu."-
-"Non è possibile. Tu come sai queste cose?"- Chiese, improvvisamente.
-"Non risponderò alle tue domande se tu non risponderai alle mie. Cosa sta succedendo?"-
-"Nulla, Roheline, nulla. Parlami di quelle foto."- Si avvicinò e mi strinse il braccio, spostando il vaso su una sola mano.
-"N-no. Io... perché è così importante?"-
Scoppiò a ridere. -"Nessuno ha detto che lo è. Dove le hai trovate?"-
-"Basta così."- Fissai il braccio che stava stringendo sempre più forte. -"Lasciami."-
-"Dimmelo."- Strinse ancora la presa, il braccio divenne rosa e poi bianco.
-"Lasciami ho detto!"- Gridai, quando fu quasi del tutto attaccata a me. Mi voltai di scatto e l'unica cosa che sentii fu come se il tempo si fosse fermato, come se il vetro di un orologio si scheggiasse. Come se si frantumasse in un milione di cocci di vetro, all'improvviso. Ma solo poco dopo mi resi conto che non era un orologio in frantumi, ma il vaso di poco prima, ormai distrutto, sul pavimento. Lo avevo urtato, forse, e adesso lo fissavo con la mano davanti alla bocca. Ops?Non che non avessi dei buoni motivi per farlo, ma non potevo crederci. Subito notai mia madre, inginocchiata sul pavimento insieme ai fiori e ai cocci, con lo sguardo chino sul cristallo distrutto.
-"Non sentirai un'altra sola parola riguardo quella storia, uscire dalla mia bocca."- Esclamò seria, fissando il basso.
Indietreggiai e l'unica cosa che mi sentii di fare, fu andare verso la porta.
-"Qualunque cosa tu mi stia nascondendo, qualunque sia il vostro segreto, ha le ore contate."- Sputai, uscendo.
Continui flash di ricordi si facevano spazio davanti alle pupille, già offuscate dalle lacrime di puro nervosismo, mentre cercavo il vialetto. Completamente cieca, urtai un uomo che veniva verso di me. Mio padre, no. No, quel che vedevo era qualcosa di... Diverso. Due grandi occhi verdi, come quelli del giorno in cui avevo avuto l'incidente. Quelle gemme mi controllavano, attente. Mi guardavano, mentre due mani mi facevano alzare, quando cadevo. Mi rivolgevano amore, affetto. Scossi la testa e mi concentrai su chi davvero avevo davanti. No, quell'uomo non era la stessa persona. Cosa avevo immaginato? Riuscii a divincolarmi e ad oltrepassarlo, senza che dicesse una sola parola, uscendo finalmente dal cortile di casa. La pioggia davanti a me era incessante. Avrei potuto chiedermi quando sarebbero iniziate le calde giornate tipiche e primaverili, se solo mi fosse importato.

Non sono l'eccezione dei libri. {In Correzione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora