Fu proprio in quel momento che mi accorsi che non eravamo soli.
Due sagome scure si muovevano sotto le luci degli illuminatori, e si avvicinavano con fare minaccioso.
"Chi va là?" Gridò una voce brusca, proveniente dalla sagoma più grossa.
I due si avvicinarono ancora un po', permettendomi di riuscire a distinguerli: erano un corpulento Varg corazzato, ed un'umana, con un grosso scudo e una lancia di ferro.
"Beh, non mi riconoscete?" parlò Jhorin con tono pacato, "Togliete quelle armi smussate dalla mia faccia!"
Mentre lo diceva, i suoi occhi si erano illuminati, ed il suo tono si era fatto più minaccioso.
"Per la mia barba!" esclamò il Varg corazzato mentre abbassava l'ascia con uno scatto: "Non avrei mai immaginato che il Cannone in persona sarebbe venuto a trovarci."
Si precipitò poi ad abbassare la lancia della sua compagna, che fissava ancora Jhorin con riluttanza; tuttavia, una volta sentito il termine "Cannone" si scusò prontamente facendo un aggraziato inchino.
Jhorin fece un piccolo sobbalzo e sgranò gli occhi: "Ragdir, ma sei tu?"
Il Varg annuì con un sorriso stampato in volto, e poi i due si abbracciarono, cozzando le loro armature e producendo un forte eco in tutta la grotta.
Jhorin ci spiegò che Ragdir fosse un suo commilitone, e che si erano addestrati assieme, poi si mise a conversare con lui piacevolmente: "Non mi aspettavo che ti mettessero qui, l'ultima volta che ti ho visto eri nella schiera di Baron per la missione."
"Sono stato messo qui appena abbiamo saputo dell'attacco, grazie ai sopravvissuti," rispose Ragdir prontamente. "pensa che alcuni di quei porci banditi hanno provato a seguirli qui dentro stanotte, per terminare il loro lavoro. Avresti dovuto vedere come li abbiamo conciati!"
"Pensavamo che non ci fossero altri superstiti, infatti," commentò l'altra guardia, frapponendosi tra i due senza pensarci due volte.
"Abbiamo cose più importanti da fare, che rimanere qui a cianciare fra noi," disse Quenya, con aria infastidita. "Tra i rifugiati avete per caso visto una Lunare?"
Ragdir fissò Quenya sbigottito, limitandosi a dire: "Spiacente, queste sono informazioni riservate." Poi fece una smorfia sdegnata, quasi come per dispetto.
"Tranquillo Ragdir, lei è con me. Puoi parlare liberamente", lo rassicurò Jhorin.
"Va bene" osservò il Varg guardando male Quenya: "Sono arrivati altri prima di voi, ma purtroppo sono davvero pochi... ci hanno raccontato tutto, ma pensavamo non ci fossero altri sopravvissuti!" raccontò mentre poggiava la sua ascia al suolo.
"È venuto anche qualcuno della mia razza, per caso?" domandò Quenya con tono apprensivo, infilandosi in mezzo al discorso.
"Fammi pensare" esclamò il Varg giocando con la sua folta barba bruna, che fuoriusciva dall'armatura, "forse era tra i feriti, ma tra tutto lo scompiglio non saprei dire."
Il volto di Quenya divenne impassibile.
"Beh, fateci entrare, così controlleremo di persona", dichiarò Jhorin con voce ferma e decisa.
Le guardie acconsentirono subito e si spostarono in direzione del muro della caverna; si accostarono vicino a delle piccole leve di legno che sbucavano dal muro.
"Ora!" urlò uno di loro, e tutti e due abbassarono le leve contemporaneamente.
La parete della caverna fece un grosso rombo, facendo tremare il suolo. Sentii uno strano rumore, come un ticchettio, dopodiché il muro iniziò ad aprirsi in due, vibrando ferocemente. Una luce calda mi colpì il viso, molto simile alla luce del sole, ma più lieve.
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Il Sussurro Delle Ombre
FantasíaChi sono io, dove mi trovo? Queste sono solo alcune delle domande che mi porsi quando mi ritrovai nel cupo abisso. Sarei rimasto per sempre a vagare in quel luogo tetro e inospitale, ma li in fondo trovai un'entità tetra e buia, ma al tempo stesso a...