Capitolo 4

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-Ti sei dimenticata.
-Di cosa?
Dopo il breve incontro che avevo affrontato quella mattina, non sapevo più dove avevo la testa. Avevo passato la giornata a pensare a quegli occhi verdi e a quel sorriso lucente. Non mi era mai capitato di pensare così tanto ad un ragazzo prima d'ora.
-Di chiedermi com'è andata oggi.- mi rinfrescò la memoria il mio migliore amico.
Michael stava guidando sotto la pioggia battente di un temporale estivo da circa dieci minuti. Aveva iniziato da poco a piovere, ma ero sicura che tempo cinque minuti avrebbe smesso. Più che altro lo speravo. Non sopportavo la pioggia. Non portava mai nulla di buono.
-Com'è andata oggi?- chiesi come se mi fossi ricordata da sola che oggi lui aveva avuto due provini.
Michael mi guardó di storto, scosse la testa e poi sorrise. Un bellissimo sorriso. Iniziai a sperare che, per una volta tutto fosse andato come doveva andare. Dal sorriso di Mike sarebbe potuto anche essere.
-La prima band ha avuto la stessa reazione di quella precedente, niente di nuovo, ma la seconda...- esordì, tenendo in sospeso la frase. Nei suoi occhi, fissi sull'asfalto bagnato, vidi un barlume di speranza per la prima volta. -La seconda mi ha fatto una proposta.
Non potevo crederci. Forse era davvero la volta buona. Forse quel ragazzo ce l'aveva fatta. Ero così contenta per lui che improvvisamente non riuscivo più a stare ferma sul sedile. Iniziai a saltellare come una neonata sul seggiolone, agitando le braccia - era tutto quello che riuscivo a fare, visto che ero bloccata dalla cintura di sicurezza.
Il mio migliore amico iniziò a ridere vedendomi così entusiansta.
-Quale proposta? Se non parli giuro che ti butto giù dalla macchina!- lo minacciai, ma non sembrò servire a molto. Semplicemente la sua risata aumentò. Sbuffai. -Eddai Mike! Sono seria!
Il ragazzo cercò di trattenersi e si asciugò una guancia bagnata da una lacrima. Aveva riso troppo. Erano rare le volte in cui lo vedevo ridere così. Passava la maggior parte del tempo a nascondere la rabbia e il nervoso dentro di se. Quel giorno, per la prima volta, sembrava essere senza pensieri. Senza preoccupazioni.
-Scusa Mimì, eri troppo buffa.- disse, una volta che si fu ricomposto.
Scossi la testa e guardai fuori dal finestrino. Come avevo previsto aveva smesso di piovere. Nel cielo restavano solo le nuvole illuminate dagli ultimi raggi arancioni di sole. Un tramonto estivo un po' insolito. Sapeva essere un bello spettacolo.
-Hai intenzione di fare il serio prima di domani?- chiesi ironica.
Michael mi rivolse un'occhiata rapida. Aveva ancora le labbra tirate in un sorriso splendente. -Vogliono darmi una settimana di prova e poi, se va tutto bene, sarò dentro.
Sbarrai gli occhi. -E tu hai accettato, vero?
Michael sorrise maggiormente e mi rivolse un'altra occhiata. Lo presi come un sì.
-Oddio Mike, è fantastico!
-Lo so. Inizio già domani.
-Sono così contenta.- Lo ero veramente. Nonostante tutte le difficoltà che aveva affrontato, finalmente ce l'aveva fatta. Quel ragazzo si meritava tutta la felicità del mondo. E io non potevo fare altro che essere felice. Quasi mi sembrava di essere stata io ad avercela fatta talmente lo ero.
Arrivammo davanti a casa mia. Mike parcheggiò e scendemmo dalla macchina. L'aria intorno a noi era umida e intrisa dell'odore della pioggia. Era talmente pesante da sembrare che ci volesse schiacciare al suolo, ma noi eravamo così leggeri. Probabilmente eravamo a venti metri da terra. Michael anche di più. Entrai in casa e andai a sedermi sul divano. Mike mi raggiunse. Era sorridente, come da mezz'ora a questa parte. Era bello vederlo sereno dopo tanto tempo. Quello che avevo davanti in quel momento era il Michael che conoscevo, il Michael che condivideva la merenda con me, il Michael che mi cantava le canzoni.
-Tu non hai niente da dirmi?- mi chiese, guardandomi malizioso.
In quel momento il mio cervello pensò automaticamente al ragazzo che avevo conosciuto quella mattina e avvampai. Ero talmente euforica che quasi me ne ero dimenticata.
-N-no... nulla.- cercai di scamparla, ma il mio tentativo fallì.
Il ragazzo al mio fianco mi fissò dritto negli occhi. Doveva aver capito che c'era qualcosa che mi frullava in testa. -Sicura?
Non ero sicura di volerglielo raccontare. Non volevo che pensasse che mi piacesse quel ragazzo. Insomma, non sapevo nemmeno il suo nome. Cercai di sembrare credibile il più possibile.
-La mia cassa si è impallata per l'ennesima volta, Letisha continua a limarsi le unghie insistentemente e continuano a venire i soliti clienti. Tutto nella norma.- dissi tutto d'un fiato. La mia gola divenne improvvisamente secca - il mio corpo reagiva in modo strano quando mentivo. Mi alzai e mi avviai verso la cucina, alla ricerca disperata di un bicchiere d'acqua. Aprii il frigo e non vi trovai nulla che le assomigliasse. Sbuffai e presi del succo d'arancia. Alle mie spalle sentii i passi di Michael avvicinarsi a me, ma non mi voltai. Volevo evitare i suoi occhi perché sapevo che sarebbe riuscito a capire tutto anche solo guardando di sfuggita nei miei. Sentii una sua mano appoggiarsi sulla mia spalla e fu allora che trattenni il respiro.
-Mi sembri strana Mimì. Va tutto bene?
Quando il mio cervello assimilò le parole del mio migliore amico mi sorse una domanda spontanea. Perché mi importava così tanto di un ragazzo che, molto probabilmente, non avrei mai più rivisto? Sarà stato il sorriso affascinante, oppure i due adorabili nei sulla sua guancia sinistra?
"Micole, da quando sei così superficiale?" avrebbe detto Michael o chiunque altro mi conoscesse un po' bene.
Dannazione. Stavo cominciando ad impazzire. Decisi che non avrei più pensato a lui, mai più, per nessuna ragione al mondo. Anche perché non avevo motivo di farlo. Dovevo smetterla di fare la bambina.
-Certo che va tutto bene!- esclamai. -Perchè mai dovrebbe esserci qualcosa che non va?
Rimisi la bottiglia nel frigorifero e tornai in soggiorno. Mi buttai sul divano come quando ero piccola. Michael era in piedi, davanti a me e teneva i suoi occhi verdi-grigi-o-non-so-cosa sul mio viso. Mi misi a sedere, stringendo le gambe al petto.
-Mike mi canti una canzone?- gli chiesi per cambiare argomento. -Questa sera dobbiamo festeggiare il tuo enorme successo con i...?
Lui sorrise. -Silent Scream.- completò la mia frase.
-Con i Silent Scream!- ripetei con fare sontuoso e allungando un braccio verso il cielo, come faceva Superman.
Michael rise. La stessa risata che aveva fatto poco prima in macchina. Se avesse continuato ad essere così, avrei rischiato di innamorarmi di lui. Ed era un rischio che non potevo permettermi. Ma che stavo dicendo?
-Solo se tu fai una cosa per me.- mi ricattò lui, malizioso.
-E cosa sarebbe?
-Oh niente di che...- disse guardandosi le mani. -Solo procurarmi il numero di Letisha.

Rainy days // Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora