Capitolo 7

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La vita non è mai come uno si aspetta: ci sono gironi pessimi, dove tutto è grigio e spento come le nuvole più minacciose. Giorni in cui tutto va storto e ti chiedi se vale davvero la pena continuare a camminare su quella strada. Ma poi ci sono quei giorni perfetti. I giorni in cui ti senti così bene che credi di poter rinascere. Il mondo intero ti sorride e tu senti il tuo cuore scoppiare dalla felicità. Ecco, quello era uno di quei giorni.
Seduta sul mio letto con Michael al mio fianco credevo che nulla sarebbe potuto andare meglio. E lui era così bello. Aveva gli occhi pieni di luce e un sorriso che non saprei come descrivere. Era silenzioso. Stava pensando. Assorto nei suoi pensieri più strani, mi fermavo sempre ad ammirarlo. E ogni volta che lo vedevo così mi faceva credere che ne valeva la pena. Ne valeva la pena sempre.
Dopo tutti quegli anni passati a soffrire, ora tutto era come aveva - anzi, avevamo - sempre sognato.
-Mike- lo chiamai. Lui girò il viso verso di me e fissò i suoi occhi dolci nei miei.
-Mi... canteresti una canzone?- chiesi un po' titubante. Non volevo che sforzasse troppo la voce; aveva cantato già tutto il giorno. Tuttavia mi sembrava di non sentire quella voce da una vita. Ne sentivo il bisogno. Ma il ragazzo non rispose.
-Solo se ti va... Cioè... Non sei obbligato... Cioè io... Non voglio che...- iniziai a balbettare parole confuse; talmente confuse che nemmeno io sapevo cosa stessi dicendo.
Michael mi guardava sorridente e lo sentii anche ridacchiare piano. Contro ogni mia aspettativa, si mise a sedere a gambe incrociate difronte a me e mi chiese: -Chitarra o senza?
-Senza.- risposi, sicura di quel che dicevo. Volevo solo la sua voce.
Mike sorrise nuovamente. -A una condizione.
-Ci deve sempre essere una condizione?- chiesi esasperata.
Michael rise. -Certo, se no non c'è il divertimento.
Sbuffai. -Sentiamo.
Lui mi guardò malizioso, dopo di che si mise a sedere con la schiena contro il muro e le gambe divaricate, come la sera precedente. E, esattamente come la notte passata, battè la mano nello spazio tra le sue gambe.
Scossi la testa e sorrisi spontaneamente. -Tutto qui?- chiesi.
-Ti voglio sentire vicino a me.- disse e nella scarsa luce della stanza potei notare che le sue guance stavano diventando rossicce.
-Ma sono qui!- asserii.
-Allora niente canzone.- ribattè Mike, mettendo su il broncio e incrociando le braccia al petto, come i bambini di cinque anni.
Sbuffai nuovamente, esasperata. Gattonai fino a lui e mi misi a sedere tra le sue gambe. Non era che non volessi stare lì con lui, anzi. Era una sensazione bellissima sentirlo così vicino a me. Ogni volta sembrava la prima. Eppure erano così tanti anni che lo facevamo. Non riuscivamo a stare lontani a lungo. Sentire anche solo il suo profumo mi faceva star bene, ma la sua voce era la cosa da cui dipendevo di più in assoluto. Se mai avessi dovuto perderlo, sarebbe stato un incubo.
Ma tutto ciò non succederà mai. Abbiamo un rapporto troppo bello perchè vada disperso nel nulla.
Sentivo il suo petto alzarsi e abbassarsi, il suo respiro sul collo, il suo cuore battere contro il mio corpo. Poi un respiro profondo e la sentii. Quella melodia che ormai faceva parte di me.

Throwing rocks at your window at midnight.
You met me in your backyard that night.
In the moon light you look just like
An angel in disguise.
My whole life seem like a postcard.

Chiusi gli occhi e mi lasciai pervadare dalle emozioni. Era la sensazione migliore del mondo.

You were mine for a night.
I was out of my mind.
You were mine for a night.
I don't know how to say goodbye.

Ogni cosa era perfetta. La sua voce tagliava l'aria e il silenzio come una delle più affilate lame. Quella voce presto l'avrebbe sentita il mondo intero, ne ero certa. Ma da una parte mi dispiaceva. Una volta era solo per me: quei brividi, quelle strane emozioni che provavo le potevo sentire solamente io. Ma se mai sarebbe diventato famoso quella meraviglia sarebbe stata di tutti. E non era giusto. IO avevo scoperto il suo talento. IO lo avevo spinto a fare dei provini per una band. Ma doveva essere solo per me.
"Sono un po' stupida."
Come potevo pensare una cosa del genere? Che Michael fosse solo mio? Mi sentii una scema.

Rainy days // Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora