Capitolo 12

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Barcollai su per le scale fino alla mia camera da letto, incerta su dove stessi mettendo i miei poveri piedi doloranti. Mi girava la testa e le tempie dolevano terribilmente. Peggioravo ogni secondo di più.
Raggiunto l'armadio mi svestii con le poche energie che ancora avevo, dopo di che crollai sul letto come un sacco di patate. Sbuffai sonoramente e strisciai fin sotto le coperte, senza sforzarmi di indossare nulla. Sentire la leggerezza e l'accoglienza con cui mi avvolsero le coperte del mio letto fu una benedizione. Non avevo mai desiderato dormire tanto come in quel momento.
Mi accoccolai tra le lenzuola e quasi mi sentii rinascere. Feci un lungo respiro per cercare di alleviare la sensazione di nausea che mi pervadeva.
"Non hai più il fisico Micole.", mi dissi.
Chiusi gli occhi, ma li riaprii quasi immediatamente per via del forte giramento di testa che mi stava stordendo.
Ero quasi decisa ad alzarmi a prendere una pastiglia, ma mi bloccai a metà dell'azione.

I'm wrapped around your finger.

Spalancai gli occhi, incredula.
Mi guardai intorno assicurandomi che non ci fosse nessuno intorno a me.
-Mike?- mugugnai. Non ricevetti alcuna risposta.
"Sono completamente andata." mi convinsi.
Mi rimisi nel letto, decisa a farmi passare la sbronza senza medicinali di nessun genere. Avevo il terrore che il mio stato mentalle potesse solo peggiorare. Richiusi gli occhi.

I'm wrapped around your finger.

Saltai a sedere, questa volta più allarmata della precedente. Perlustrai con lo sguardo ogni centimetro della mia stanza. Nulla. Ero sola. Eppure ero sicura di aver sentito la sua voce. Era troppo chiara e limpida per essere la mia immaginazione.
-Michael, la finisci?- domandai al vuoto.
Era possibile che stessi talmente tanto male da sentire la voce del mio migliore amico ogni due minuti?
-Un po' di tregua, ti supplico.
Sbuffai e collassai sul cuscino.
Ero decisamente diventata pazza, più di quanto non lo fossi già.
Un forte attacco di mal di testa mi costrinse a serrare gli occhi e stringere i denti. Non sapevo quanto avrei resistito in quello stato pietoso quella notte. Feci un lungo respiro e cercai di non pensare al dolore.

Still wrapped around your goddman finger.

Dopo che il lungo processo che fece la mia mente per analizzare le parole che avevo appena sentito, fui certa che la sua voce non fosse stata solo una mia illusione. E non sapevo se mi faceva più incazzare o sentire sollevata.
-Michael Gordon Clifford, basta ti prego.- supplicai il mio migliore amico, nella speranza che si rivelasse compassionevole nei confronti di una povera ragazza ubriaca. -Abbi pietà.

* * *

MICHAEL

"Michael, non ridere." mi ammonii.
Era arrivato il momento di smetterla di fare i giochini stupidi e cominciare a fare i seri. Entrai nella camera, cercando di tenere il passo leggero per non farmi sentire; dopo di che iniziai a fare versi strani e ad agitare le braccia come un polipo impazzito. Mi era mancato fare l'imbecille.
-Micooooooole- dissi, facendo la voce grossa. -Sono un fantaaaasssmaaaaa e sono venuto a pr...
Non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai un cuscino in piena faccia. Risi nel sentire i lamenti sommessi della mia migliore amica.
Buttai l'arma, con cui ero stato colpito, sul letto e mi avvicinai a Micole.
-Coglione, stavo per morire d'infarto.- mugugnò lei. Aveva la testa piantata nel cuscino, per cui le parole raggiunsero il mio orecchio in modo piuttosto confusionario. Tuttavia si dava il caso che io sapessi esattamente con chi avevo a che fare.
-Suvvia Mimì, non essere così melodrammatica.- ribattei mettendomi a sedere vicino al corpo paralizzato della mia migliore amica. Appoggiai una mano sulla sua testa ancora immersa nel soffice cuscino.
Tutto bene?- chiesi un po' preoccupato.
Un viso, nascosto per metà da una miriade di capelli arruffati e per l'altra dal candido guanciale, spuntò corrucciato e palesemente dolorante.
-Ho mal di testa.- rispose per poi coprirsi con le coperte fin sopra le orecchie.
Sorrisi. Era tremendamente tenera anche quando stava male.
-Vuoi che vada a prenderti qualcosa?- chiesi.
-No.- rispose lei scuotendo la testa. La accarezzai, cercando di essere delicato. Inaspettatamente, con un gesto brusco, la sua mano bloccò il mio gesto spingendomi via.
Capii subito l'antifona. Non era mai buona cosa provocare la sua pazienza. Dio solo sapeva quanta poca ne avesse quando stava male.
Mi alzai cauto e andai verso l'uscita ormai rassegnato al fatto che dovessi andarmene.
-Dove vai?- mi chiese Micole.
-Sul divano.
La ragazza rotolò da una parte all'altra del letto e poi di nuovo, fino a tornare dove era prima. -Ti prego, resta qui.
Non riuscii a non sorriderle nuovamente. Non mi importavano i suoi sbalzi d'umore, i suoi cambi di idee radicali. Se lei era felice avrei fatto qualsiasi. Andava bene così.
Mi svestii, indossai la solita maglietta e mi misi sotto le coperte. Appena Micole si accertò che mi ero sistemato, mi si avvicinò di più, fino a stringersi a me come un koala e appoggiò la testa sul mio petto. Col mio braccio la portai maggiormente a me e accarezzai la sua pelle inaspettatamente nuda. La cosa non mi scandalizzò più di tanto, anche se un po' paonazzo dovevo esserlo diventato. Ero abituato a vederla in intimo. Erano passati anni dalla prima volta che successe.
"Il momento più imbarazzante della mia vita."
Per qualche strana ragione, in quel momento, la mia mente riportò alla mente una canzone a me sconosciuta, ma che avevo sentito quella sera alla festa.

Without you
I feel broke
Like I'm half of a whole.
Without you
I've got no hand to hold.
Without you
I feel torn
Like a sail in a storm.
Without you
I'm just a sad song.

Era terribilmente vero. Chi ero io senza di lei? Chi ero senza la ragazza con cui ero cresciuto come un fratello? Chi sarei stato senza di lei quel maledetto giorno di pioggia in cui tutto iniziò? Chi sarei stato senza quei maledetti capelli ricci ovunque? Chi sarei stato senza i suoi occhi blu? E chi sarei stato senza il suo sorriso?
Probabilmente sarei stato lontano da quel posto che mi era sempre stato stretto. Perché a parte lei non avevo niente. Lei era la mia ragione di vita. E non l'avrei mai ringraziata abbastanza per quello.
Sorrisi, realizzando a cosa ero appena andato a pensare, e mi sentii arrossire.
Stavo entrando nei casini. E non potevo permettermelo.
Non dovevo farla soffrire. E la cosa che ormai viveva dentro di me, avrebbe portato solo quello. Sofferenza.
-Mike.- mi sentii chiamare in un sussurro.
-Sì?- risposi io mentre le accarezzavo il viso dolcemente.
-Te l'ho mai detto che ti amo?
Trattenni il fiato per qualche secondo. "Le cose che fa dire l'alcol", commentai tra me e me.
Mi sporsi verso di lei, le diedi un bacio leggero sulla fronte e la strinsi a me in un ultimo abbraccio.
-Buonanotte Mimì.
E caddi nel sonno più inquieto della mia vita.

× × ×

BUON SALVE GENTAH!

Come state? Spero che questo capitolo sui fratelli Mic vi sia piaciuto ;)

Sono curiosa di sapere da voi cosa sta succedendo a Mike nei confronti di Micole... io penso di saperlo u.u

Anyway

Grazie a tutti quelli che stanno continuando a seguirmi nonostante io non sia onnipresente...

Chiedo venia!

All the love

~Vale

Rainy days // Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora