MICHAEL
BipBip
Bip
Bip
Bip
L'odore di disinfettante mi pizzicava le narici. O l'odore di medicinali?
La mia testa sembrava voler scoppiare. Non avevo mai avuto tanto mal di testa in tutta la mia vita. E quel rumore continuo non mi stava affatto aiutando.
Tenevo gli occhi chiusi mentre ero steso sul letto più scomodo su cui avessi mai appoggiato il culo. Ero come immobile, ma sapevo di potermi muovere.
Con una fatica immonde aprii gli occhi e la luce bianca di un neon mi fece pentire di averlo fatto. Alzai leggermente il collo dal cuscino e mi guardai intorno. Ero in una stanza di un ospedale, attaccato ad una flebo. C'era un altro letto di fianco al mio, ma era vuoto. Le pareti erano bianche, il pavimento era bianco, i mobili erano bianchi.
Potevo dire addio alla mia testa.
L'unica cosa scura era il cielo fuori dalla finestra.
Sbuffando e con un po' di fatica mi tirai su a sedere.
Che ci facevo lì?
Non mi ricordavo praticamente niente. Nella mia testa c'erano solo dei falsh scollegati: ero andato al Market a prendere Micole dal lavoro, l'ho riportata a casa... e poi stavo tornando verso casa mia. Il resto proprio non mi veniva in mente. Non riuscivo a rammentare cosa fosse accaduto nel mezzo, e nemmeno cosa ci fosse dopo. Ero sicuro che era successo qualcosa, ma nella mia testa c'era solo il vuoto. Era frustrante.
Vicino alla testiera del mio letto vidi un pulsante. Pur non sapendo cosa facesse, lo schiacciai e uno strano rumore, accompagnato dal continuo bip dell'affare poco lontano da me, risuonò in tutto l'ospedale.
"Ora non sarà solo la mia testa ad esplodere."
Passarono pochi secondi e quel rumore cessò. Un uomo, avvolto in un camice stranamente bianco e con una folta barba anch'essa stranamente bianca, entrò dalla porta della camera e si avvicinò al mio letto.
Mi sorrise e lo trovai la cosa più inquietante del mondo. -Signor Michael!- esclamò, un po' troppo entusiasta per i miei gusti. -Sono il dottor Lee, il medico che ha deciso di prenderla in carico come paziente.
"Andiamo bene."
-Vorrei farle alcune domande, se non le dispiace.- aggiunse sorridendomi di nuovo in quel modo inquietante. Cominciava a mettermi ansia.
-Posso sedermi?- chiese, indicando il fondo del letto.
Annuii senza dire nulla.
-Lei è stato fortunato oggi sa?
"E adesso che cazzo dice questo?" Non credevo alle mie orecchie. Mi trovavo in un fottutissimo ospedale e io ero fortunato? Certo che il mondo a volte faceva proprio ridere.
-N-non capisco.- balbettai, con voce flebile.
L'uomo mi guardó, sorpreso dalla mia affermazione. -Michael tu ricordi perché sei qui, vero?
Con qualche titubanza, scossi la testa e mi guadagnai uno sguardo ancora più stupito da parte di quel dottore. Che avevo di così tanto sbagliato?
Il Signor Lee si alzò e iniziò a fare avanti e indietro per la stanza. -Lei era fermo in macchina, in mezzo ad un inrocio. Un camion le stava per venire addosso, ma fortunatamente il camionista ha avuto i riflessi pronti.
Quando la mia mente recepí quelle parole, per quel poco che era attiva, mi tornò tutto alla mente. Il dolore al petto, la gola infiammata, il camion, il clacson. Tutto. Mi guardai su tutto il corpo, ma non avevo ferite di alcun tipo.
-Continuo a non capire.- dissi. -Se non mi sono fatto nulla, perché sono qui?
Il dottore rimase in silenzio per qualche istante, fermo, in mezzo alla stanza, a fissare il vuoto. Sembrava quasi che stessi guardando un video su YouTube e che si fosse appena impallato per via della scarsa connessione a internet. Avrei tanto voluto che fosse così.
-Vede, dopo che il camion si è fermato a pochi centimetri dalla sua macchina, l'autista è sceso dal mezzo ed è venuto verso la sua portiera. L'ha aperta e lo ha trovato svenuto sul sedile, con la cintura di sicurezza slacciata e una felpa umida appallottolata sulle gambe.
Ma certo. Quelle fitte mi avevano fatto svenire. Colpa del calo di zuccheri. Era già la terza volta che mi succedeva.
-Beh posso tornare a casa?- chiesi, impaziente di alzarmi da quel letto.
-Assolutamente sì.- disse il Signor Lee. -Ma prima che se ne vada la devo informare di un'altra cosa.
L'uomo si rimise a sedere vicino a me e si fece improvvisamente serio e preoccupato. Quando iniziò a parlare non credetti a ciò che sentivo. Il mio cuore si sarebbe ridotto in miliardi di pezzi se solo avessi sentito una parola di più. Non era possibile. Non poteva essere vero. Proprio ora che andava tutto bene. Proprio ora che i miei sogni erano diventati reali. Tutto sarebbe andato a puttane. Se io ero fortunato, allora quell'uomo davanti a me era Barack Obama e aveva vinto un miliardo di dollari alla lotteria.
I miei occhi si riempirono di lacrime e tutto quel bianco diventò una macchia unica e indistinta.
-Mi dispiace.
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Rainy days // Michael Clifford
RandomL'amore è così. Ti travolge quando meno te lo aspetti, ti sorprende e ti fa restare senza fiato. È come una tempesta in estate, di quelle che ti martellano sopra la testa insistentemente e ti stravolgono. E non puoi farci nulla.