Come sfilò la corda, la zattera divenne preda delle acque e Volcaret con essa. Sapeva che la sua non era un’idea brillante, anzi, era molto stupida, ma non ne aveva avute altre. Però non si era aspettato che le acque li avrebbero investiti con una violenza tanto devastante.
Aveva subito aperto la bocca per tentare di prendere aria, ma un'onda lo aveva travolto prima ancora di capire cosa stesse accadendo, riempiendogli i polmoni di acqua dal sentore limaccioso. Tutto il suo corpo tentò di tossire, ma altra acqua lo investì, sbattendolo in ogni direzione mentre lui si teneva caparbiamente stretto a un legno della zattera, la quale seguiva la corsa del fiume in un moto caotico.
Qualcosa di duro lo colpì al fianco, rendendogli ancora più difficile tentare di tossire, o di respirare, visto che sembravano ormai la stessa cosa.
L'acqua era un rolcopa impazzito che correva, incornava e pestava. Il legno ruvido della zattera gli scheggiò le mani, poi uno strattone violento lo costrinse a lasciare la presa. L'altra mano stringeva la sacca con la testa del darkai, e anche quella sembrava ormai prossima a sfuggirgli.
No! Non ora, non dopo tutta questa fatica!
Si costrinse a reagire, a vincere la forza della corrente. Ma non era un nemico che lui potesse sconfiggere, e per quanto tentasse di tornare a galla le onde lo spingevano di nuovo sotto, soverchiandolo con la loro furia.
No, non posso fallire! Io devo…
Il suo corpo impattò contro qualcosa di solido, che lo fece sobbalzare oltre le onde in piena e schizzare fuori dall’acqua come un pesce che balza fra le onde.
Prima l'acqua nella gola, nelle narici, gli schiaffi delle onde. Poi lo sbalzo, lo scontro, l'impatto violento, il terreno bagnato che gli rigava la guancia, gli entrava nelle narici, la testa che urlava di dolore.
Momenti che si mescolavano, si rincorrevano, pulsavano sulla sua mente in un ritmo caotico.
Era tutto confusionario, e allo stesso tempo ovattato. L'odore limaccioso dell'acqua gli era penetrato dappertutto e lo sentiva pulsare tra le narici e le orecchie.
La sacca…
Dov'era? La sacca, dov'era la sacca?
Si trovò in ginocchio, senza nemmeno essersi accorto di aver tentato di alzarsi. Girava tutto, e il bruciore nelle narici era passato a graffiargli il cervello. Tentò di guardarsi attorno, ma tutto era avvolto da una cortina nebulosa, tagliata a sprazzi dalle gocce di pioggia.
Dove…
“…Volcaret…”
Era la voce che lo chiamava a essere flebile? O era lui che non sentiva nulla? Tutti i rumori gli arrivavano rallentati, gli sembrava di vivere dentro una bolla inodore.
“…aiuto…”
Trascinò le ginocchia verso quella voce, riconoscendo il tono dolce di Selean, ma non appena tentò di muoversi finì con la faccia a terra. Era tutto così opaco, e gli occhi erano così pesanti…
“…aiuto…”
Portò avanti una mano, si arpionò al fango e si costrinse a trascinarsi nel terreno umido. Sforzandosi, allungò anche l'altra mano e strinse il terreno bagnato per trovare un appiglio con cui trascinarsi. Doveva esserci un legnetto nel fango, o un sasso appuntito, perché sentì qualcosa graffiargli il palmo.
Quel taglio freddo gli snebbiò leggermente la mente. I contorni erano ancora ovattati da un sentore opaco, la testa pulsava ancora come se fosse l'incudine di un fabbro, ma riprese la coscienza del suo corpo. Alcuni dolori acuti si fecero strada tra le costole, sui fianchi, nello sterno, e le gambe urlavano per il sentore bruciante di alcune botte. Ma almeno le sentiva, e poteva usarle.

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Lo Stregone delle Ombre - Il viaggio
Fantasy* ogni lunedì * In un mondo devastato da quattro terribili malattie che sembrano senza cura, riuscire a condurre una vita normale è difficile. Eppure ci si prova, giocando con gli amici, condividendo la vita col proprio padre adottivo, trascorrendo...