“Volcaret.”
Vederlo apparire sulla porta smosse anche in Stecco un moto di gioia, ma udire la voce di Selean che pronunciava il suo nome, con un tono sognante che non le aveva mai sentito, gli provocò una sensazione che non era piacevole. Sembrava quasi che una strana bestia stesse tentando di morderlo da dentro lo stomaco.
Tutto questo ebbe però lo spazio di un battito di ciglia, ragionamenti frantumati dallo scoccare di una freccia, che superò le spalle di Volcaret e si piantò in uno degli aggressori dalla faccia stupida, facendolo cadere indietro per il contraccolpo.
La situazione si fece confusa. Volcaret scattò rapido, diretto verso il capo della banda e il tizio incappucciato. Ma anche il secondo bestione dalla faccia scema non perse tempo. Si avventò su Stecco e Selean, calando il pugnale con un urlo selvaggio.
Nel vedere la lama, un sentimento profondo di paura avvolse Stecco. Un terrore atavico che lo portò a spostarsi di istinto.
Dimenticando che dietro di lui stava Selean, che aveva tenuto alle sue spalle per proteggerla.
La ragazza cercò di imitare il suo scarto, ma fu più lenta e la lama passò sul suo fianco, aprendole un taglio che disperse una scia di sangue nell’aria e ne accompagnò la caduta a terra.
“Selean!”
Si voltò, vedendola rotolare sul pavimento e rimettersi subito in piedi. Teneva la mano sinistra sul fianco, inzuppandola di un liquido rosso che impregnava il solco fra le dita e gocciolava a terra. Ma il volto non tradiva alcun dolore. Le lentiggini erano tirate, e le sopracciglia incurvate verso il basso, stringendo gli occhi in uno sguardo deciso. La mano destra stringeva un grosso pezzo di legno, rubato mentre rotolava a terra dai ceppi usati per alimentare il fuoco.
“Stecco, sei ancora debole. Esci! Al bestione ci penso io.”
Quelle parole dovevano servire a farlo sentire sicuro, protetto, ma invece aprirono una ferita nel petto del ragazzo. Aveva tenuto Selean dietro di sé per proteggerla, eppure, al primo pericolo, l’aveva esposta.
Gli occhi di Stecco seguirono una goccia di sangue, sfuggita alla pressione che la mano della ragazza esercitava sul fianco. Quando toccò il pavimento di legno, gli parve che gridasse, accusandolo di codardia. Gli sembrò persino di sentirne l'odore ferroso che gli mordeva le narici, sottolineando la sua colpa.
Si alzò, chiedendosi cosa dovesse fare. La vista della lama dell’omone, imbrattata del sangue dell’amica, lo ipnotizzò. Rivide la scena di poco prima, quando Selean era stata ferita. Ripensò alla lama che ne solcava la pelle, e il cuore iniziò a battere impazzito. Il fiatone gli strozzò la gola, e le ginocchia iniziarono a tremare.
Cosa aveva fatto?
Selean scattò, senza temere per sé, ma il nemico schivò i primi colpi ridendo.
Aiutala!
Sì, doveva aiutarla. Ma le gambe non gli obbedivano, e lui non riusciva a muovere un solo passo.
Vai!
Si piegò sulle ginocchia, ansimando. Prendeva grosse boccate d’aria, ma non gli bastavano. Si sentiva come se dita invisibili lo stessero strozzando, impedendogli di mandare l’aria ai polmoni. La gola era chiusa, bloccata, e a lui serviva altra aria, altra aria, altra aria…
…aveva fatto ferire Selean…
…altra aria altra aria altra aria…
…sanguinava per colpa sua…
…altra aria.
Altra aria.
Altra aria!
L’omone colpì Selean con un manrovescio, ridendo mentre lei volava per terra. Gli occhi di Stecco ne fissarono la sagoma, poi l’ombra immensa del tizio lo ricoprì.

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Lo Stregone delle Ombre - Il viaggio
خيال (فانتازيا)* ogni lunedì * In un mondo devastato da quattro terribili malattie che sembrano senza cura, riuscire a condurre una vita normale è difficile. Eppure ci si prova, giocando con gli amici, condividendo la vita col proprio padre adottivo, trascorrendo...