Capitolo 16

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“Tieni, usa questo.”

Selean fissò interrogativa il fazzoletto che la guardia le stava porgendo.

“Cosa dovrei farmene?”

“Beh… per il labbro.”

Passò lo sguardo interrogativo dal fazzoletto alla guardia, continuando a non capire.

“Sanguina.”

Fece scattare la mano al labbro, sentendo il calore caldo del suo sangue lì dove si stava mordendo fino a poco prima, probabilmente troppo forte.

“Ah… grazie…”

Lo prese e si asciugò, costringendosi a fare un sorriso alla guardia mentre glielo riconsegnava.

“Si riprenderanno, tranquilla.”

“Lo so, ma… perché devo sempre essere ai loro capezzali ad aspettare che si riprendano? Sono due stronzi, li odio!”

Nervosa, tornò a mordersi il labbro, ma subito sentì il liquido caldo scivolarle in bocca. Incurvò la parte inferiore della bocca, leccandosi per farlo smettere di sanguinare, e tornò a guardare i due amici.

Volcaret e Stecco erano stati portati dagli abitanti in una grande casa e sistemati su due ampi pagliericci. Il guaritore era stato trascinato dentro poco dopo, con la mantella cosparsa di macchie luride, pezzi di robaccia puzzolente sparsi ovunque e una faccia intontita. Eppure era sembrato abbastanza sicuro nel visitare i due ragazzi e dire che Stecco aveva solo bisogno di riposo.

Volcaret, invece, era messo peggio, intossicato e malconcio. Per lui, aveva detto che bisognava solo aspettare. Se si fosse svegliato e avesse iniziato a vomitare, era segnale che si era ripreso.

In ambedue i casi, bisognava solo aspettare.

Altro che aspettare, vorrei solo riempirvi di schiaffi! Mi avete lasciata sola di nuovo…

In realtà, con lei c’erano anche le due guardie, che dormivano in un'altra stanza per riprendersi, l’elfo, legato e rinchiuso in una cantina, e il tizio dalla faccia scema colpito dalla freccia, che era riuscito a trascinarsi fuori dall'inferno di fuoco ed era curato in una stanza tenuta sempre sotto chiave.

Il capo e la strega erano riusciti a svignarsela.

Mentre l’altro dallo sguardo stupido era morto tra le fiamme.

Un brivido percorse la schiena di Selean, smuovendole tutta la colonna vertebrale.

L’ho ucciso io…

No, sono state le fiamme!

Ma io l’ho lasciato lì, svenuto.

Non avevo altra scelta.

Si portò le mani alla testa, stringendo coi palmi sulle tempie. La guardia la fissò preoccupato, ma lei lo ignorò.

Era vero, non aveva avuto altra scelta. O lui, o Stecco.

Ma per quanto fosse vero, e per quanto se lo ripetesse, quel pensiero non la consolava affatto.

Aveva ucciso un uomo, ed era una cosa troppo immensa perché potessero esserci giustificazioni.

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