Jacopo e Alessia

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Merda,sono proprio un gran coglione. Ricapitolando,giusto per capire quanto sono stupido: dopo anni riconquisto l'amicizia di Ale,viene operata,diventiamo più che amici,poi rovino tutto perché tiro fuori il fatto che sono andato con un bel po' di ragazze,riesco a riconquistarla,ma rovino di nuovo tutto con una ragazza facile seduta sulle mie gambe,mentre la bacio,perché sono ubriaco.
Confermo: sono Coglione.
Ho cominciato a ubriacarmi per festeggiare il fatto di aver riconquistato Alessia. Dopo un po' è venuta sta ragazza e ha cominciato a flirtare spudoratamente. All'inizio resisto,ma poi mi dico: "Ma si,facciamo come se fosse un addio al celibato." Così comincio a flirtare anche io. Poi la prendo in braccio e comincio a baciarla. Infine andiamo sul divano. Dopo poco arriva Alessia e mi vede. Teneva un bicchiere sottile in mano,e lo ha stringo talmente tanto,che lo ha rotto. Porca di quella papaya svizzera! La inseguo,ma è davvero veloce. Entra e si chiude veloce in bagno. Non so cosa fare.

ALESSIA

Sono in bagno che sto cercando di non piangere. È difficile. Ma devo farlo,non voglio piangere. Intanto mi tolgo i pezzi di vetro dalla mano. DIO,che dolore. Allora nella mia vita sono stata alquanto sfigata: a nove anni una tracina mi ha punta al piede iniettandomi il suo veleno. Sono corsa all'ospedale e per una settimana ho dovuto usare le stampelle. A cinque anni,mentre ero sulla seggiovia,mio papà tira giù il manico di metallo che c'è lì davanti,per far si che le persone non volino giù,e me lo tira sul naso. Così me lo sono rotto. Quando avevo un anno,mio papà tenendomi in braccio,si gira di scatto,vado contro un pezzo di legno e vado all'ospedale. Cinque punti in faccia. (ora non ho più la cicatrice) A undici anni,mi sono slogata la caviglia sciando,e per due o tre anni ogni volta che il tempo cambiava mi faceva male. A dodici anni,all'ultimo allenamento prima delle vacanze di natale,una ragazza mi salta addosso. Vado all'ospedale. Distorsione al piede e alla caviglia. Fasciatura e uso delle stampelle per dieci giorni. E poi il problema al ginocchio. Diciamo che in queste cose,la rubata della fortuna deve ancora venire dalla mia parte. Comunque,mi risveglio da questo ricordi,perché qualcuno comincia a bussare forte dalla porta. Dopo un po' comincia ad urlare:
"Aprimi! O giuro che la butto giù a calci!"
Mi accorgo subito che è quello stronzo di Jacopo. Tra me e me penso "seh,per tirare giù la porta è meglio che dia delle belle testate. Con quella testa dura che si ritrova,farebbe prima che con dei calci." Però non dico niente,così lui continua. Dopo un po' sento la maniglia della porta aprirsi. "Come diavolo ha fatto." Vedo che entra e chiude la porta a chiave. Comincia ad avvicinarsi. Vorrei indietreggiare,ma non lo faccio. Voglio che capisca che ha guidare il gioco sono io e non lui. Così sto li ferma ad aspettare per vedere quello che farà.

JACOPO

Dio mio,manco in queste situazioni il suo ego barcolla. Pur di far vedere che sta bene e che non gliene frega niente sta lì ferma ad aspettare. Dio,quanto la amo. Pur di non darmela vinta...pur di non dar soddisfazione per potersi dire "oh,guarda come tiene a me" Niente manco una lacrima. Così le chiedo:
"Perché non piangi?" - avvicinandomi sempre di più. Lei non vacilla,ma ad un tratto scoppia a ridere. "Cazzo ride. Ho detto qualcosa di divertente?"
Tra le risate mi dice: "ma secondo te mi metto a piangere per queste cagate?" E continua a ridere. Ci rimango letteralmente di merda. Ora è lei che ha ferito me. Vede che sto zitta e continua: "Guarda che tu non sei il centro dell'universo. Ti amo si,e vederti con quella zoccola,mi ha spezzato il cuore. Ma per spezzarmi ci vuole molto di più. Solo la morte può spezzare davvero una persona."
"Mi ami?!" - chiedo sbigottito
"No,amo solo la Nutella. Ovvio,la amo,ma non si può amare solo quella. Non si può amare solo una cosa."
"Mi ami?!" - richiedo sbigottito
"Ma allora oltre a essere uno stronzo puttaniere sei anche ritardato. Ecco,questo spiega molte cose..."
"Cosa spiega?" - chiedo avvicinandomi a lei.
"Il fatto che tu sia andato con quella troia,mentre potevi avere me."
"Ma io non ci sono andato."
"Ma lo stavi per fare."
"Può essere."
"Allora sei proprio scemo."
"Ma mentre la baciavo pensavo solo a te. Pensavo alle tue labbra." - le dico sfiorandole la guancia. Sperando che si addolcisca un po' e si calmi. Ma lei batte le mani e si mette a ridere. Di nuovo.
"Nooo,ma dimmi te. Ma secondo te tutte quelle parole dolci bastano a farmi cadere ai tuoi piedi, secondo te con quelle parole dolci,leccherò le strade da cui passi?" - <<Dio se la amo>>
"Ma quello che ho detto lo penso davvero."
"Si,e io sono Giuseppina la cretina."
"Cosa?" - dico scoppiando a ridere. Mi avvicino e trovo il coraggio di baciarla. Straordinariamente lei ricambia. Mi spinge contro il muro. Ma ad un tratto mi tira un calcio dritto dove non batte il sole. "Non provare a toccarmi mai più!" - mi urla contro.
Ora sono incazzato nero! Così le dico con uno sguardo malizioso e voce rauca : "Anche la settimana scorsa,quella sera quando sei uscita dall ospedale,avevi detto così. Ma guarda un po',stasera mi stavi baciando e mi dicevi che sono tuo."
"Sei un vero stronzo!" - dice con voce incrinata.
"Parla quella che mi ha appena tirato un calcio ai gioielli."
"Oh,mi dispiace,hai paura di non poterli usare più?" - dice tornando in lei.
"Stai tranquilla,sono irresistibili."
"Vuoi fare un tentativo?" - sto zitto
"Come pensavo."
Gira i tacchi,sta per aprire la porta,ma la fermo. Mi fulmina con uno sguardo glaciale. In un certo momento mi è sembrato di aver visto l'iceberg che ha fatto affondare il Titanic.
"Sai,sei stato un emerito stronzo a tirare fuori l'argomento dell'intervento. Sai cosa ho passato io?" - rimango zitto "no che non lo sai!dato che non ci sei stato."
"Ancora con questa storia?"
"Ovvio,cosa credi,che questi sei anni spariscano con un puff? Tu non sai niente di me. Non mi conosci nemmeno!" - si è girata di spalle. L'abbraccio e all'orecchio le sussurro: "Si che ti conosco."
"No,non mi conosci affatto,se no non ti saresti avvicinato." - mi spinge via. "Però una cosa,penso che nel profondo tu la sappia."
"Cosa."
"Che non ti voglio."
"Si invece,ma non lo vuoi ammettere."
"Okay,ti voglio,ma non posso. Non posso rovinarmi per un Deficente come te."
"Ti amo."
"Anche io,e questo il problema."
"E dov'è?"
"Che tu anche se mi ami vai con le altre,io invece no. Ma dagli errori si impara." - si gira e apre la porta. Mentre va via dice: "E io sono molto brava ad imparare."

DOPO UNA SETTIMANA
JACOPO
è passata una settimana. Non la vedo da un fottutissima settimana. Così vado a casa sua. All'entrata c'è un maggiordomo che sta pulendo fuori. A dire la verità c'è n'è sono quattro. Uno pulisce la piscina. Un altro taglia il prato. L'altro pulisce sotto il portico e l'ultimo annaffia i fiori. A quello che pulisce il portico chiedo: "Dove sono i Dimeo?"
"Oh,non lo sai?"
"Cosa non so?" - chiedo preoccupato
"Sono andati in vacanza."
"Ah,okay" -dico facendo un sospiro di sollievo. - "E quando tornano?"
"Tra un mese."
"Coos-aa?"
"Già un mese."
"Okay,so che sono andati in Thailandia,ma poi."
"Si sono andati in Thailandia per venti giorni con degli amici e poi..." - lo fermo subito - " degli amici?!"
"Si,amici di famiglia,i Sala. Ci sono i genitori con un figlio."
"Quanti anni ha il figlio?"
"La vostra età." - tra me e me penso "merda! Chissà come si vendicherà! O come semplicemente sorpasserà sulla nostra storia!"
"Questo mese lo passano interamente insieme?"
"Si."
"Okay,grazie mille."
"Figurati ragazzo".
Okay,o prenoto un volo per bangkok,o semplicemente mi metto in contatto con lei. E se non volesse rispondermi? Se davvero non volesse più avere a che fare con me? Vabbe,chi dorme non piglia pesci,così la chiamo subito. Anche se la sino le tre del mattino,dato che li ci sono cinque ore in più rispetto a noi. Non mi interessa il costo della chiamata. Non mi interessa l'ora.Il telefono squilla ed ad un certo punto sento un ragazzo che dice con voce ansimante:
"Pronto?"
e tra me e me penso: "merda!"

Non riesco a lasciarti andare  (#WATTYS2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora