"Una Strana Notte"

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SAM'S

Mancano 20 minuti.
Matteo mi ha detto che sarebbe venuto a prendermi per cenare fuori prima del concerto.
Indosso dei jeans neri con delle fibbie ai lati delle tasche una maglietta smanicata degli Avenged degli anfibi neri con il tacco.
Scelgo di non truccarmi troppo e non acconcio particolarmente i capelli. Sono pronta.
Prendo il portafoglio e le chiavi di casa dell'auto, il cellulare e le mie sigarette. Bussano alla porta.

È Matteo.

Apro la porta. Indossa dei semplici jeans neri strappati in vari punti, una maglietta del gruppo che stiamo per andare a vedere e degli anfibi in eco-pelle.
-waw...!- dice restando sulla soglua a guardarmi.
-che c'è? - chiedo leggermente rossa.
-sei fantastica!..-
Arrossisco.

Usciamo di casa e saliamo a bordo della sua Chevrolet.
Alla radio trasmettono un pezzo dei Coldplay.
-non è male questa canzone!- dice senza staccare gli occhi dalla strada.
-ti piacciono i Coldplay? - gli chiedo io
-solo questa canzone..a te?-
-a me si! Non sono un tipo che si fossilizza su un solo genere!-
-questo è ammirevole Samantha! -
-Sam!- preciso.
-Sam!- scandisce lui!
-dove mi porti?-
-nel mio bar preferito!
-cioè?-
-al Red Hook!-

MATTEO'S

Arriviamo al bar è, come al solito, super affollato!
Senza pensarci troppo, afferro la sua mano e le faccio strada fra la gente. Uma volta entrati cerco con lo sguardo, un tavolo libero.
Ne vedo uno alla fine della stanza, in un angolo poco illuminato. Ci dirigiamo verso quel tavolo e ci sediamo.
-odio tutto questo affollamento! ...è sempre così! - dico ansimando piano piano.
-si, nemmeno a me piace troppo il caos..-
Ordiniamo la cena al cameriere e due birre.

Mentre consumiamo la pizza, iniziamo a parlare del più e del meno, per conoscerci meglio.

-quindi sei italiano!- mi chiede addentando la sua pizza.
-sono nato a Los Angeles, ma mia madre è italiana, della Val d'Aosta. Ha conosciuto mio padre durante un viaggio d'istruzione con l'università. Dopo la laurea in medicina ha deciso di seguirlo a Los Angeles per vivere con lui. Si sono sposati e dopo tre anni hanno avuto me. Matteo era il nome di suo fratello, mio zio, a cui lei teneva tanto. Quando è morto decise che se mai avesse avuto un figlio lo avrebbe chiamato così. Ed ecco perché ho questo nome.-
-waw..è una storia emozionante! -
-si, mia madre era un tipo molto impulsivo, selvaggio direi io, però l'ho sempre ammirata come madre e come donna! - aggiungo.

Bevo un sorso della mia birra.

-e tu invece? Parlami di te!-
-io sono nata a Washington, Carolina del Nord, i miei genitori vi si trasferirono l'anno prima di avere me e si sposarono l'anno dopo. Mi sono trasferita a New York tre anni fa per studiare all'università. E adesso sono qui a mangiare una pizza con te!- disse sorridendo.
-ti sta piacendo?-
-è deliziosa! -
Guardo l'orologio e noto che manca un quarto d'ora all'inizio del concerto!
-è tardi! Ci perderemo la presentazione se non andiamo- le dissi.
-andiamo allora! - disse lei scattando in piedi e dirigendosi verso l'uscita. Sorrideva cone una bambina che va alle giostre per la prima volta. Mi piaceva quell'immagine di lei. Arriviamo a destinazione puntuali più del tempo stesso. Timbriamo il biglietto e entriamo per dirigerci verso il palco. La prendo per mano per assicurarmi che arrivi sicuro al palco.

SAM'S

Arriviamo sotto il palco e vediamo Matt, il cantante, uscire da dietro le quinte seguito da Brian, Zachy, Johnny e Arin.
In tutta la piazza si elevano delle grida d'incitamento. Tutti urlavano il loro nome compresi me e Matteo.
Iniziano, suonando So Far Away del loro ultimo album. Inizio a ondeggiare, portando le braccia sopra la testa e canticchiando la canzone.
Chiudo gli occhi.

I love you
You were ready
The pain is strong and urges rise.
But i'll see you
When he lets me
Your pain is gone, your hands utied.

Il concerto proseguì così per un bel po e la maggior parte del tempo io e Matteo avevamo ballato preoccupandoci di lasciare qualche metro distanza tra noi. Io bevevo la mia birra lui fumava.
Ad un certo punto però Matt annunció al microfono l'ultima canzone della serata: Dear God, la nostra canzone preferita.
-o mio Dioooooo!- grido io.
Lui mi sorrise e si avvicinò a me!
Ballavamo più vicini adesso, senza toccarci però, lasciando che i passi dell'uno incrociassero i passi dell'altra, tentdo le braccia alzate e ondeggaindo a ritmo di musica. Ad un certo punto però lui mise le mani sui miei fianchi, colmando gli ultimi centimetri di distanza che ci sparavano. Ne sentivo il respiro affannato.
Lui mi fissava mentre canticchiava e non diatoglieva lo sfuardo nemmeno un secondo.
Io invece tentai più volte di farlo. Non lo so perché, quando mi stava accanto sentivo il fiato corto e mi tremavano le gambe e le mani. Mi faceva sentire impotente e non mi dispiaceva in fondo, perché per una volta ero io quella fragile. Ero io quella da proteggere e non quella che doveva proteggere. Mi scostò il ciuffo dalla guancia costringendomi a guardarlo. Sentii tutto il calore del suo corpi che si fece più forte quando mi baciò durante l'assolo.
Il concerto si concluse così tra le urla, gli applausi e le lacrime di gioia dei fan.

Dopo il concerto Matteo mi portò al parco per fare un giro. Ci baciamo ancora e a lungo contro il muretto del parco
-ti va di venire da me?- mi chiese tra un bacio e l'altro.
-si!- gli dissi affannata.

Mano nella mano saliamo sulla sua auto e andiamo a casa sua.

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