Capitolo uno

5.5K 256 65
                                    

Maggio 2010

Le strade di una piccola città del sud dell'Italia erano illuminate dal caldo e prepotente sole di maggio, che preannunciava un'estate afosa e secca.                                                           La gente si sventolava come meglio poteva e con tutto ciò che gli capitasse di mano: ventagli, fogli, dossier, mani.
Le donne si aggiravano per il mercato in cerca di qualcosa di bello da comprare per la vita di tutti i giorni, o qualcosa di buono per mangiare la mattina stessa.
Gli uomini gridavano per vantarsi dei prezzi migliori, mentre le ragazze erano attratte dalle stoffe messe in vendita.
In tutta questa confusione, nessuno si sarebbe mai accorto di un furfantello in piena opera di uno dei suoi furti.
Si aggirava silenzioso e scaltro, in attesa di rubare un sostanzioso portafoglio da una delle sue prossime vittime.
Il sudore non facilitava il compito, e nemmeno il continuo contatto fisico con i passanti.

Finalmente, dopo qualche minuto, adocchiò la persona perfetta: una donna in carne, tra i trenta e i quaranta, estremamente goffa.
Il ragazzo si avvicinò a lei con passo sicuro, mentre la donna posava il portafoglio nella tasca posteriore dei jeans decisamente troppo stretti. Nulla di più facile, a volte taluni sembravano cercarsela.

«Mi scusi signora, le è caduto qualcosa» disse il ragazzo, stordendola con il suo sorriso tanto sbarazzino quanto falso.

La donna avvampò e si inchinò maldestramente, mentre il ladruncolo gli sfilò senza fatica il portafoglio e lo ripose nella sua tracolla com gesto agile ed esperto.

«Mi scusi, a quanto pare era solo una mia impressione» si scusò il ragazzo, facendole un ennesimo sorriso e sparendo dalla sua vista, senza permettere alla signora di metabolizzare ciò che era appena successo.

Aveva corso molti rischi quel giorno, ed era ora di tornare alla base.
Si avviò verso la parte periferica della città, attraversando stradine strette e sudice. Dopo aver superato una serie di piccole case popolari, bussò ad una porta di ferro arrugginito.

«Chi è?» chiese dall'interno una voce roca e maschile.

«Il tuo allievo preferito» sorrise il ragazzo beffardo, attendendo con trepidazione lo sguardo soddisfatto dell'uomo o qualche complimento.

La serratura scattò, ed un cinquantenne trasandato  lo accolse nel suo appartamento, grattandosi annoiato la pancia.

«Diego! Dimmi che hai qualcosa, per favore» disse sedendosi maldestramente sul divano sfatto e costituito da evidenti buchi che perforavano il tessuto giallognolo.

«Come sempre, capo» rispose il ragazzo sorridente, mostrando con orgoglio diversi portafogli ricolmi di banconote.

«Diego, sei davvero una mano venuta dal cielo! Ma quanti ne hai rubati?» domandò il capo sorpreso.

«Dieci»affermò soddisfatto.

Il capo gli diede una pacca sulla spalla e lo guardò attentamente.

«Sei stanco di fare questi lavoretti, Diego? Lavori per me sin da quando eri solo un bambino»

«Beh,capo, veramente...»

«Sii sincero»

«Vorrei fare qualcosa di diverso... più elettrizzante... e non vivere rubando questi portafogil» confessò il ragazzo, non riuscendo a trattenere una discreta dose di paura e soggezione.

«Mi fa piacere che pensi questo, vuol dire che hai delle ambizioni» disse l'uomo guardandolo serio.

«Perché mi guardi così, capo?» domandò il ragazzo non capendo.

Ti odio, mi piaci, ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora