3 CAPITOLO -Fraintendimenti- (revisionato)

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La sala comune Serpeverde era in fermento.
Lo notai, mentre entravo a testa bassa dalla porta, affiancato da un Draco silenzioso e visibilmente arrabbiato.
Non appena tutti mi videro, scoppiò un gran baccano, e per poco non mi ritrovai soffocato dalla calca.
Non capendo il motivo di tanto delirio, rimasi bloccato tra le mani esultanti che stringevano con soddisfazione le mie.
In pochi secondi la testa bionda di Draco si perse tra gli studenti. Che diavolo stava succedendo?
E da quando c'era tutta quella gente nella sala comune? Non sapevo nemmeno ci fossero tutti quegli studenti in Serpeverde...
Avrei voluto cercare Draco, e andarmene in camera, ma la mia pareva una missione impossibile. - Finalmente Potter si rivela essere un degno Serpeverde. - Gridò qualcuno.
- Come hai fatto ad imbrogliare a quel modo, Potter? Silente stesso ha messo la barriera attorno al calice.-Chiese qualcun'altro.
- Un Serpeverde al torneo!-
Li guardai confuso e esterrefatto.
Pensavano davvero che fossi stato io a mettere il mio nome nel calice? Oh beh, adesso era tutto molto più chiaro. Probabilmente sarebbero stati contenti anche del fatto che stessi andando incontro a morte certa.
Infondo, però, non sapevo se sentirmi onorato per essere stato considerato un'improvviso idolo, o spaventato dalla loro reazione.
Così mi limitai ad accennare un sorriso, non riuscendo a rispondere a tutte le domande che mi stavano ponendo.
Vidi Tiger e Goyle attraversare la sala, creando un corridoio attraverso gli studenti.
Stetti per chiedergli una mano per uscire da quella situazione, ma non feci in tempo a dire una parola, che i due mi afferrarono per le braccia, trasportandomi per le scale che conducevano in camera mia. Sentii Blaise urlare a squarciagola, e scoppiai a ridere.
-Il nostro malefico Potter ora a bisogno di dormire! Fate largo al re degli imbroglioni! -
Ricordava tanto quei pescivendoli che vedevo al mercato, quando andavo a far compere per mia zia Petunia...
Sentii le risate degli altri Serpeverde e i mormorii annoiati di chi aveva perso il proprio passatempo serale, poi mi accolse il silenzio della mia camera.
- Harry. Harry. Harry. Potevi dirlo almeno a noi che avevi delle manie suicide. - Scherzò Blaise ammiccando verso di me. Ridacchiai spintonandolo indietro con leggerezza.
- Che stronzo. Sai anche tu che non farei mai una cosa del genere. - Mi lamentai. Qualcuno si schiarì la gola. Aggrottai le sopracciglia e mi voltai.
Draco se ne stava a braccia incrociate davanti al suo letto e mi guardava corrucciato, con i suoi occhi grigi, in cui potevo vedere ogni suo pensiero più profondo. In quel momento ci vidi la preoccupazione e la furia.
-Potete lasciarci qualche minuto da soli?- Chiese glaciale ai tre che mi avevano portato fin lì.
Mi girai a guardarli, supplicandoli di non lasciarmi, ma evidentemente anche loro non avevano voglia di sottostare all'ira del Malfoy.
Li vidi, quindi, uscire scrollando le spalle come per scusarsi.
- Maledetti traditori. - Borbottai rivoltandomi verso l'altro ragazzo, che al contrario delle mie aspettative, si era accasciato sul pavimento e si manteneva la testa tra le mani.
- Draco?- Lo chiamai allarmato. Lui non rispose.
Era svenuto? Era morto? Stava facendo yoga?
Non lo avevo mai visto in condizioni del genere e non sapevo minimamente quale fosse il modo giusto di reagire. Il biondo non accennò ad alzare lo sguardo.
Cominciai a preoccuparmi.
Sentii un sussurro sommesso.
-Dray?- Chiamai, allora, accennando un passo verso di lui.
Un altro sussurro.
Solo quando i suoi occhi lucidi si scontrarono con i miei sconvolti capii che erano singhiozzi quelli che Draco cercava di mantenere. Aveva le guance lievemente arrossate che risaltavano sulla sua carnagione pallida, e le lacrime che gli scendevano sul viso, bagnandolo tristemente.
- Draco o mio Dio. Stai bene? - Chiesi, e questa volta accennai un passo indietro, come impaurito dalle sue lacrime. Lui mi lanciò uno sguardo assassino asciugandosi la faccia con la manica del suo maglione rendendo le guance ancor più rosee ed irritate.
Scattò in piedi e mi afferrò per il mantello.
- Ti rendi conto di quello che potrebbe succedere stupido idiota? Ti sei cacciato in un fottuto guaio.- Urlò scuotendomi.
- Non parlare come se avessi una scelta. Non sono stato mica io a volere tutto questo. - Gridai di rimando, cercando di togliere le sue mani da me.
Lui per tutta risposta mi buttò a terra con una spinta. - Ma sei pazzo? Che diavolo ti prende? - Soppressi una smorfia, mentre il dolore si propagava per tutta la schiena, facendomi gemere dal dolore.
Cercai di alzarmi, però Draco non me lo permise, sedendosi a cavalcioni su di me.
- Potrebbe essere stato Voldemort a volerti nel torneo. Potrebbe avere un piano o qualcosa di simile...- Mi urlò nuovamente contro.
- Parli tu che sei il figlio di un mangiamorte! Lo sai che tutti quelli che mi hanno acclamato in sala comune vorrebbero la mia morte? E per quanto ne so tu potresti essere uno di loro... - Avrei anche continuato a parlare, ma un pugno dritto sulla faccia mi fece cadere lontano gli occhiali e nuovamente gemere dal dolore.
- Sei un coglione. Oddio, non posso credere al fatto che tu sia così ottuso. - Mormorò il ragazzo.
Una goccia calda cadde sulla mia guancia e mi accorsi che aveva ricominciato a piangere.
- Non lo capisci proprio che sto andando contro la mia natura per te? Che ho rinunciato a tutto per essere al tuo fianco? - Chiese, e per la prima volta percepii la disperazione nel suo tono.
- Non ricordo di avertelo chiesto, Draco. Non ti ho mai chiesto di sacrificarti. - Sussurrai, a voce talmente bassa che persino io stentai a capire. Eppure lui era abbastanza vicino da riuscire a sentirmi.
I suoi tratti erano un po' sfocati, ma riuscivo ugualmente a guardarlo.
Il mutamento del suo volto, la smorfia di disapprovazione, il dolore che cedeva il passo all'irritazione.
- Infatti. Non rientrava nei miei programmi essere tuo amico. Non rientrava nei miei programmi conoscerti davvero. Non rientrava nei programmi essere.... essere... - Le lacrime continuavano a scendere mentre la frase rimaneva appesa nel nulla.
- Essere cosa, Draco? - Chiesi a voce sempre più bassa. Proprio non riuscivo ad alzarla.
Il ragazzo sbarrò gli occhi sorpreso della mia domanda. Come se avesse creduto io non stessi neppure ascoltando le sue parole.
Feci per incitarlo a continuare.
- Io-io... mi dispiace Harry. Mi dispiace diamine. Davvero. Non era nei programmi. Mi dispiace così tanto...- Farneticò tra i singhiozzi e questa volta sembrò non importargli per nulla di sembrare una ragazzina, lasciò soltanto che le lacrime e i respiri mozzati uscissero tremuli dalle sue labbra salate.
- Dray.- sussurrai.
Mi misi seduto, trasportandolo con me. I nostri sguardi di intrecciarono. Lo mantenni per le spalle quando cercò di sgattaiolare via da me.
- Cosa ti succede? - Chiesi cauto. Il suo sguardo si fece, se possibile, ancor più disperato.
- Io mi sono innamorato di te, Harry.- Fu come se una lama mi fosse stata piantata direttamente nel cuore.
Rimasi lì, come uno stoccafisso, a guardare il viso di Draco, per quanto mi fosse permesso.
Continuava a piangere e tremare, ma il suo sguardo rimaneva piantato coraggioso nel mio.
Mi aveva appena esposto la parte più sensibile e nascosta del suo essere. Quella parte che non aveva mai avuto il coraggio di farmi vedere, a discapito del nostro profondo legame.
Ed io avrei voluto solo abbracciarlo, tenerlo stretto al mio petto e dirgli che andava bene, che io ero lì per lui e che ci sarei rimasto per sempre.
Ma non ci riuscii.
Al contrario lo spinsi cautamente lontano da me. Cercai a tentoni gli occhiali, ed una volta trovati li inforcai. Poi, senza nemmeno voltarmi, uscii dalla camera.
I gemiti sommessi di Draco mi seguirono anche quando mi fui allontanato.
Sembravano essere impressi a fuoco nella mia testa. Insieme alle sue parole.
La sala comune si era svuotata e rimaneva soltanto qualche studente più grande, tra i quali c'erano anche i miei compagni di stanza.
Sentii il mio nome uscire dalle loro bocche quando mi chiamarono a gran voce.
La mano di quello che riconobbi sfocatamente come Theodore mi afferrò per il polso.
Non capii neppure come, ma in un attimo me ne liberai, arrancando come un ubriaco verso l'uscita, mormorando un "Vado a farmi un giro."
Nessuno cercò di dissuadermi, o fermarmi nuovamente. Sentii soltanto il silenzio alle mie spalle, ed il mio respiro non proprio regolare.
Soltanto quando strisciai lungo il muro in pietra fuori dalla sala mi accorsi di star piangendo anche io. Rimasi seduto per qualche attimo con il mantello tra le mani. Le lacrime a bagnare il tessuto.
- Perchè? -Mi chiesi confuso. Repressi un grido e buttandomi il mantello sulle spalle sparii nei corridoi bui dei sotterranei.

Chronophobia (IN REVISIONE)|| DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora