Stephan parte 2

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Tutto quello non poteva essere assolutamente vero. C'è lui non poteva essere li,era impossibile.
Quello accanto ad Amelia era Stephan!
Stephan?
Stephan!
Ero morta.
Non vi era nessun'altra spiegazione, ero sicuramente morta andando contro tutto quello che mi aveva detto il moro almeno un migliaio di volte prima di lasciarmi andare. Sicuramente il mio cervello stava elaborando tutta quella scena assurda per far si che non impazzissi o qualcosa del genere ma perché metterci Stephan?
In fondo non ci pensavo da moltissimo tempo ormai, anzi ero riuscito a nasconderlo sotto quella muraglia che mi ero costruita intorno molto in fondo, forse era tornato alla memoria per il fatto che ne avevo parlato a Nathan la sera prima ma non vedevo come lui potesse essere li.
Tutto quello a cui stavo pensando non aveva un cazzo di significato.
Se ero morta di certo il mio cervello non funziona più quindi non poteva elaborare idee, lui era veramente lì ma come poteva essere vero.
Due anni prima lui e la sua famiglia si erano trasferiti in Inghilterra,praticamente dall'altra parte del mondo eppure adesso era qui, davanti a me con i suoi occhioni verdi a fissarmi consapevole che quella fossi realmente io.
Eravamo consapevoli l'uno dell'altro eppure continuavamo solo a guardarci senza dire una parola e poi cosa avrei potuto dire?
Non c'era niente da dire in realtà volevo solo sprofondare in un buco profondissimo e non sorgerne mai più. Sembravamo due alieni. Per dire la verità era lui l'alieno perché si trovava li?Perché la vita continuava a mettermi problemi davanti ad altri problemi, io non mi potevo stressare《Angie?》chiese nuovamente《Stephan》risposi e sentì che l'ossigeno non andava più al cervello e la mia vista cominciò a cospargersi di puntini neri e poi sentì solo la voce di Amelia《Angie tesoro》e poi più niente, il buio assoluto.
Forse ero morta davvero.

Il luogo in cui mi trovavo era una costruzione circolare composta da cemento armato e il soffitto era inesistente, riuscivo a vedere le stelle, erano molte, lucenti, in poche parole magnifiche. Riuscivo a distinguere qualche costellazione,mio nonno era un'astrologo che insegnava in università e quando ero molto piccola ci chiudevamo nel suo studio e con il telescopio più grande che io avessi mai visto o almeno era grande per una bambina di cinque anni mi insegnava le costellazioni. Un'uomo di mille risorse e qualche volta ancora adesso mi diletto a stendermi sul prato e cercare di riconoscerle anche se a volte mi manca la sua compagnia e morto di cancro cinque anni fa, si una cosa brutta ma lui aveva vissuto una vita piena e se ne era andato col sorriso o almeno così speravo, non avevo avuto il coraggio di vederlo in quelle condizioni.
Nel tempo che ero stata li dentro o almeno mi sembrava fosse passato del tempo avevo continuato a fare il giro. Trenta giri e li non c'era un'alito di vento,nessuna voce.
Il mio posto perfetto.
Infondo era il mio posto, quella era la mia muraglia.
Rinchiusa dentro il mio stesso subconscio, che schifo.
Qui si stava davvero bene però, niente andava male o bene. Se pensavo ancora a quegli occhi verdi mi sentivo svuotata. Tutto quello su cui avevo costruito la mia muraglia stava risorgendo. Sentimenti e ricordi spingevano da sotto terra per emergere come un bambino che stava per nascere ma io non volevo, non lo avrei permesso di farmi diventare debole, lo ero già abbastanza ultimamente per colpa della gravidanza e di Nathan.
Quel ragazzo era riuscito ad entrarmi sotto la pelle e non andava per niente bene, chi vorrebbe una come lui sotto la pelle?
Nessuno, cioè qualche ragazza lo avrebbe voluto, praticamente tutte le sbavavano dietro ma io non ci volevo e dovevo cascare. Giusto? Si, avevo perfettamente ragione,dovevo avere ragione.
Mi sedetti al centro del cerchio con le gambe strette al petto, circondate dalle braccia e il mento poggiato sopra le ginocchia.
Ero stanca volevo dormire ma non potevo. Se ero realmente morta anche la mia pagnotta lo era.
No, non potevo essere morta. Volevo farla crescere, doveva crescere.Immaginavo la faccia di Nathan, accigliato con i suoi occhi blu ardenti di rabbia.
Ad un tratto cominciai a sentire un mormorio che prima era molto lento ma cominciava a essere sempre più forte e andava sempre di più scemando. Molte voci diventarono una decina, una decina divenne una sola, la sua voce. Quella voce che ovunque mi trovassi mi trovava sempre facendomi arrabbiare a volte e altre sentire al sicuro《Angie cazzo svegliati》sorrisi per il suo linguaggio, allora non ero morta, quella era una buona notizia a prescindere《Stupida ragazza. Apri subito quegl'occhi!》mi reputavo offesa, mi aveva appena chiamata stupida e io non lo ero.
Volevo prenderlo a sberle molto volentieri e appena avrei aperto gli occhi sarebbe stata la prima cosa che avrei fatto, come si permetteva.
Cazzo Angie svegliati e digliene quattro.

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