L'ultimo dei sopravvissuti capitolo ventisei

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Appena entrati ci siamo ritrovati in uno spiazzo. C'erano alcune porte ed una botola. Mi ricordo che quando sono stato quì l'ultima volta la botola non c'era, quindi è presumibile pensare che sia stata costruita dopo dai mercenari.
-Da che parte sarà Ellie?- chiede Tom. -La botola è stata costruita dopo l'attacco zombie, per cui forse è lì che tengono i laboratori-
Tutti sono daccordo e decidiamo di scendere insieme. Una volta giù, ci si apre un lungo corridoio sotterraneo illuminato da delle lampade al neon. Avanzammo per un po' finchè non ci trovammo in un bivio. Un cartello ci indicava che a destra il percorso si chiamava Bürk mentre a sinistra si chiamava Clark. Non c'era nessuna indicazione sul laboratorio. Procedemmo a destra, passando davanti ad un paio di porte. Nessuna indicazione su cosa potesse essere dietro ciascuna di loro. Ma visto che non c'era nessuno in giro e non si sentivano rumori, intuimmo che non era lì che tenevano Ellie. Raggiungemmo un altro incrocio con al centro alcune frecce. Una con su scritto Alto indicava alla nostra destra, uno con su Friedewald puntava alla nostra sinistra ed infine uno con su scritto Igor era rivolto...verso il basso. Guardammo alle spalle di quel cartello e trovammo un buco con una scala a pioli che scendeva verso l'oscurità. Quelle gallerie potevano benissimo essere diramate dentro tutta la montagna alle spalle del castello.
-Fermi! Chi siete voi?!-
Una voce improvvisa ci fece sobbalzare tutti. Stavamo per darcela a gambe quando mi venne un idea. Mi misi sugli attenti e feci cenno agli altri di imitarmi. Decisi di aprofittare della poca luce che c'era del fatto che il soldato chiaramemte non ci riconosse.
-Dobbiamo incontrare l'immune sotto ordine del grande Mattia. È una questione urgente, dobbiamo allontanarla prima che i fuggitivi dell'arena la trovino-
Il soldato ci scrutò per alcuni secondi, non so dirvi che espressione abbia avuto perchè era troppo distante.
-D'accordo, venite con me-
Lo seguimmo attraverso tunnel chilometrici. Per fortuna incontrammo pochi incroci, almeno sarebbe stato più semplice ritrovare l'uscita. Arrivammo davanti ad una porta con finestrella, simile a quelle delle nostre celli. Il soldato ci aprì e ci fece entrare per primi. Una volta dentro trovammo un tavolo con appiccicata su una cartina di Locarno, alcune sedie sparpagliate intorno, dei comodini e una lampada da salotto in un angolo.
-Dove Ellie?- fece Tom girandosi, ma subito si sentì la porta sbattere ed il chiavistello girare.
-COSA CAZZO STAI FACENDO?! APRI SUBITO! SIAMO IN MISSIONE PER MATTIA!- -Silenzio!- disse il soldato con autorità -Se foste davvero dei mercenari allora sapreste che non c'è alcun bisogno di portare via l'immune- Tutti ci guardammo senza capire.
-Cosa intendi?- chiese Luna.
-Bhe, visto che state per morire posso tranquillamente esporvi il nostro piano. I nostri scenziati non sono riusciti a creare una cura dal sangue di Ellie. Ovviamente non potevamo dire ai nostri cittadini che siamo senza speranze, così abbiamo messo in circolo la notizia che avremmo usato ogni goccia del suo sangue da iniettare in ogni abitante. Chiaramente è una notizia falsa e anche se lo facessimo dopo si accorgerebbero di non essere immuni. Per cui abbiamo deciso di ucciderla accidentalmente. Non avevamo ancora in mente come farlo, ma l'idea ce l'avete fornita voi ragazzi. Quel putiferio all'arena è perfetto. Diremo che uno zombie l'ha mangiata e che per uccidere l'intera orda abbiamo dovuto far esplodere l'intero castello. Sapete com'è, eliminiamo le prove. Comunque divertitevi per quel poco tempo che vi rimane-
Il soldato se ne andò con passo calmo ignorando le nostre urla e le nostre imprecazioni.
Quando non fu più visibile iniziammo a guardarci intorno, cercando qualcosa che potesse aprire la cella. A quanto pare avevano sgombrato tutto quello che li sarebbe servito, lasciando giusto quel che serve per simulare che non erano preparati all'esplosione.
Stavo per usare la mia forza contro la porta, ma una voce proveniente dal corridoio mi prese alla sprovvista. Era una voce giovane. Quando mi affacciai per vedere chi fosse, i miei occhi si posarono su dei capelli bruni riccioluti.


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