GIORNO DA SOPRAVVISSUTO: 310
DATA: 06.07.2013
Quando vennero a prenderci, si assicurarono che io non potessi fare danni. Mi amanettarono come i carcerati, manette sulle mani e sui piedi. Ci incappucciarono e ci trascinarono per vari corridoi, fino ad arrivare fuori. Riuscivo a sentire la brezza sulla pelle, ma non durò molto. Dopo venti metri finimmo in una stanza, dove ci tolserò i cappucci.
-Restate quì e preparatevi. Quando si apriranno le porte dovrete uscire- Ci intimò una delle guardie.
Ci lasciarono soli.
-A quanto pare, sperano che non troviamo una via d'uscita- Feci notare io.
Luna mi guardava con aria preoccupata, come se qualcosa non tornasse.
-Che c'è?- Le chiedo.
-Io sono stata a Roma, ma non ricordo di nessun castello che stesse vicino al colosseo. Inoltre- Proseguì indicando alcune lampade al neon che illuminavano delle teche crepate -non ho mai visto queste immagine in vita mia. Non hanno niente a che fare con Roma-
Guardo quelle immagini sbiadite che ritraevano battaglie medievali, antichi manufatti ed una pianta del colosseo. Ma quello non era il colosseo.
-Ragazzi, ci sono già stato quì-
Tutti mi guardarono con aria interrogativa.
-Ci sono venuto in gita scolastica. Non siamo a Roma. Anzi, non siamo neanche in Italia-
-Cosa?!- Mi chiede Mario.
-È così. Siamo a Locarno. Non so come si chiami realmente questo posto, so solo che prima di tutto questo lo chiamavano "la rotonda". Ci facevamo delle specie di fiere-
-Vuoi forse dire che per tutto questo tempo quei mercenari venivano dalla Svizzera?-
-Esattamente. Tutto torna. Appena fuori quelle mura...- Dico indicando la parete da dove siamo passati -...c'è un castello, anche se non è molto grande-
-Quindi vuol dire che conosci questo posto. Potresti farci uscire senza problemi- Dice Luna.
-Non è così senplice. Non mi ricordo molto di queso posto, ma forse un uscita c'è-
Mi guardo intorno e trovo quello che cercavo. Un'apertura sul soffitto per far passare la luce, ma... -Cazzo, è chiusa. Magari riesco a sfondare le assi di legno-
Prima ancora che mi possa venire in mente un modo per rompere le assi, il portellone da cui saremmo dovuti uscire inizia ad aprirsi. Si vede una luce tremolante, troppo debole perchè si tratti del sole. Forse era notte.
-Perchè uscire? Potremmo rimanere quì e...- Tom non riesce a finire la frase che una mano passa sotto il portellone. Se non usciamo noi, entreranno gli zombie.
-Cazzo! Cosa facciamo?!-
Luna era sconvolta e tremava come un ossesso. Tom cercava di calmarla e di tenerla ferma.
Quando il portellone si aprì completamente notammo che lo zombie che cercava di entrare aveva come un collare che gli impediva di avanzare. Ci avvicinammo e scoprimmo che il collare era collegato ad una catena che era legata ad una gabbia al centro di un enorme cerchio di sassolini (che però non era al centro esatto dell'arena). Era piena di zombie. C'erano uomini, donne e bambini. Alcuni erano integri, altri avevano arti amputati e altri ancora masticavano i suddetti arti.
Uscimmo, cercando di passare il più lontano possibile dallo zombie, e vedemmo cosa c'era oltre le mura della rotonda. Erano stati costruiti degli spalti per accogliere il pubblico. Erano tutti in subbuglio per assistere allo spettacolo. Proprio davanti a noi era stata allestita una tribuna d'onore dove c'era, ovviamente, Mattia e alcune guardie.
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L'ultimo dei sopravvissuti
AventuraJack è un ragazzo con seri problemi di controllo della rabbia , vive in una casa vicino a l'Italia in un mondo dilagnato da una infezione zombie .Quando il suo amico Mattia scompare Jack si ritrova a gestire tutti gli incarichi da solo , ma non sa...