Guitar

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La stanza di Jamie è un posto surreale.  Continuo a riscoprirmene affascinata nonostante sia ormai passata già una settimana dalla prima volta che ci sono entrata. Luci blu provenienti dalla scrivania e pareti completamente tappezzate di stelle fosforescenti. Quasi sembra che il letto e tutto il resto della mobilia fluttuino nell'aria. Seth e Giorgiana sono appena andati via, io invece sono ancora qui, spalla a spalla con Jamie, stesi sul suo letto a guardare l'abisso delle sue pareti. «Quindi quando rivedrai tua madre?» chiede lui, dopo aver ascoltato tutta la storia. «Non lo so» rispondo, «Jorge mi ha detto che quando i tuoi genitori vengono trasferiti si fa un viaggio per rincontrarli ad un anno dalla loro partenza, poi i contatti e le visite diventano sempre più radi, fino a scomparire quasi del tutto» dico. «Alla fine, non c'è da meravigliarsi, è così che funzionano le cose e per quanto ci possano apparire strane alla fine noi siamo abituati ad andare avanti da soli» dice lui. «Io sono cresciuta da sola. A guardare indietro adesso, a pensarci, è sempre stato così, i miei hanno sempre passato più tempo fuori che dentro casa, come i genitori di tutti gli altri. Nessuno ci fa caso, dall'interno della società, ma ora che ne sono fuori...» dico, lasciando la frase in sospeso. Jamie rimane in silenzio, ma mi basta il contatto della sua spalla contro la mia, non c'è bisogno che mi risponda. 

Stare con lui è facile, ogni discorso emerge senza ostacoli e sembra intendermi senza che ci sia bisogno di dire troppo. Non è passato molto tempo dal mio primo incontro con ognuno di loro, eppure è già diventato naturale il cercarsi, il condividere gli anfratti cavernosi e nascosti del Nucleo, il camminare fianco a fianco per i corridoi, passare le prime ore della notte tutti ammassati in una stanza diversa ogni sera. Jorge aveva ragione, questo posto è un'altra casa, una casa nuova, e io me ne sento sempre più parte, come se la mia anima stessa si stesse intrecciando alle fondamenta di questo posto, oltre che a loro. Ma è strano, per me. E spesso rimango ore a rifletterci, a chiedermi come sia stato possibile legarmi così a persone conosciute solo poche settimane fa. «A cosa stai pensando?» mi chiede Jamie, «al fatto che ultimamente mi sta riuscendo difficile immaginare Metropolys senza di voi» dico, «ed è...non capisco come sia possibile» continuo, girandomi verso di lui. Mi sorride e mi abbraccia, il suo sorriso ha un potere rassicurante di cui lui probabilmente non è nemmeno cosciente. «E' possibile perché forse hai trovato la tua dimensione, Lara, e per quanto riguarda noi, fai parte delle nostra come se tu fossi sempre stata qui» mi dice. Io sorrido, lasciando che la Luminescenza scaturita dalla contentezza per queste parole affiori sul mio palmo in un globo lilla. Jamie sorride, affascinato. «Continui a cambiare colore» dice, io sospiro, guardando la Luminescenza. «Sì, a quanto pare non sono ancora stabile» rispondo, il sentimento di felicità oscurato dall'ombra di questa instabilità che ancora non riusciamo a spiegarci, né io, né Jorge. Il globo cambia colore, passa dal lilla al viola senza che io possa farci nulla, Jamie si lascia sfuggire un sospiro di sorpresa. «Hai cambiato» esclama, affascinato. «HA cambiato, io non ho voce in capitolo in questi cambiamenti, semplicemente se cambio emozione, cambia anche il colore» rispondo. «E'...fantastico» risponde lui, io sorrido, guardando il globo che lentamente si estingue. 

«Penso sia ora che io vada» dico poi, alzandomi. «Certo, ci vediamo domani» dice lui, restando sul letto. Io lo saluto con la mano e mi chiudo la porta alle spalle, guardo la porta di Jorge, ma da sotto la porta non passa neanche un filo di luce e non lo vedo da stamattina, decido di bussare. Non apre nessuno, così mi rintano in camera mia, infilandomi il pigiama alla velocità della luce per cercare di rubare qualche minuto in più di sonno alla notte già avanzata. «Sono in camera, tu però non sei nella tua. Buonanotte». Digito il messaggio per Jorge e lascio il cellulare sotto le coperte. Ormai non dorme più qui, non serve più. I miei globi sono ben definiti, riesco a bloccare e muovere la Luminescenza, solo mi manca il riuscire a richiamarla a comando. Però dobbiamo avvisarlo quando le nostre serate sono finite. "Tornate a che ora volete, basta che mi avvisate quando lo fate e che al mattino dopo vi alzate in orario per qualunque cosa dobbiate fare". Agli altri lo avrà ripetuto milioni di volte, ma per me era il primo avvertimento. Non risponde quasi mai ai messaggi, qualche volta però viene a controllare se sia tutto a posto, quantomeno per quanto riguarda me, soprattutto se durante il giorno mi ha visto particolarmente turbata. Ultimamente però sparisce per ore, insieme con Selene e con Celeste. Quando riappare non ci dice mai dov'è stato né per quale motivo, ma in qualche maniera riesce a trovare tempo per ognuno di noi e ad essere quantomeno presente a cena, il più delle volte. Gli altri se ne preoccupano meno, perché a loro è già capitato, ma a volte mi sorprendo in balia della sua mancanza. La vibrazione del telefono mi fa sussultare. Non preoccuparti, domani mattina vengo a svegliarti. Dormi tranquilla». Leggo il messaggio inaspettato tutto d'un fiato, inconsciamente assetata di informazioni circa la natura delle sue attività, ma come sempre lui non condivide niente. Sento un lieve velo di delusione formicolarmi lungo le vene, lo scaccio via, più rapidamente di quanto io non riesca a fare col pensiero di Jorge stesso. Mi sforzo per prendere sonno, e quando ci riesco è comunque un sonno leggero e discontinuo. 

The Color Of City LightsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora