Feelings

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Io e Jorge camminiamo fianco a fianco lungo i corridoi della Galleria, gli sguardi sono come sempre tutti su di lui, alcuni lo salutano, e lui ricambia con un cenno o un sorriso. Sembra di essere con una celebrità. Noto di nuovo qualche sguardo anche su di me, ricordo di sfuggita le due ragazze che bisbigliavano al Between. Oh, Dean. Quanto vorrei poter andare a mangiare da lui! E invece no, la mensa con la sua immensa fila di persone già appostate vicino al bancone ci si staglia davanti appena giriamo l'angolo. Ci mettiamo in coda, poco più avanti a noi adocchio Malik. Fantastico, penso, diceva sul serio. «Oggi abbiamo un ospite a cena» dico e il mio tono riassume la mia contentezza. «Malik?» chiede Jorge, senza riuscire a trattenere un sorriso. «Era quasi scontato che sarebbe venuto, magari se ci mettessi meno di mezz'ora per finire un piatto potrebbe decidere di sedersi ad un altro tavolo la prossima settimana» aggiunge, facendomi sprofondare in un baratro senza fondo. «Una settimana?!» sbotto io, lui ride, di gusto per di più. «Cosa ridi, è una tragedia» dico, «e poi c'eri già tu a farmi mandare giù i piatti schifosi di questo posto a tutti i costi, a che serve lui» chiedoo, sbuffando. «A farteli mandare giù in meno di mezz'ora» rimarca lui, «e poi su queste cose non riesco ad avere la sua stessa autorevolezza, quindi... » dice, con un'alzata di spalle. E menomale, penso, o l'addestramento emotivo sarebbe un trauma psicologico in piena regola. Più di quanto già non sia.

Scaccio via il pensiero per accogliere una punta d'ansia, passare tutta la cena sotto gli occhi di Malik non è una prospettiva rilassante. Apro e chiudo le mani per dissipare il formicolio che mi pizzica le dita. «E' andata così male con lui?» mi chiede Jorge. «Mi mette in soggezione, non vedevo l'ora di andarmene» dico, incontrando i suoi occhi per un attimo. «Andrà meglio, dopotutto non penso che avresti preferito Bill come è stato per me» dice lui, stavolta alzo io le spalle. «Tanto mi mettono in soggezione tutti e due» dico, «e Bill ti metterà in soggezione per sempre» aggiunge lui, sorridendo. «E certo, perché Malik no» dico, con una smorfia poco convinta, lui scuote la testa. «No, Malik no, credimi» dice, pizzicandomi dolcemente la guancia con le dita. Cerco di ignorare il riverbero emotivo di questo gesto, non è il momento di pensarci. La lunga fila avanza lentamnte e adocchio di nuovo Malik poco piùù avanti. Questo aiuta a scacciare qualunque tipo di pensiero. Continuiamo ad avanzare fino al bancone, dietro al quale c'è una ragazza che non conosco. Oggi niente patatine fritte, niente pizza, bensì una minestra di verdure e pasta accicciata. Guardo il piatto e mi passa la fame, penso a Malik che mi costringerà a mangiarlo e faccio un gran sospiro mentre sistemo il piatto sul vassoio. Prendo dell'insalata con pomodori dallo scaffale alla mia sinistra, dell'acqua dal frigo. Jorge mi mette sul vassoio una mela, lo guardo con aria interrogativa. «Si chiamano pasti completi, sai come quelli delle persone normali con tutte le portate. Tanto se non inizi a pensarci tu se lo farà lui» dice, avanzando verso il bancone dei dolci. Io lo seguo, prendo un muffin al cioccolato, lo sistemo sul vassoio sperando che almeno quello abbia un buon sapore. Seguo Jorge verso un tavolo libero, scandagliando la folla già seduta per individuare Malik, ma non lo vedo da nessuna parte. Reprimo sul nascere l'accenno di speranza che ho iniziato involontariamente a maturare. Si siederà con noi, lo so, inutile illudermi del contrario.

Mi siedo accanto a Jorge, ontinuando a guardarmi intorno. «Che fa, decide lui quando venire a sedersi?» chiedo, ancora in attesa di vederlo spuntar fuori da qualche parte, Jorge annuisce guardando il cellulare mentre digita un messaggio. Io tiro fuori il mio dalla tasca, ormai sostituitosi al GlassPad inservibile, decido di rispondere a Giorgiana. "Scusa se non ti ho risposto, ma ero già in palestra quando mi hai scritto. Siamo già a cena, aspetto Malik" scrivo. Le invio il messaggio per poi lasciare il telefono sul tavolo, accanto al vassoio, giusto in tempo per scorgere lo sguardo di Jorge alzarsi verso qualcuno. Alzo anche io lo sguardo e, nonostante mi aspettassi di vederlo, lo stomaco mi si contorce comunque. Blocco la Luminescenza sul nascere, anche se il formicolio continuerà a pizzicarmi le mani per almeno mezz'ora. Se mi va bene, mezz'ora. Malik si dirige verso di noi, sta parlando con una ragazza che ho già visto qualche volta nei corridoi della Galleria, si salutano prima che lei prosegua verso un altro tavolo e lui adocchi il nostro, che adocchi me. Il suo mezzo sorriso tagliente gli affiora immediatamente sulla faccia mentre tiene lo sguardo fisso su di me. «Jorge!» esclama poi, la sua smorfia beffarda trasformatasi in un sorriso vero. «Quanto tempo!» esclama Jorge, alzandosi. I due si abbracciano dandosi sonore pacche sulle spalle, tanto  forti che se ne dessero una a me penso mi smonterebbero per intero con un colpo solo. Non mi sorprende che siano così affiatati, dopotutto Malik è stato un nome ricorrente nei racconti di Jorge o nelle poche informazioni che decide di condividere con me. Condividono entrambi una posizione nei piani alti del Nucleo, questo è certo. «Troppo, troppo tempo!» risponde Malik, entrambi si risiedono. «Quando un bel combattimento?»gli chiede Jorge, «quando vuoi, devi ancora recuperare l'ultima sconfitta!» gli risponde lui, Jorge ride, portandosi dietro anche la risata di Malik: un suono ammaliante e basso quasi quanto la sua voce. Incredibile rendersi conto che quel viso possa essere capace di altre espressioni oltre che quelle di scherno.

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