Multicolor

273 23 10
                                    

«Non...non...non è possibile» balbetto, guardandolo. Dylan alza lo sguardo dal pavimento. «Fammi capire, è possibile per te ma non per me?» chiede, innervosito. Prima che possa controbattere la porta dello studio di Bill si spalanca, Stan irrompe nella stanza. «Selene!» grida, tutti ci giriamo verso di lui, Bill sospira, massaggiandosi le tempie. «Avete sviluppato tutti quanti un tempismo niente male» dice, sarcastico. «Ve ne prego, una cosa alla volta. Chiudi quella dannata porta, Stan» esclama, indicandogli l'uscio spalancato. Stan se la chiude alle spalle, poggiandocisi contro. «Punto primo: Selene, l'addestramento... » attacca Bill, ma Selene non gli permette di proseguire. «L'addestramento è mia responsabilità e non ammetto alcun tipo di cambiamento su questo punto» risponde lei, decisa. Bill annuisce, rinunciando a controbattere. «Allora non abbiamo nient'altro da dirci, mostragli il Nucleo, scegliete una stanza, spiegagli come funziona e domani mattina me lo riporti, stasera prendetevi il tempo che vi serve ma resta reperibile, ho bisogno di parlarti, e questo vale per tutti e quattro» dice poi, adocchiando Jorge, Stan e Malik uno dopo l'altro. «E senza storie di alcun tipo, per cortesia, non mi interessa che impegni avete, non mi interessa a che ora potremo incontrarci, vi voglio qui dopo cena, mettetevi d'accordo fra voi sull'orario che più vi aggrada» aggiunge. «Dylan, ragazzo, lascia che sia lei a guidarti come in quest'ultima settimana, domattina ci rivedremo» dice, in tono più calmo, Dylan annuisce. «Selene, voi due potete andare. Stan, accodati. Voi due invece, accomodatevi» dice poi, aspettando che Stan, Selene e Dylan lascino la stanza. Gli lancio un fugace sguardo prima che la porta si chiuda fra noi.

«Voi tre insieme in questa stanza può significare solo che siete arrivati al punto di congiunzione degli addestramenti» esclama Bill mentre prendo posto accanto a Malik. «Sì, è così. Ma c'è un qualcosa in più» dice Jorge, il suo tono un misto fra ansia e risolutezza. «Lara...» dice, guardandomi e illuminandosi. Vuole che gli mostri. Prendo un bel respiro, guardando Bill negli occhi, due frecce grigie che sembrano trapassarmi da parte a parte. Mi sembra di nuovo passata una vita da quando quegli occhi mi hanno guardata per la prima volta, sempre su questo stesso divano, in questa stessa stanza, invece era solo qualche settimana fa. Accendo un primo globo, colore verde, lo estinguo. Ne accendo un secondo, lilla, lo estinguo. Un terzo, arancione, lo estinguo. Un quarto, rosa. «Santi numi...» esclama Bill, per la prima volta con un'espressione sorpresa, nessuna traccia di quella autoritaria che lo contraddistingue. Estinguo il globo, sapendo che è già arrivato alla conclusione verso il quale volevamo guidarlo. Scocco uno sguardo verso Malik, faccia appoggiata sulla mano, solita espressione pungente che cela qualunque altra emozione, ammesso che ne stia provando una in questo momento. Non pare neanche sorpreso, immagino Jorge debba averlo già messo a parte dei dettagli.

Jorge invece guarda Bill, anche lui una maschera di durezza, di distacco, ma nel suo viso riesco a riconoscere il velo di attesa e preoccupazione che vorrebbe celare. «Una Prismatica Perpetua» esclama Bill, ancora in preda allo stupore. Malik si rianima. «Tu hai già una classificazione?» chiede, una punta di incredulità manda in pezzi la sua maschera. «Ciò vuol dire che ce ne sono stati altri in passato» esclama Jorge, fronte aggrottata, guardando Bill. «Sì, ce ne sono stati un paio, un paio di casi sepolti negli Archivi, parecchi anni fa, e quando dico parecchi intendo le decadi subito successive agli esperimenti» dice, spostando lo sguardo su di me. «Sally Murray e Bentley Jackson per il Nucleo, solo questi i casi» dichiara, in tono calmo. Bentley Jackson, Jackson. «Penso che mio nonno si chiamasse Bentley Jackson, ma non l'ho mai conosciuto» balbetto. «Di certo portava il nome di questo Bentley Jackson e senza dubbio il gene è nella tua linea di discendenza. L'hai ereditato, come tutti noi, ma il tuo gene deve aver subito esperimenti di tipo specifico» dice. «Quanto è prossima l'ereditarietà?» chiedo, «possono avermela passata i miei, o i miei nonni o...chi prima di loro?» aggiungo, Jorge sembra risvegliarsi dal suo torpore ansiogeno. «La Luminescenza non è mai così prossima, o almeno in tutto questo tempo non lo è mai stata. Salta parecchie generazioni, ecco perché è stato più facile farla cadere nel dimenticatoio, ecco perché non siamo così tanti, anche se nel tuo caso potrebbe esserci una linea più cospicua di Luminescenti, essendo il gene particolare. Escluderei i tuoi genitori a priori però, penso lo sapresti se fossero luminescenti» dice. Io sposto lo sguardo da lui a Bill, ora pensieroso. «L'unica maniera di scoprirlo è andare al GlassBuilding e richiedere la discendenza e confrontarla con i dati presenti nei nostri archivi, per vedere se questi due nomi hanno a che fare con te» esclama Bill, al che Jorge sbuffa. «Bisogna hackerare il sistema però, il GlassBuilding non rilascia la discendenza senza validi motivi» dice, Bill annuisce.

The Color Of City LightsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora