Your Breath In My Hair

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JORGE

Scendo le scale della palestra e trovo Malik già lì, una figura scura poggiata ad una delle spalliere contro il muro. Alza lo sguardo quando mi sente arrivare. «Ma dormi mai tu?» mi chiede, «perché tu?» gli rispondo io, mi risponde col suo solito sorriso pungente. «Qualcosa si muove» mi dice, io annuisco, «e noi dovremo muoverci con loro» constato. «Si sapeva, mi hai chiamato per dirmi questo?» chiede, sapendo già che non è questo di cui voglio parlargli. «No, ma Bill vorrebbe vederti un po' più spesso» dico, buttandogliela lì. «Sì, forse è il caso che smetta di tenergli il broncio» dice lui, «soprattutto ora, se devo essere mandato da qualche parte a fare chissà cosa voglio almeno essere a conoscenza del perché» aggiunge. «Non dovrebbe esserci iil rischio di essere mandati chissà dove però, l'addestramento di Lara dovrebbe avercelo risparmiato» dico, sperandoci. «Sì, probabilmente, ma non ci ha risparmiato l'avere qualche parte in questa storia» dice. «No, ma dopotutto...» dico, ma Malik mi interrompe, «abbiamo scelto di avere una parte in questa storia e, per quanto adesso tutta la questione mi appaia diversa, non è una scelta di cui mi pento» dice lui, io sospiro. Essere una Luce Nascosta è una scelta che rifarei altre mille volte, ma la situazione sta diventando più pericolosa del necessario. «Sì, anche io, solo che l'idea di infiltrare qualcuno continua a non piacermi. Rischiamo la vita ogni giorno solamente mettendo piede nell'Oltrecittà è vero, ma questo...» dico, non trovando parole adatte ad esprimere il mio disaccordo. «Questo è rischioso, ma ci ho pensato Jorge, non c'è un'altra maniera» esclama Malik, «continuare a spiarsi da lontano l'un l'altro non risolverà molto, e poi se qualcosa si muove davvero, meglio essere noi a far la prima mossa più che aspettare che ci piombi addosso la loro. Tutti i nostri limiti emotivi e personali si faranno da parte, presto o tardi. Sai anche tu che è l'unica cosa ad impedirci di vedere la questione come la vede il Consiglio» aggiunge. Ha ragione lui, eppure dirlo non rende più facile accettare l'idea che gli equilibri precari duramente guadagnati fino ad ora rischino di essere messi in discussione così presto. «Non vedo l'ora che arrivi la Notte di Luce, sono curioso di sentire cosa pensano tutti gli altri di questa storia» esclama. «Vedo che tu sei già a buon punto nel distacco emotivo» dico io, ironico e terribilmente serio allo stesso tempo. Lui sorride, di nuovo il suo mezzo sorriso tagliente, il suo sguardo sfrontato e feroce. Lo conosco da così tanti anni che questo lato di lui non mi sorprende più, talvolta gli invidio questo suo essere distaccato, superiore ad ogni cosa. «Non sono mai stato fortunato a livello affettivo Jorge, dovesse toccare a me non lascio indietro praticamente nessuno se non te, Stan e Selene, che siete nella mia stessa barca, quindi non contate. I miei sono da qualche parte nell'ex Africa a svolgere un lavoro di cui a malapena mi ricordo, come loro a malapena si ricordano di me, quindi...diciamo che parto avvantaggiato» risponde, le sue solite parole amare ma giuste.

«E comunque Ternynson, ti ricordavo un po' meno sentimentale...» aggiunge. Tocca a me sorridere sarcasticamente ora. «Dal punto di vista familiare sono più avvantaggiato di te, direi, ciò che mi preoccupa siete...» ma lui mi interrompe con un cenno del capo. «Se mi dici 'voi' giuro che ti appendo alla spalliera, noi siamo abili quanto te e abbiamo fatto la tua stessa scelta, quindi eliminaci dal panorama delle tue preoccupazioni, faciliti la cosa a noi e a te. Te l'ho appena detto: siamo tutti nella stessa barca» dice, con durezza. «Ciò di cui sei realmente preoccupato sono i tuoi anatroccoli, ma loro sanno badare a se stessi» aggiunge, io distolgo lo sguardo dal suo, sospirando. «Jorge, li abbiamo addestrati insieme, lo so io come lo sai tu, sono giovani ma sono pronti» dice, al che punto di nuovo il mio sguardo su di lui. «Lo so che sono pronti, ciò che mi preoccupa di più, a dire il vero, è che se noi dovessimo mancare loro possano essere reclutati» dico. «A quel punto sarà una loro scelta» ribatte lui, il suo tono non più fulgido di convinzione. «Noi abbiamo avuto scelta, loro potrebbero non avere lo stesso lusso» dico, lui sospira. «Jorge, avranno scelta, Bill starà anche iniziando a superare il limite dell'eticamente giusto, ma è ancora umano... tu vorresti solo che vivessero esistenze serene, e noi combattiamo per quello, ma pensaci, loro potrebbero trovarsi a combattere per la stessa cosa. Cambiamenti del genere colpiscono a vasto raggio». Lo guardo in silenzio finché non mi ritrovo ad annuire. Lui ha ragione, su tutto, e io sto guardando tutta la questione dalla prospettiva sbagliata. Fantastico.

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