Capitolo 12.

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Una volta rientrata in casa tolsi la felpa. L'aria si era scaldata grazie al camino. L'idea di accenderlo appena svegli era stato un colpo di genio, ora faceva abbastanza caldo da poter rimanere in canotta, la stessa che avevo usato per dormire. Quando Louis uscì dalla doccia, prese il primo asciugamano che trovò e se lo mise in vita. Si asciugò superficialmente i capelli e scese le scale senza farsi sentire. Non appena mi girai dalla parte opposta alla sua, mi abbracciò da dietro. Più che un abbraccio sembrava un agguato, come se fosse stato un leone che attacca la sua preda per portarsela nella tana e mangiarsela. La sua pelle bagnata a contatto con la mia mi fece partire un brivido che percorse tutta la schiena e arrivare fino ai piedi. I suoi capelli ancora bagnati si appoggiarono sul collo facendomi il solletico. Mi prese di forza e mi fece sedere sul divano, a fianco a lui. Mi afferrò per le spalle e mi buttò all'indietro, facendomi appoggiare la testa sulle sue gambe. Iniziai a ridere, Louis non smetteva di farmi il solletico. Ma, in un suo memento di distrazione riuscii a scappare e a buttarmi sull'altro divano, dove potevo usufruire dei cuscini per difendermi. Afferrai un cuscino in una mano e uno nell'altra e iniziai a lanciarglieli addosso. Ovviamente riuscii a togliermeli di mano e continuare a farmi il solletico.

B: "Ti prego... Fermati... Non riesco a respirare... Potrei morire... E mi avrai sulla coscienza..."

L: "Questa è la punizione per non avermi accompagnato fino in bagno."

B: "Non è giusto... Questa è pura cattiveria... Hai trovato il mio punto debole... Non è giusto..."

L: "Si che è giusto, questa è la mia vendetta personale!"

B: "Bastaaa... Bastaaaa... Ti prego, smettila..." Dissi facendo fatica a respirare.

L: "Okay, solo perché penso di essere soddisfatto. Penso di aver avuto la giusta vendetta."

Mentre riprendevo fiato lui si diresse verso il camino per cercare di asciugarsi ed io lo seguii con lo sguardo. Il suo corpo ancora umido era come uno specchio, rifletteva ogni tipo di luce. Ogni singola gocciolina di acqua rifletteva la poca luce che faceva il fuoco nel camino. Sembravamo in uno di quei film dove gli Dei vengono rappresentati come la bellezza fatta a persona.

L: "Beh, ora vado a rivestirmi..."

B: "Se vuoi posso guardare se ci sono vestiti puliti!?"

L: "Va bene, anche se i miei vestiti si sono asciugati!"

Andai verso il camino per vedere se, almeno i pantaloni, si fossero asciugati veramente. Li toccai ed erano ancora umidi. Per quale strano motivo?! Il camino non aveva fatto nulla, non li aveva minimamente asciugati, erano ancora bagnati.

B: "No, i tuoi vestiti non si sono asciugati. Non so come mai ma sono ancora bagnati."

L: "Allora è meglio se cerchiamo dei vestiti asciutti."

B: "Andiamo di sopra, nella mia vecchia stanza."

La stanza che non avevamo potuto usare era quella che usavo io quando venivo qui con Francy. In realtà era la stanza degli ospiti e prima ancora era quella di Francy. Quando i suoi ci avevano consegnato le chiavi della casa per farsì che noi ci passassimo le vacanze, risistemammo tutta la casa a nostro piacimento. Avevamo deciso che la camera matrimoniale sarebbe diventata la stanza di Francy e la stanza di Francy sarebbe diventata la mia. Anche se, alla fine, dormivamo tutte e due nella camera matrimoniale (la nuova camera di Francy) in quanto il letto matrimoniale era comodissimo. Tutte le sere ci mettevamo sul letto matrimoniale a ridere, parlare, farci le unghie, gurdare la tv. Ogni sera andava a finire che mi addormentavo lì con lei, così la mia stanza la usavamo come 'camerino' perchè era l'unica stanza dove c'era una cabina armadio. La stanza era divisa in due parti, una dove c'era il letto e l'altra dove c'erano tutti i vestiti e le scarpe di Francy. Non c'era da meravigliarsi che avesse una cabina armadio grande come una camera da letto "normale". Lei e la sua passione per le scarpe e i vestiti aveva costretto suo padre a dividerle la stanza per poter ampliare il suo armadio.

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