Capitolo 1.

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Era un giorno di dicembre. Precisamente il mio ultimo giorno di lavoro prima delle vacanze natalizie. Era tardi, molto tardi. Saranno state le 23 circa.

Ero sul treno, stavo tornando dal lavoro quando, si ferma improvvisamente in una stazione isolata per colpa di un furto: due ragazzi stavano facendo deviare tutti i treni per poi derubare tutti i passeggeri.

Quando ci fermiamo inizio ad avere un pochino di paura e quindi mi dirigo verso le porte per cercare di "scappare". Un ragazzo dell'altra carrozza ha la mia stessa idea.

B: "Mi aiuteresti a scappare?"

X: "Come?"

B: "Avevo pensato di scappare non appena aprono le porte. Tipo fuga estrema!"

Ci guardiamo per un istante e la sua faccia mi dice che sta decidendo cosa fare. Allora gli chiedo cosa ha intenzione di fare lui mi dice che bisogna sdraiarsi per terra e fare finta che sul treno non ci sia nessuno, dato che c'eravamo solo io e lui.

Decisi di seguire il suo piano. Mi misi in un angolino e lui si sedette vicino a me. In quel momento i battiti del cuore accelerarono e non capii il perchè, alla fine era un semplice ragazzo seduto vicino a me.

Passarono due ore e il treno non aveva intenzione di partire. Iniziai ad avere caldo così mi tolsi il cappello e lui si tolse la sciarpa che gli copriva metà faccia. Quando la lasciò cadere a terra rimasi immobile, finalmente avevo capito perchè il mio cuore aveva accelerato i battiti. I suoi occhi mi erano familiari, la sua voce l'avevo già sentita milioni di volte.

Lui non era un semplice ragazzo, lui era Louis Tomlinson. Lui era IL ragazzo.

Dopo essersi tolto la sciarpa si tolse anche il giubbotto e cosi feci anche io, non avevo tanto caldo ma il fatto di avere al mio fianco uno dei miei idoli mi faceva sudare. Quando ebbe finito di togliersi giubbotto e sciarpa, si rimise vicino a me. Ovviamente, per passare il tempo e per evitare di addormentarci, iniziammo con le classiche domande. Mi chiese qualsiasi cosa, dalla domanda più scontata, come il nome, alla domanda più 'intima', come quella del ragazzo. Io non volevo fargli capire che lo avevo riconosciuto e quindi non gli feci molte domande sulla sua vita personale, mi limitati a sorridergli e rispondere alle sue domande.

Ad una certo punto sbadigliai e lui mi guardo con una faccia triste.

L: "Ti sto annoiando con tutte queste domande?"

B: "No, ho passato una giornata da incubo. La mia è solo stanchezza. Tranquillo, non mi sto annoiando!!"

L: "Se vuoi puoi sdraiarti e riposare un pochino, non credo che il treno riparta presto. Dormi pure." Mi dice allungando le gambe, per farmi capire che potevo sdraiarmi su di lui.

B: "E tu?"

L: "Io rimango di 'guardia', non ho sonno!"

Mi appoggiai a lui e mi addormentai. Quando il treno ripartì non me ne accorsi. Arrivati a destinazione, mi sveglio e mi accorgo che Louis mi stava fissando.

B: "Quanto tempo è che mi guardi?"

L: "Più o meno da quando ti sei addormentata!" Sorride.

Mi perdo un attimo nel suo sorriso.

B: "Perché?" Gli chiedo tornando con la testa sulla terra.

L: "Perché sei tenera mentre dormi, assomigli a una bimba che dorme tra le braccia della mamma."

Io sorrido. Quella frase mi riportò alla mente tutte quelle volte che mia "madre" mi faceva addormentare sul divano, con lei, mentre mi cantava qualche ninna nanna inventata sul momento.

Lo guardo negli occhi e mi ci perdo per la seconda volta ma, questa volta, è lui a riportarmi a terra toccandomi dentro con un gomito. Sorrido, dopodiché sposto il mio sguardo sull'orologio e spalanco gli occhi. Era veramente tardi, dovevo tornare a casa. Metto la testa fuori dal finestrino e noto che la città è deserta. In fondo chi poteva girare per la città alle quattro del mattino?! Vederla così può sembrare una città tranquilla ma di giorno si trasforma, diventa un misto di urla, clacson, insulti e bestemmie.

Torno a sedere vicino a Louis che, nel frattempo, stava ridendo a causa delle mie espressioni.

B: "Ho paura! Io a casa non ci torno!"

L: "Se vuoi ti accompagno io" disse soffocando una risata

B: "Sei sicuro?! Non devi tornare a casa tua?"

L: "No, in realtà sono qui per passare le vacanze di Natale, avrei una stanza prenotata in uno degli hotel fuori città ma dato che i documenti sono rimasti fermi in aeroporto con le valigie, non posso presentarmi in hotel senza il documento di prenotazione."

B: "Va bene, allora andiamo!"

Mi dirigo verso casa e lui mi segue. Per i primi dieci minuti rimaniamo in silenzio, un silenzio imbarazante. Lo guardo e rimango incantata dai suoi occhi, così dolci e allo stesso tempo freddi. Lui mi guarda e scoppia a ridere. Arrivati a casa mi saluta e, mentre sta per andare via lo fermo.

B: "Se vuoi puoi fermati qui a dormire."

L: "Ma i tuoi?"

Io divento seria tutto d'un tratto.

L: "Mi sa che ho toccato un argomento un pò critico!"

B: "Vieni dentro che ti racconto."

L: "OK."

Lo faccio entrare e lui si siede sul divano. Io vado in cucina e mi preparo una cioccolata calda. Appena arrivo in salotto lo vedo là, immobile mentre segue ogni mio movimento con i suoi occhi azzurro cielo. Ancora una volta mi sento in imbarazzo, lo guardo e mi siedo sulla poltrona davanti a lui.

B: "Vuoi un pò di cioccolata calda?"

L: "Si, grazie."

Allungo la mano e gli passo la mia tazza. Lui la prende, ne beve un solo sorso e poi me la ripassa. Il silenzio torna a regnare tra noi due.

L: " ... Dicevi!"

B: "Non ho mai conosciuto i miei genitori biologici." Rimango meravigliata. Non so come ci sia riuscita, non ho mai avuto il coraggio e la voglia di raccontare la mia storia a nessuno, non so come sia riuscita a dire questa frase ad una persona 'sconosciuta'. Fa strano, non è da me. Rimango in silenzio. Louis mi guarda un pò perplesso.

B: "Mia madre mi ha lasciata in ospedale. Mi hanno detto che sono stata un errore." Una lacrima mi riga la guancia. "Scusa. Non mi piace parlare della mia storia"

Lui mi abbraccia e le lacrime iniziano a scendere da sole. Il mio non è un pianto di tristezza, il mio è un pianto di rabbia. La rabbia che sento verso quella donna che mi ha tenuto dentro di lei per nove mesi e poi mi ha abbandonato così, senza un motivo serio.

B: "Lei e mio padre hanno deciso di lasciarmi in ospedale a causa della loro giovane età. Quando mia madre è rimasta incinta aveva solo sedici anni. Non ho mai voluto sapere né nome né tanto meno dove abitano, e loro non sanno nulla di me." Louis mi abbraccia ancora una volta e io gli sorrido, felice di essere riuscita a raccontare tutto. Non sarei riuscita a tenere dentro tutto ancora per molto. Solamente Francy, la mia migliore amica, sapeva tutta la mia storia. Lei era l'unica, nessun altro era al corrente di quello che mi succedeva dentro, di quello che provavo e sentivo. "Sai, sei una delle poche persone che conosce questa parte della mia vita. Non so come io sia riuscita a dirtelo. Alla fine, per me, sei un perfetto sconosciuto."

L: "Beh, se hai bisogno di parlare, io ci sono. So che non ci conosciamo affatto ma so anche che diventeremo buoni amici."

Quella frase mi lasciò completamente senza parole.

Angolo di Beth:

Ciao a tutti. Questa è la mia prima fan fiction. Questa storia è nata da un sogno che ho fatto qualche tempo fa. Ho sognato di essere sul treno con Louis, in pratica il "Capitolo 1." è la descrizione del sogno.

Buona lettura...

- Beth

PS. questo è il link del capitolo su facebook https://www.facebook.com/LoveForOneDirection/photos/a.708145282581650.1073741835.132541850141999/711435682252610/?type=3&theater

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