Fuck, I don't care.

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*Calum's Pov*

*FLASHBACK*

Se non fossi uscito da quella casa, sarei scoppiato da un momento all'altro.
Non potevo credere che dopo essersi quasi donata completamente a me, abbia avuto il coraggio di pronunciare senza pretese quelle parole avvelenate.

Non dissi nulla. Mi alzai dal divano di pelle nera, scostandomi dalla copertura che, nel frattempo, si era attaccata alla pelle nuda delle mie gambe, e mi diressi a grandi passi verso la camera di Acacia.

Raccolsi i miei skinny jeans da terra infilandomeli, ammirando il panorama fuori dal vetro appannato della piccola finestra, forse si erano dimenticate di pulirlo.

"Calum" la voce di Acacia era così piccola, ma allo stesso tempo letale.

"Ahh tu non... dire niente" le dissi io.
Feci un lungo respiro per assaporare quel suo dolce profumo che impregnava la mia maglietta nera, per poi superarla con uno spintone, dirigendomi verso l'ingresso.

"Davvero mi dispiace ma..." disse lei seguendomi. Aveva un'aria così patetica.

"Non dirmi ti amo se poi te ne pentirai" strinsi la maniglia fredda della porta di legno, "stammi bene, piccola" dissi, per poi congedarmi, sbattendo violentemente la porta di casa sua.

*FINE FLASHBACK*

Buttai fuori il fumo dalla bocca, lasciando che la tristezza uscisse via con esso.
Ero sempre sulla stessa panchina del parco a pensare, probabilmente mi rilassava.Era uno dei posti un cui mi sentivo fuori dal mondo.

Poteva essere banale, ma trovavo leggerezza nello stare all'ombra sotto ad un albero, seduto su una panchina di legno, rovinata con gli anni.

Mi ripetevo quanto fossi stato stupido a credere che provasse un briciolo di compassione per me. Speravo mi amasse come facevo incondizionatamente io ma, ho sperato troppo, mandando a puttane il mio essere realista.

"Fanculo" sussurrai, sbattendo violentemente il tallone contro le gambe della panchina, iniziando a piangere per il nervoso.

Stavo diventando troppo emotivo ultimamente.

"Scusi signore, puó rilanciarmi la palla?" d'un tratto sentii un piccolo colpettino sul mio piede e scorsi una piccola palla blu che si trovava vicino ad esso. Un piccolo bambino mi si paró davanti, indicando la palla.

Asciugai le lacrime con le maniche della felpa, afferrando la palla ai miei piedi, "tieni piccolo" gli dissi, sforzandomi di sorridere.

Lui afferró la palla, "Perché piangi?" disse avvicinandosi a me. Nonostante non mi conoscesse mi carezzò la guancia, abbozzando un piccolo sorriso sul suo visino paffuto.

"La tua mamma non ti ha detto che non bisogna mai dare confidenza agli sconosciuti?" dissi io guardando verso il basso. Ero distrutto e, non volevo farlo vedere a quel piccolo ragazzino.

"Si, mi parla anche delle caramelle che danno ai bambini, sembrano buone ma non lo sono!" disse lui preoccupato, per poi sorridere, "la mia mamma mi dice anche che bisogna sempre fare felici le persone buone e tu non mi sembri un signore cattivo"

"E tu come fai a sapere che non sono cattivo?" gli dissi io, ridendo appena. Quel ragazzino era davvero buffo, ma in gran parte intelligente.

"Le persone cattive non piangono. Loro non hanno un cuore se vendono le caramelle che fanno male" disse lui prendendomi la mano.

Demons ➵ c.h [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora