CAP 20

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MICHAEL's pov
La mattina dopo mi svegliai nel letto da solo, alle 11.26.
Sul comodino accanto al letto c'era un biglietto, che conservo ancora nel portafoglio:
È stato bellissimo, ti amo tanto.
C.

Ero il ragazzo più felice del mondo, ero drogato di felicità.
E non riuscivo a realizzare che sarebbe partita tre giorni dopo.

Era prezioso ogni minuto che passavo insieme a lei, ogni secondo. Non sapevo  come avrei fatto dopo, quando sarebbe stata dall'altra parte del mondo, non potendola toccare, guardare negli occhi, sentire la voce.
-Suoniamo insieme, ti va?- Le chiesi il penultimo giorno, afferrando due delle mie chitarre. Stava seduta sul mio letto, guardava fuori dalla finestra, i capelli tirati indietro con una fascia. Dal piano di sotto salivano strilli di Sonia e risate. Da noi l'atmosfera non era esattamente così leggera.
-Voglio quella nera con le X bianche- si voltò di scatto sorridendomi.
Gliela passai ricambiando il sorriso e strizzandole una guancia.
-Che ti succede?- le chiesi sedendomi accanto a lei.
Chiara mi diede un bacio frettoloso e cominciò a strimpellare "Time of your life" dei Green Day. La accompagnai lasciando perdere la domanda.

Lo vedevo che era strano, ma pensavo fosse solo triste perché eravamo costretti a prendere due strade diverse. Cercavo di rassicurarla, di starle vicino quanto più potevo e di farla divertire. Mi regalò ancora qualche plettrata, qualche risata insieme, qualche bacio.
-Io non ti lascio, capito? Sarà difficile, sarà stressante, ma noi stiamo insieme, ok? Saremo solo un po' distanti...- le dissi quando la lasciai all'entrata del suo albergo la sera prima che partisse. Lei non rispose, non riuscivo più a far breccia nei suoi sentimenti né a capire cosa le frullasse nella testa, ma una strana paura cominciò ad assalirmi e mi tremarono le gambe.
-Stai con me- le ripetei dopo che mi ebbe baciato.
E se avessi saputo in anticipo che quella sarebbe stata l'ultima volta, l'avrei prolungato all'infinito.

L'aereoporto brulicava di gente con valige e borsoni. Luke e Calum avevano appena salutato le ragazze e si stavano allontanando per lasciare me e Ash da soli con loro. Diedi il tempo al mio amico di salutare Chiara, poi l'afferrai per un polso e la trascinai più in là.
Con la coda dell'occhio vidi Sonia saltare al collo di Ash in lacrime poi si baciarono.
La mia ragazza non stava facendo la stessa cosa.
-Ehy, piccola... Chiara... -
-Io... - teneva la testa bassa per non farmi vedere la sua faccia come quando un bambino va dalla mamma per confessarle di aver rotto un certo vado giocando a pallone in casa, ma si vergogna troppo a dirglielo perché quel vado le piaceva tanto.
-Chiara?- cercai di abbracciarla ma quando la strinsi, non ricambiò. E fu a quel punto che davvero ebbi paura, per la prima volta, di perderla totalmente.
-Possiamo farcela, vero? Io ne sono convinto, perché tu no? Piccola, guardami!-
La scossi leggermente per le spalle continuando a chiamarla finché non parlò:- Michael, io non ce la faccio... È troppo per me-
-Come? Che dici?- le sollevai il mento verso l'alto e la scrutai. Piangeva.
-Io non vorrei farlo- diceva tra i singhiozzi, buttando fuori le parole a fatica, come se non volesse neanche dirle.
-Fare cosa?-
Quella era la stessa ragazza che il giorno prima mi aveva detto che mi amava e che appena tre giorni prima aveva fatto l'amore con me. Era la stessa ragazza.... Era la mia ragazza. O no?
-Quando tornerò in Italia, tu sarai chissà dove, chiamarci sarà impossibile, abbiamo anche orari diversi... Avrò la scuola a cui pensare, è l'ultimo anno e ho l'esame di maturità..-
-Lo so che sei confusa, ma non ti devi preoccup...-
-Michale, mi dispiace... Devi pensare al tuo sogno, ora sei all'apice del successo, non puoi avere altri pensieri per la testa-
-Altri pensieri per la testa? Chiara, ma io ti amo... Non ti considero un ostacolo alla mia carriera-
-Io non posso.. Non ce la faccio..-
-Ma...-
Si voltò e corse via, io impalato, non riuscivo a muovere un muscolo.
Non poteva averlo fatto davvero, non poteva ... Avermi lasciato. Lei mi amava ancora, lo sapevo, la sua era solo paura.
-MICHAEL!!- sentii la voce di Luke e Cal, sentii che mi chiamavano e mi seguivano, ma non mi accorsi nemmeno di essermi messo a correre finché sbattei la faccia contro una guardia.
-Ragazzo, torna indietro, non puoi stare qui!-
-CHIARA! CHIARA!-
-Michael! Fermati, stai calmo!-
Ashton, da dove fosse sbucato non lo so, mi afferrò da dietro e mi tirò via.
Quello che mi rimane di quella giornata sono immagini confuse, offuscate dalle mie lacrime.

Piangevo all'aeroporto, diviso in due, ma non potevo smettere di pensare a lei, ovunque lei fosse. Ogni sera stavo quasi per chiamarla, solo per dirle che sarei stato sempre con lei.

Michael, what does she say?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora