HARRY"Vedi di essere puntuale" aveva detto.
"Alle 16.30 in aula informatica" aveva detto.
Beh, io ero stato puntuale, ero andato in quella benedetta aula, ma erano scoccate le 17.10 prima che Louis Tomlinson si degnasse di raggiungermi.
"Sei in ritardo" lo apostrofai non appena si sedette difronte a me, gettando a terra il suo borsone da calcio.
"Allenamento extra Styles, sono stanco morto, tu non puoi capire" sospirò stancamente.
Oh, invece lo capivo benissimo: ero reduce da una serata di potenziamento-muscoli con Niall.
Due ore e mezza di esercizi di ogni tipo scanditi al ritmo del mio CD sul Codice Civile remixato con musica ritmata, uno spettacolo di disco che mi aveva fatto imparare il Codice senza sforzo -mentale si intende, visto che in quanto a sforzo fisico ne avevo fatto parecchio ascoltandolo-.
Per colpa di quella serata era da tutto il giorno che soffrivo di crampi alle cosce, ai glutei e fitte agli addominali, sentivo le braccia pesantissime e per quante vitamine avessi preso, o per quante banane ricche di potassio avessi mangiato, la mia situazione fisica quel giorno non sembrava proprio migliorare.
"Posso immaginare" gli risposi ironico, prima di portare la conversazione su un piano più professionale. Non eravamo certo lì per parlare del più e del meno.
"Dunque Tomlinson, mentre tu ti trastullavi, in questi giorni io mi sono fatto una vaga idea su cosa potremmo incentrare la nostra ricerca."
"Io non mi sono trastato... traslato... trastallo... tarallo..." balbettò tentando di opporsi alla mia accusa.
Beata ignoranza. "Trastullato" lo corressi "Fatto sta che mentre tu facevi del resto io ho cercato del materiale. Ho trovato un poeta italiano che non conosce nessuno e ha scritto un libro intit-"
"Gabriel T'Annuncio?" mi domandò annoiato e io lo guardai sbigottito.
Quel tizio non lo avevo mai sentito neppure io, come faceva a conoscerlo lui?
"Sì, Gabriele D'Anunnzio."
"Liam e Parker se lo sono già prenotati."
Ah bene. Perfetto. Addio argomento della ricerca.
"Poi sinceramente Styles, è comunque un poeta, sai che palle! Qui ci vuole un'idea brillante, un qualcosa di innovativo, qualcosa che attiri l'attenzione di chi ascolta. Non gliene fotte nulla a nessuno dei poeti" asserì con tono lamentoso.
Lo guardai stizzito, non serviva che me le dicesse queste cose, c'ero arrivato benissimo da solo che ci serviva un'idea speciale, leggendaria.
"Quindi cosa proponi?" gli domandai infastidito dal suo comportamento saccente.
"Ma che palle che sei, dammi un attimo per pensare" si lamentò ancora, appoggiando la fronte sul tavolo e distendendo le braccia sulla superficie.
Non avevo mai notato i tatuaggi che gli coprivano l'avambraccio e forse i bicipiti, anche se per via della camicia di jeans che lo fasciava a pennello fino al gomito non lo potevo sapere.
Mi chiesi quale fosse il significato di quegli strani disegni: un omino che cadeva dallo skate, uno stormo di volatili stilizzati, una corda che si intrecciava formando il segno dell'infinito sul polso e, quello che mi colpì di più, un uccello piuttosto grande che in qualche modo mi ricordava le due rondini che avevo tatuate sul petto. Forse aveva attirato la mia attenzione grazie all'espressione che gli era stata conferita dal tatuatore, così simile a quella che avevano le mie: uno sguardo che riusciva a spaziare dalla tristezza, alla speranza, alla libertà.
"Ho trovato!" esclamò improvvisamente, distogliendomi dai miei pensieri e facendomi sobbalzare per la paura sulla sedia.
"Segui il mio ragionamento Styles. La ricerca ha come tema il piacere, giusto?"
Annuii in risposta. Aveva un'aria particolarmente esaltata e, non so pechè, ero preoccupato da ciò che mi stava per proporre.
"E cosa c'è di più attinente a questo argomento se non il piacere stesso?" chiese retorico, con una luce inquietante che gli illuminava gli occhi.
"Non capisco dove vuoi arrivare, Tomlinson" ammisi. Cosa stava blaterando?
"Una cosa per essere piacevole deve trasmetterti piacere, no? E com'è che si riceve questa sensazione di piacere?"
Mandatelo ad un corso di sinonimi, per favore!
"Non lo so, Tomlinson. Come?" chiesi spazientito da quel teatrino. Speravo che arrivasse velocemente al dunque.
"Attraverso i cinque sensi. Ti può piacere una torta perché colpisce il senso del gusto, ti può piacere il profumo di Abercrombie perché colpisce l'olfatto, ti può piacere un quadro perché colpisce la vista, ti può piacere..."
"Fermo, fermo! Ho capito cosa vuoi dire!" lo stoppai con un sorriso ebete in faccia.
Non era affatto una cattiva idea, anzi! Il piacere attraverso i cinque sensi, tutti i modi in cui esso può essere colto dall'uomo. Fantastica, un'idea geniale. Era originale, divertente da svolgere, interessante da ascoltare.
"Tomlinson, vai avanti così e la camicia di Armani sarà presto tua. Geniale!" esclamai tutto contento.
Cavolo, per essere uno zotico ignorante mi aveva decisamente sorpreso. In meno di cinque minuti era stato in grado di trovare un ottimo svolgimento per il compito e a farmi ricredere, solo un po', sulla sua stupidità.
"Grazie, Styles. Ora però se non ti dispiace devo andare. Ci vediamo domani, stesso posto, stessa ora" disse alzandosi e caricandosi in spalla il suo borsone da calcio. Ma come se ne andava di già? Non era arrivato da neanche un'ora!
"Domani quest'aula è occupata. Ci troviamo nel laboratorio 304, ok?" chiesi velocemente, onde evitare che sparisse senza sentirmi.
Assentì con tono annoiato ed uscì dall'aula, voltandomi le spalle, senza nemmeno salutare. Antipatico e maleducato.
Fissai per qualche istante il punto in cui era sparito, ancora incredulo. Poi, scrollando la testa, decisi di raccattare le mie cose e tornarmene a casa. Tomlinson mi aveva stupito, di certo non mi sarei mai aspettato da lui una simile proposta.LOUIS
Avevo visto la sua espressione di incredulità quando avevo avuto una delle mie solite brillanti idee. Avevo visto come aveva spalancato occhi e bocca a sentire le mie parole, come quegli orrendi occhiali marroni gli erano scivolati lungo il naso, come le sopracciglia si erano incurvate.
E mi aveva dato fastidio, talmente fastidio che avevo dovuto lasciare l'aula.
Un'altra persona che mi considerava un incapace solo perché non avevo una rispettabile media scolastica ed ero già stato bocciato un paio di volte. Un'altra persona che guardandomi vedeva solo un ragazzo che se ne fregava delle sue F, un ragazzo a cui importava solo vestirsi bene e giocare a calcio.
Beh io non ero così, io ero geniale, solo che nessuno lo riusciva a capire. Mi godevo semplicemente la mia gioventù. Un giorno sarei rimasto incastrato in una vita di merda dove avrei dovuto lottare ogni giorno per pagare l'affitto, dove avrei dovuto lavorare come un matto per comprarmi da mangiare, dove molto probabilmente avrei dovuto farmi carico dei problemi futuri delle mie sorelle -o miei- visto che a quanto dicevano le statistiche avere un genitore alcolizzato aumentava la possibilità di avere figli alcolizzati.
Che male c'era se mi godevo la vita che un giorno mi avrebbe oppresso?
Sì, ero a conoscenza che la mia visione del mondo fosse un pochino pessimista, ma per come la vedevo io, ero semplicemente realista, gli altri una schiera di inguaribili sognatori che crescendo si sarebbero presi solo delusioni e pali nel culo. Io invece ero psicologicamente pronto: non aspettandomi nulla non avrei sofferto nel momento in cui quel nulla mi avrebbe raggiunto. Ero previdente, anestetizzato. Di pali in quel posto ne avevo già presi abbastanza, ed avevo solo vent'anni.
Suonai il campanello di casa Payne, quella sera avrei cenato e dormito lì visto che i genitori di Liam erano andati per qualche giorno a Londra per fare visita ad una delle due figlie universitarie, non avevo ben capito quale delle due.
Mi aprì la porta uno Zayn sporco di farina dalla testa ai piedi.
"Si può sapere cosa avete combinato?" gli chiesi non riuscendo a trattenere una smorfia divertita.
Lui alzò gli occhi al cielo "Liam voleva fare una torta" sospirò rassegnato.
"Addosso a te?" scherzai entrando e togliendomi giacca e scarpe.
"Il sacchetto della farina è esploso. Non chiedermi il motivo, è un mistero."
Il che non mi sorprendeva affatto: le capacità culinarie di quei due -e anche le mie ad essere sincero- erano pari a quelle dei cuochi partecipanti al programma televisivo "Cucine da incubo" con Gordon Ramsey.
"MA VAI A FARTI PROSTITUIRE STUPIDISSIMO UOVO, SE TI PIACE ESSERE SBATTUTO!"
L'urlo belluino di Liam ci raggiunse dalla cucina.
Io e Zayn ci guardammo per qualche secondo prima di scoppiare a ridere ed andare a vedere quale fosse il problema del padrone di casa.
"Lee, tutto bene?" domandò il mio amico avvicinandosi all'altro che teneva in mano una frusta da cucina ed una scodella dove giaceva un liquido giallognolo.
"No, non va tutto bene! Qui c'è scritto che in cinque minuti il liquido dovrebbe essere omogeneo. È un quarto d'ora che sbatto quest'uovo e il risultato non si avvicina nemmeno lonotanamente ad una miscela omogenea!"
"Non sarai bravo a sbattere" ghignò Zay, alzando le sopracciglia mentre pronunciava l'ultima parola. Io scoppiai a ridere mentre Liam gli lanciava un occhiatina furba.
"A quanto ricordo Zaza, non vedevi l'ora di essere sbattuto dal sottoscritto ai tempi andati" gli rispose l'altro a tono.
Li adoravo quando si comportavano così, sembravano appena usciti da un telefilm.
Tra loro due c'era stato un qualcosa durante il terzo anno di liceo, non una vera e propria relazione, più che altro era una sorta di attrazione che li aveva portati a spalmarsi l'uno sull'altro ovunque, incuranti del fatto che io fossi presente o meno.
Durante quel periodo erano stati insopportabili, sempre con gli ormoni a mille e io mi sentivo il terzo incomodo in ogni situazione. Dopo qualche mese semplicemente erano tornati normalmente amici come prima, non spiegandomi mai perché avessero messo fine alla loro "storia".
"Ragazzi, perché non ci ordiniamo una pizza invece che rischiare di morire avvelenati per via della torta?" proposi prima che Zayn potesse rispondere a tono alla provocazione di Liam.
"Bell'idea LouLou!" assentì Zayn dandomi una pacca sulla spalla e lanciando uno sguardo a Liam che voleva chiaramente dire "Non-è-finita-qui".
"Ma io volevo la torta! Avevo comperato le mini meringhe da metterci sopra! Mini meringhe azzurre e bianche!" si lagnò Liam facendo gli occhi da cucciolo di cane e facendo tremare il labbro inferiore.
"Liam per favore, un briciolo di contegno!" protestò Zayn guardandolo sconcertato.
"Possiamo ordinare anche tre fette di torta e poi metterci sopra le meringhe" proposi io paziente, con quattro sorelle più piccole ero abituato a quel genere di lamentele ed avevo imparato a gestirle.
"Va bene, pizza sia. Però prima voglio buttare l'uovo-prostituta nel lavandino. Avrà la fine che si merita: non verrà mangiato!" annunciò teatralmente.
"Liam, seriamente mi preoccupi quando fai così" disse Zayn mentre ci lanciavamo uno sguardo divertito.
"Zitto Zayn e apri l'acqua. È arrivata la tua fine uovo!"
Beh, riposa in pace e amen.---
Vorrei precisare che la frase: " Non gliene fotte nulla a nessuno dei poeti" non esprime il mio punto di vista. :)
Perdonate eventuali errori/orrori!
Alla prossima,
N.
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A change would do you good || Larry Stylinson AU
FanfictionUn Harry concentrato solo sul dovere. Un Louis che vive una vita incentrata sull'apparire. Una ricerca scolastica sul piacere che porterà questi due ragazzi a relazionarsi con mondi a loro sconosciuti. --- DAL TESTO: "Perché mi hai baciato, Louis?"...