CALL

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HARRY

"Dove sei stato ieri sera? Ti ho sentito rientrare a mezzanotte" indagò subito Niall, non appena misi un piede in cucina.
"La mia carrozza stava per trasformarsi in zucca, è per quello che non sono rientrato dopo" risposi allegramente, saltellando fino alla credenza per prendere i piatti.
Ero rimasto recluso in camera fino ad ora di pranzo: il sabato mattina era il momento in cui mi dedicavo al ripasso della Costituzione e, nonostante fossi parecchio su di giri per la serata precedente, ero riuscito a concentrarmi e a fare un buon lavoro.
Mi guardò sorpreso, sia per quell'insolita energia che solitamente, appena finite le ore di studio mattutine non mi caratterizzava, sia per quella risposta decisamente stupida che in un momento normale non avrei mai dato. Ma mi sentivo troppo euforico, felice, mentre finalmente potevo rivivere mentalmente i fatti della sera prima.
"Perché hai addosso una sciarpa? Hai freddo? Devo alzare il riscaldamento?" domandò premuroso.
"Ho solo un po' di mal di gola" cinguettai contento, facendo riscaldare l'acqua per la pasta.
Naturalmente la indossavo per nascondere il segno rosso che Louis mi aveva fatto sul collo.
Louis.
Louis, Louis, Louis.
Feci una piccola piroetta per prendere i bicchieri, un'altra per tirare fuori dal frigo l'acqua frizzante e un'ultima per depositare il tutto sul tavolo dove se ne stava seduto il biondo con la bocca totalmente aperta.
"Harry... che cosa stai facendo?" chiese con tono dubbioso e con un'espressione che esprimeva tutta la sua preoccupazione per la mia salute mentale.
"Preparo il pranzo, piccolo Niall" risposi con un occhiolino.
I suoi due occhioni blu si spalancarono.
"P-piccolo?" si alzò velocemente per venirmi difronte e appoggiarmi una mano sulla fronte "No, non hai la febbre" mormorò più a se stesso che a me.
Ridacchiando gettai la pasta nella pentola, mentre lui, ancora perplesso, andava a rispondere al telefono che aveva iniziato a squillare.
Sapevo che il mio strano comportamento non aiutava affatto quella parte del nostro accordo in cui entrambi promettevamo di tenere il nostro rapporto segreto, ma mi sentivo troppo euforico per riuscire a contenermi. Dovevo pur sfogare in qualche modo tutta l'energia che mi sentivo in corpo! Magari dopo pranzo avrei potuto proporre a Niall una di quelle sue corse sfiancanti, sicuramente mi avrebbe aiutato, o almeno lo speravo.
"Harriccio, la chiamata è per te, è zio Archibald."
"Chi?" domandai confuso.
"Zio Archibald" ripetè con un'alzata di spalle.
"Mai sentito prima" commentai avvicinandomi alla cornetta, magari era uno di quei prozii di campagna che mamma non sopportava e ignorava da anni. Sì, effettivamente il nome "Archibald" aveva un qualcosa di campagnolo.
"Pronto?" risposi dubbioso.
"Dio santo, che cazzo ci fa Horan in casa tua? Ho rischiato l'infarto quando ho sentito la sua voce, non sapevo più cosa inventarmi!"
Il mio cuore perse parecchi battiti, prima di fare qualche capriola a braccetto con lo stomaco.
Louis.
Louis, Louis, Louis.
"Hazza, ci sei?" domandò dall'altra parte della cornetta, non sentendo una risposta da parte mia.
"Sì, sì. Ciao zio" salutai cercando di mantenere un certo contegno, in fondo avevo Niall difronte che mi osservava curioso di sapere chi diamine fosse quello zio, non potevo far trapelare troppa emozione.
"Ah, è ancora lì con te il biondo?"
"Sì" confermai, lanciando una rapida occhiata a Niall.
"Fantastico, dovremo parlare in codice" disse con sarcasmo "Ti ho chiamato perché ieri mi sono dimenticato di chiederti il numero di cellulare."
A quelle parole involontariamente mi uscì un "Oh" parecchio stupido. Mi aveva completamente preso alla sprovvista.
"Però con il biondo vicino immagino che tu non me lo possa dare" constatò. Potevo benissimo immaginarmelo incrociare le braccia e alzare gli occhi al cielo in una perfetta espressione da regina del dramma.
"No."
"Hai intenzione di andare avanti a rispondermi a monosillabi?" chiese con tono seccato.
"Sì" pigolai, cercando di fargli capire quanto fossi dispiaciuto.
Non era colpa mia se Niall non se ne tornava in cucina!
"Che palle. Dagli una botta in testa e tramortiscilo atterra, così possiamo parlare normalmente" sibilò.
Cercai di trattenere il sorriso che era sorto spontaneo a quella proposta.
"Senti, Hazza, facciamo così: te lo do io il numero, aspetto un tuo messaggio."
Cosa? No! Non sarei mai stato in grado di fare una cosa del genere. Ma non mi diede nemmeno il tempo di protestare, si mise immediatamente a dettarmi una serie di numeri che scrissi di fretta sul plicco di fogli postati accanto al telefono.
"Ok, aspetto un tuo messaggio. Ciao piccolo koala" e finì la telefonata, con le mie guance che a quel nuovo nomignolo si imporporarono.
Oddio, avevo il suo numero. E dovevo contattarlo per primo. Io. Io, che a parte qualche SMS a Niall o a mia sorella non avevo mai scritto a nessuno, non sapevo nemmeno da dove iniziare.
Riagganciai la cornetta, guardando sconvolto quella serie di numeri, chiedendomi cosa mai dovessi fare. Cercai di non farmi prendere da un attacco di panico e correre in lacrime da Niall, supplicandolo di aiutarmi, di guidarmi.
"Siamo a casa!" la voce di mia madre mi raggiunse dall'entrata.
"Ciao!" salutò Niall, mentre infilavo velocemente il foglietto tanto prezioso nella tasca dei miei pantaloni della tuta.
Mia madre mi passò vicino dandomi un bacio sulla guancia e Bobby mi scompigliò i capelli, prima di entrare in cucina a scolare la pasta ormai più che cotta.
Rimasi ancora qualche istante a fissare imbambolato la cornetta del telefono, ignorando completamente il discorso che si stava svolgendo in cucina. Possibile che non ci fosse scritto da qualche parte come una persona avrebbe dovuto comportarsi in una situazione del genere? Un manuale del primo SMS? Un libro intitolato "Come non sembrare un imbecille mandando un messaggio"?
"Ah, Anne ha telefonato lo zio Archibald. Ha parlato con Harry".
"Chi?" domandò lei, confusa.
Oh, diamine! Corsi a più non posso verso mia madre, maledetto Louis e la sua stupida bugia, ora cosa mi sarei inventato?
"Zio Archibald" ripeté Niall, guardandomi perplesso per via dello scatto bruciante con il quale li avevo raggiunti. Se fossi andato avanti così entro fine giornata mi avrebbe portato in qualche centro di salute mentale.
"Non conosco nessuno zio Archibald, tesoro" gli rispose mia madre sedendosi a tavola.
"Come no, mamma?" domandai con una vocetta acuta e lanciandole un'occhiata eloquente "ne parlavamo l'altra sera in camera mia!"
Chinò la testa da un lato cercando di capire cosa le stessi dicendo con lo sguardo.
"Dai mamma, zio Archibald! Quello con gli occhi azzurri" dissi, ripetendo le parole con le quali, pochi giorni prima, le avevo descritto Louis "Quello con delle belle braccia"
Vidi un lampo di chiarezza accendersi nei suoi occhi "Ah, zio Archibald... certo!"
Mi lasciai sfuggire un sospiro di sollievo, Dio, che fatica!
"Harriccio... guardi le braccia a tuo zio? Che schifo!" commentò Niall con una faccia disgustata, facendo scoppiare fragorosamente a ridere mia madre.




A change would do you good || Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora