NO AIR

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HARRY

"Dove diamine è finito Horan? E Payne?"
Il trambusto che aleggiava in quelli che erano stati allestiti come i camerini della sfilata era spaventoso: persino i fogli con la scaletta del programma erano stati cosparsi con il caffè e chissà quale altra sostanza bagnata e appiccicosa.
Tutti correvano da una parte all'altra uscendo e rientrando a velocità supersonica chiedendo indicazioni, ponendo dubbi esistenziali dell'ultimo minuto, imprecando contro il mondo- in particolare contro la professoressa Carr- nei momenti più disperati.
La domanda che però sentivo con più frequenza era quella che, ora come ora, stava sbraitando Malik a gran voce: "Dove cazzo si è cacciato Horan?"
Ennesima alzata di spalle da parte mia, per qualche strana ragione erano tutti convinti che io fossi a conoscenza di ogni movimento del biondo.
Illusi.
"Non può mancare il modello principale! Andrà tutto malissimo, me lo sento! Sarà un completo fallimento!"
Alle catastrofiche previsioni di Parker si aggiunsero i lamenti di Holmes: "Sarà andato a comprare quei maledetti quattro chili di ciambelle, saremo costretti a mangiare ciambelle a vita. A me nemmeno piacciono le ciambelle."
Esasperato guardai l'orologio: all'inizio della sfilata mancavano poco meno di due ore e nonostante le settimane di preparazione nessuno, a livello mentale, era pronto ad affrontarla.
Quella mattina mi ero alzato con addosso una terribile nausea che non mi aveva ancora abbandonato e che, sospettavo, avrei dovuto tenermi fino a quando non fosse finalmente tutto finito.
Essere al centro dell'attenzione non mi era mai piaciuto, non mi sentivo minimamente all'altezza di ciò che stavo per fare. Come avrei potuto sfilare con sicurezza davanti a tanta gente quando interiormente sapevo di essere affascinante come un lombrico? Non ero nè bello come Niall, nè spigliato come Marc, sarei sembrato un pesce fuor d'acqua, che alla fine, era esattamente come mi sentivo.


"Oh-oh! Guarda guarda che cosa c'è qui!" lo sentii sogghignare ad alta voce dalla mia camera.
"Cosa hai trovato?" gli urlai in risposta dal bagno, dove mi stavo rivestendo dopo una doccia veloce: mamma e gli Horan sarebbero tornati a casa dopo qualche ora e non avevo nessuna intenzione di accoglierli con ancora addosso l'odore di sesso, non mi sarei sentito moralmente apposto con la mia coscienza.
Mi allacciai la zip dei jeans neri che avevo rubato dall'armadio ad ante di Niall e mi infilai velocemente un pullover marrone, per poi raggiungere Louis. Non appena mi vide alzò ciò che teneva in mano, con uno sguardo furbo in volto.
"E io che volevo solo cercare i tuoi schemi su Cime Tempestose" disse con il suo miglior tono sardonico.
Le fotografie scattate durante il nostro primo appuntamento giacevano sparse su tutta la mia scrivania, mentre lui mi mostrava beffardo gli scatti più privati, quelli più intimi. Anche se, per fortuna, il peggiore di tutti se lo era tenuto lui.
Gli lanciai un'occhiata implorante, vederle mi metteva ancora terribilmente in imbarazzo, ma naturalmente la mia supplica non sorbì alcun risultato dal momento che: "Le guardi spesso?" domandò ironico.
Scossi velocemente la testa, le avevo guardate solo una volta la sera dell'appuntamento e poi non avevo esitato un attimo a richiuderle in un cassetto della mia scrivania.
A quella risposta mi sembrò un po' deluso.
"Male" commentò, infatti "Questo significa che non ho portato a termine il mio compito."
Lo guardai confuso, non riuscendo a capire a quale compito si riferisse.
Mi afferrò una mano con gentilezza, fino a condurmi a sedere sul letto sfatto e accomodarmisi vicino. Alzò una fotografia che mi raffigurava sorridente, le fossete sulle guance, gli occhi felici, mentre lo guardavo fare una smorfia buffa in direzione dell'obbiettivo.
"Smettila di vergognarti del tuo aspetto. Guardati: tu sei bello."
E sembrava che ci credesse davvero.


"Horan! Si può sapere dove diavolo sei stato?"
L'urlo disumano di Malik mi risvegliò da quei, ora abbastanza dolorosi, ricordi.
Niall si affacciò sorridente ai camerini, brandendo due borsette nere di plastica con sopra la scritta "Kiko" e, a quella vista, gli sguardi di ammonimento che gli stavamo lanciando si trasformarono in smorfie di terrore e disgusto.
Trucchi. Aveva portato i trucchi.
Marc mi lanciò un'occhiata. preoccupata e cercò di svignarsela dalla porta d'uscita, passando alle spalle di Niall. Purtroppo per lui la sua fuga venne sventata sul nascere: non aveva ancora messo fuori dalla porta nemmeno l'alluce del piede che il biondo lo afferrò per il colletto della maglia, trascinandolo verso uno specchio.
"Dove pensi di andare, Marc?" domandò ridacchiando e spingendolo su uno sgabello, ignorando Malik, Parker e Holmes che se la davano a gambe levate.
Tirò fuori dalle borse una specie di tavolozza piena di cremine di ogni tonalità di rosa e marrone e una serie di pennellini dalle varie forme e dimensioni, che causarono un'altra faccia completamente mortificata da parte del povero Marc.
"Credetemi, quando avrò finito con il trucco sembrerete appena usciti da una rivista. Quando sono stato a Londra qualche giorno fa mi sono fatto spiegare per bene cosa fare, non temete, siete in ottime mani."
Dettò ciò, Niall prese una crema trasparente dalla seconda busta ed iniziò a spalmarla generosamente sul viso di Marc, mentre quest'ultimo si faceva sfuggire, di tanto in tanto, qualche lamento soffocato, giusto per ricordare quanto tutto ciò lo facesse soffrire.
"Horan? Mi volevi?"
Mi congelai all'istante.
Louis.
Entrambi avevamo inconsciamente deciso di passare quegli ultimi momenti di forzata convivenza cercando di stare più lontani possibili: se io ero nei camerini lui si sistemava nella sala della sfilata e il contrario. Non ci eravamo scambiati nemmeno un monosillabo, semplicemente ci evitavamo.
Appena mi vide gli si irriggidirono le spalle e la mascella, mentre io con nonchalance mi giravo dandogli la schiena, non volendolo guardare in faccia.
"Sì Tomlinson, mi serve una mano. Dovresti truccare Harriccio imitando quello che faccio io con Marc."
La stanza si fece subito troppo silenziosa. Tra me, Louis e Marc non sapevo chi avesse la faccia più sconvolta. Come poteva avergli chiesto proprio questo? Ok, non sapeva le circostanze per le quali avevamo litigato, ma comunque gli avevo chiaramente spiegato che non averei mai più voluto rivolgere a Louis neanche una parola. Come non avesse afferrato questo semplice concetto rimaneva un mistero. Anzi, conoscendo Niall aveva, molto probabilmente, deciso che qualsiasi cosa fosse successa avremmo potuto tranquillamente risolverla per la miglior riuscita del nostro lavoro. Lui e la sua assurda convinzione che un ambiente privo di qualsiasi ostilità fosse un ambiente più profiquo.
Per quanto mi riguardava potevo benissimo portare a termine il mio compito senza avere uno splendido rapporto con tutti. Non vedevo l'ora di finire, così poi lo avrei rivisto soltanto durante le lezioni. Un ottimo miglioramento nella mia routine quotidiana.
“Perchè io?” domandò Louis con un tono che si poteva benissimo definire schifato.
Perfetto, ora provava ribrezzo anche solo all'idea di toccarmi.
Questa constatazione mi provocò una piccola fitta al cuore, mentre un dolore misto a rabbia mi montava in corpo: non la pensava così appena tre giorni prima, cosa avessi fatto di male per meritarmi questo ancora non lo avevo capito.
“Perchè qui dentro sei l'unico ad avere un minimo di senso estetico” rispose Niall con ovvietà.
Hei!” esclamò risentito Marc, prima di chiudere velocemente la bocca, non volendo rischiare di ingerire quella sostanza rosastra che Niall stava stendendo, con un pennello, sotto il suo naso.
“Credo che ci sia bisogno di me in sala” rispose Louis, ma fu subito smentito da Payne che, passando davanti alla porta dei camerini, assicurò che in sala avrebbero benissimo potuto cavarsela da soli.
Così, dopo aver lanciato un'occhiata a dir poco assassina al suo amico, si diresse di malavoglia verso di me e io, altrettanto svogliatamente, mi sedetti sullo sgabello, maledicendo mentalmente Niall. Sicuramente lo avrei soffocato nel sonno per vendicarmi.
Chiusi gli occhi, in modo che se proprio ero costretto a dover sentire le sue mani su di me, almeno avrei potuto non vederlo.
Lo sentii seguire le indicazioni di Niall, preparandomi mentalmente all'idea di dover di nuovo entrare in contatto con lui. Peccato che ciò non mi impedì di sussultare nel momento in cui percepii i suoi polpastrelli muoversi sulle mie guance.
“Stai fermo” mi ammonì, sbuffando.
Tra le sue mani che mi toccavano, la sua voce che per la prima volta si rivolgeva a me da quelli che mi erano sembrati secoli, e il suo sbuffo che aveva pemesso alle mie narici di riempirsi del suo fiato -quell'odore di tabacco misto a Louis che solo lui possedeva- il mio cuore aveva comiciato a battere ad un ritmo irregolare.
Mi sentivo soffocare sempre di più, come se la stanza stesse diventando sempre più piccola, come se le sue pareti fossero formate solo dal corpo del ragazzo che avevo di fronte. Lui era diventato la stanza, un ambiente piccolo, angusto, un ambiente pericoloso per il mio cuore. Dovevo uscire, andarmene.
Aria, avevo bisogno di aria.
Balzai in piedi facendo cadere a terra lo sgabello, avviandomi a grandi passi verso l'uscita. Lui non provò nemmeno a fermarmi.
Percorsi velocemente la sala dove al centro era stata eretta la pedana per la sfilata, passando dietro ad un Parker impegnato a collegare tra loro una ventina di fili elettrici, e finalmente uscii all'aria aperta. Diluviava, ma proprio non me importava nulla. Riempii i polmoni di ossigeno, facendo lunghi respiri, cercando di riprendere il controllo.
Alzai la faccia verso l'altro per permettere all'acqua fresca di raffreddarmi la pelle del viso, che mi pareva scottasse.

A change would do you good || Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora